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«Lo show di Bruce è un uragano dall’inizio alla fine»

Steven Van Zandt parla del tour mondiale di Springsteen con la E Street band che il 28 aprile sbarca in Europa, per poi essere in Italia a maggio. «È simile a uno spettacolo di Broadway, combina il tema della mortalità con una prova di vitalità». «Il mio carburante? Un piatto di penne all’arrabbiata o cacio e pepe»

Steven Van Zandt, 72 anni, meglio conosciuto come Little Steven (per via della sua statura), ma anche come Miami Steve (perché soffre sempre il freddo), consigliori con la chitarra del comandante Bruce Springsteen nella leggendaria E Street Band, popolare volto televisivo per aver interpretato Silvio Dante nella serie tv I Soprano e poi il mafioso pentito nascosto in Svezia in Lilyhammer, predicatore del vangelo del rock’n’roll dal suo programma radiofonico SiriusXM Little Steven’s Underground Garage. Per l’ennesima volta si è rituffato nell’epico tour mondiale della E Street con il Boss del rock che il 28 aprile sbarca in Europa, a Barcellona, per fare scalo a maggio in Italia con tappe al Parco Urbano Giorgio Bassani di Ferrara (giovedì 18 maggio), al Circo Massimo di Roma (domenica 21 maggio) e al Prato della Gerascia, all’interno dell’Autodromo Nazionale di Monza (martedì 25 luglio).

A sinistra, Steven Van Zandt e Bruce Springsteen. A destra in alto, Van Zandt boss pentito in Svezia in nella serie tv “Lilyhammer”, sotto è Silvio Dante nei “Sopranos”

«È difficile credere che lo stiamo facendo ancora, perché all’inizio nessuno lo voleva», commenta Van Zandt. «Questo tour è davvero interessante e diverso da quelli che abbiamo fatto negli ultimi quarant’anni. Piuttosto che un set diverso ogni sera con le richieste del pubblico, questo è più simile a uno spettacolo di Broadway. È come i concerti che faccio con la mia band dei Disciples of Soul. Ogni canzone ha uno scopo: combina il tema della mortalità con una prova di vitalità. Questo spettacolo è un uragano dall’inizio alla fine».

Quale canzone di Bruce Springsteen preferisce eseguire?

«Molti dei miei pezzi preferiti non li suoniamo. Restless NightsLoose EndsThe Little Things (My Baby Does)Gotta Get That Feeling. Bruce scriveva come un pazzo alla fine degli anni Settanta e Ottanta, e la maggior parte è ora disponibile, per fortuna, ma all’epoca erano tutti outtakes. Adoro lo spettacolo che stiamo facendo. Il ragazzo non ha scritto una canzone che non mi piaccia».

Per affrontare questi spettacoli epici c’è bisogno di molto carburante. Le sue radici familiari sono calabresi, ha un piatto preferito?

«Beh, non c’è niente di meglio di un po’ di penne all’arrabbiata, è sempre un must. O il piatto cacio e pepe, che non è una salsa rossa. Ma funziona tutto per me, ci sono cresciuto. Ho trascorso molto tempo in tournée in Italia negli anni Ottanta, ed è stata una grande sorpresa per me. In America ho cercato di crescere mangiando cibo italiano per tutta la vita, poi ho scoperto il sapore del vero cibo italiano. Ed è stata una illuminazione».

Steven Van Zandt, 72 anni, meglio conosciuto come Little Steven, ma anche come Miami Steve 

Riesce a mantenersi vivo il rock della vecchia scuola, ma in futuro quali speranze ha il rock di sopravvivere?

«Resterà finché non inventeranno nuovi strumenti. Certo, forse negli anni Novanta, dopo la morte di Kurt Cobain, si poteva dire che il rock fosse morto. Siamo tornati a un’era pop. Ufficialmente il rock è morto in termini di affari e vendite di dischi. Tuttavia, è ancora la cosa più importante dal vivo. Potremmo non vendere numeri da record, ma molti di noi stanno ancora facendo dischi di alta qualità, da Bruce Springsteen a Bob Dylan. E ho sentito che il nuovo disco dei Rolling Stones è abbastanza buono. Forse il rock’n’roll appartiene a un culto underground, e i trent’anni in cui è stato commerciale sono stati un colpo di fortuna. Ma è un culto piuttosto grande».

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