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Il sinistro sorriso di Thom Yorke

Trionfale concerto a Taormina del gruppo The Smile, formato da metà dei Radiohead e dal batterista jazz Tom Skinner. Un alone di inquietudine attraversa la musica che spazia dal punk al funk, dall’elettronica all’afro. Ed è giallo sul futuro della band madre

Quando Thom Yorke ha presentato The Smile, la sua nuova band, al primo concerto di un anno fa, si è preso un momento per spiegare il loro nome. «Non significa il sorriso… ah ah ah», avvisò con una finta risata che echeggiava sinistra. «Significa semmai “il sorriso del ragazzo che ti mente ogni giorno”». Da allora il leader dei Radiohead non ha aggiunto altra parola sulla sua nuova avventura, anche se fa aprire tutti i concerti, compreso quello di ieri sera a Taormina, dalla poesia The Smile di William Blake che recita così: “C’è un Sorriso d’Amore, / e c’è un Sorriso d’Inganno, / e c’è un Sorriso dei Sorrisi / in cui questi due Sorrisi si incontrano”.

Eppure, quando il componente di una celebre band presenta un nuovo progetto da solo o con un’altra band, la prima domanda che ci si pone è: perché? Le motivazioni possono essere tante. È una opportunità per fare qualcosa di completamente diverso. Oppure è un eccesso di materiale che o non poteva essere inserito nell’album della band di appartenenza o forse non era stato accolto con entusiasmo dagli altri suoi membri. O, ancora, l’occasione, per suonare con nuovi musicisti. Queste spiegazioni valgono per tutte le propaggini dei Radiohead: dalle colonne sonore dei film di Jonny Greenwood alle escursioni nella musica classica moderna di Thom Yorke, sino alla band Atoms for Peace.

The Smile in concerto al Teatro antico di Taormina

The Smile, l’ultima creatura nata in seno ai Radiohead, presenta però più di un enigma. Yorke e Greenwood, il duo principale di autori di canzoni dei Radiohead, insieme con il batterista Tom Skinner del quartetto jazz Sons of Kemet, erano apparsi in un livestream di Glastonbury suonando una canzone, Skrting on the Surface, che era già stata eseguita sia dai Radiohead sia da Atoms for Peace. Per poi riapparire “live” al Magazine London, presentando il progetto The Smile, senza concedere interviste, senza fornire informazioni. 

Singolo dopo singolo, è uscito infine il primo album: A Light for Attracting Attention. All’interno del quale ritroviamo Skrting on the Surface. Che suona esattamente come quella dei Radiohead.  Molti dei suoni distintivi della band di Oxford sono presenti e corretti, sin dallo strano ritmo di sette battute di Pana-vision che sembra evocare un valzer infestato di fantasmi e che apre la scaletta dei concerti.

Un alone di inquietudine attraversa la musica del gruppo The Smile. C’è la voce di Yorke, ancora incontaminata, che geme come un angelo nel limbo e stride come un punk che si è svegliato dalla parte sbagliata del letto. Ci sono sintetizzatori e svolazzi orchestrali obliqui di Greenwood che segnalano la fine dei tempi. C’è il battito afro, funk e jazz di Tom Skinner. In Thin Thing, Skinner stabilisce un ritmo più esplicitamente jazzistico mentre Yorke abbaia in un microfono che storpia la voce su riff maniacali e bassi tremolanti. Echi di A Moon Shaped Pool si ascoltano fra le sonorità folk di Speech Bubbles, canzone in cui la melodia è trasportata più dal basso o dalla chitarra che dalla voce ansiosa di Yorke. We Don’t Know What Tomorrow Brings unisce il fervore punk con un synth demoniaco arpeggiato; The Smoke, che sembra lontana cugina di Hail to the Thie’s 2+2=5 con i richiami all’imminente apocalisse ambientale, suggerisce una svolta spettrale sul funk. E poi la splendida melodia di Open the Floodgates, mentre Free in the Knowledge è una squisita ballata acustica. Due canzoni che, insieme a You Will Never Work in Television Again, sembrano riportare ai tempi di Pablo Honey.

Diversi i brani inediti, fra cui la conclusiva It/Flangers, «scritta cinque ore fa o cinque anni fa», scherza Yorke presentandola. Una esplosione creativa che fa ben sperare per più registrazioni della band e, nello stesso tempo, suggeriscono che i Radiohead sembrano, ora più che mai, essere nel limbo. «Quando ne avremo scritti altri, ne faremo altri», dice, sibillino come sempre, Yorke.

Il finale si apre con The Same, che potrebbe essere la sua canzone più bella dai tempi di Videotape. Yorke offre un appello per la connessione umana. «Siamo tutti uguali, per favore», canta, sottolineando l’ultima parola come un uomo di fronte alla canna di una pistola. The Same inizia con un palpito di sintetizzatore che ricorda vagamente Everything in Its Right Place, l’apertura di Kid A, e che funge da battito cardiaco della canzone. Ma man mano che va avanti, sempre più suoni circondano lentamente quel battito, come tante voci languenti che seminano discordia. I tasti di un pianoforte oscillano su e giù ripetitivamente. I toni modulari iniziano a sciamare per poi sfilacciarsi. L’effetto è disorientante, quasi spaventoso. Anche se siamo uguali, sembra suggerire la canzone, la staticità che attraversiamo ogni giorno è il lavoro straordinario per tenerci separati.

Segue Bending Hectic, altro inedito, e la cascata sonora di Just Eyes and Mouth, che Yorke esegue come un cantante soul degli anni Ottanta sottoposto a una terapia con elettroshock, e la cover di Feeling Pulled Apart by Horses, canzone che Yorke scrisse nel 2009.

Yorke si inchina, Greenwood si guarda intorno grattandosi la testa, Skinner scompare e la folla del Teatro antico applaude estaticamente.

La scaletta di Taormina:

  1. Pana-Vision
  2. Thin Thing
  3. The Opposite
  4. Speech Bubbles
  5. Free in the Knowledge
  6. A Hairdryer
  7. Waving a White Flag
  8. Colours Fly
  9. We Don’t Know What Tomorrow Brings
  10. Skrting on the Surface
  11. Open the Floodgates
  12. Bodies Laughing
  13. The Smoke
  14. You Will Never Work in Television Again

Primo bis:

  1. The Same
  2. Bending Hectic
  3.  Just Eyes and Mouth
  4. Feeling Pulled Apart by Horses

Secondo bis:

It/Flangers (eseguita per la prima volta)

2 Comments

  • nica Luglio 22, 2022

    Questa è musica !

  • Nica Midulla Luglio 22, 2022

    Se avessi avuto dieci anni meno mi sarei piombata al teatro di Taormina

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