Storia

Little Simz, l’astro nascente annulla tour per alti costi

La rapper e attrice inglese ha vinto il Mercury Prize per il miglior album. In aprile ha cancellato il giro di concerti programmato negli Stati Uniti adducendo l’insostenibilità finanziaria. Per gli stessi motivi, altre band sono costrette ad abbandonare l’idea di suonare “live”: «Si va in perdita». Anche i Coldplay avevano maturato l’idea di fermare la loro macchina organizzativa 

Il Mercury Prize, il premio musicale al miglior album britannico o irlandese conferito annualmente dalla British Phonographic Industry dal 1992, quando nacque come alternativa ai Brit Awards, è andato a Little Simz per il suo quarto album Sometimes I Might Be Introvert. La rapper e attrice ventottenne del nord di Londra era l’unica candidata per la seconda volta in un campo di artisti ancora in attesa del loro primo Mercury: era stata infatti nominata nel 2019 per il suo terzo album, Grey Area.

«Oh. Sono molto, molto sopraffatta dalle emozioni, sono molto grata», ha detto Little Simz accettando il premio all’Eventim Apollo di Londra martedì sera, secondo quanto riporta il quotidiano The Guardian. «Gloria a Dio, alla mia famiglia, ai miei cari. Voglio dire un enorme grazie al Mercury per questo incredibile, incredibile premio. Voglio ringraziare mio fratello e il mio stretto collaboratore che mi conosce da quando ero così giovane. È sempre rimasto con me, abbiamo creato questo album insieme. C’erano volte in studio in cui non sapevo se avrei finito questo disco, stavo attraversando tutte le emozioni… lui mi è rimasto vicino».

Little Simz, all’anagrafe Simbiatu Ajikawo

Little Simz, all’anagrafe Simbiatu Ajikawo, è considerata una delle rapper più forti del momento, e non solo nella sua Inghilterra: lo dimostrano i grandi attestati di stima dei colleghi (dai Gorillaz a Drake, con cui ha collaborato) e i sold out in tutta Europa (Italia compresa: ha suonato a Milano nell’ottobre 2019). «L’album che abbiamo scelto tratta temi sia personali sia politici; la musica è tanto sofisticata quanto varia. Questo è un album davvero eccezionale», ha commentato DJ Jamz Supernova consegnando il premio a Simz.

Il Mercury Prize è il secondo premio importante conquistato da Simz quest’anno dopo aver vinto come miglior nuovo artista ai Brit Awards a febbraio. Ma, nonostante tutte le soddisfazioni che si è tolta finora, il suo rapporto con la fama resta piuttosto complicato. Nella prima traccia dell’album, l’epica Introvert, dice di essere «close to success, but to happiness, I’m the furthest» (vicina al successo, ma dalla felicità sono la più lontana). «Per molto tempo ho avuto quest’idea di come sarebbe stato una volta che avessi avuto successo, e quando ho ottenuto un po’ di fama sono stata incredibilmente grata di avercela fatta, perché era tantissimo che ci lavoravo su», riflette. «Allo stesso tempo, però, mi sono chiesta: perché a me? È il tipo di esperienza che ti suscita delle domande importanti e sincere». Non pensa a se stessa come a una celebrità. «Non mi ci sento» dice semplicemente. «L’aspetto più difficile della vita che faccio ora è perdere per strada persone e avvenimenti importanti, perché sono sempre in viaggio o sommersa dagli impegni di lavoro».

Seguendo questa filosofia, lo scorso aprile, Simz ha cancellato il tour programmato negli Stati Uniti adducendo l’insostenibilità finanziaria. «Essendo un’artista indipendente, pago di tasca mia tutto ciò che comprende le mie esibizioni dal vivo e un tour negli Stati Uniti per un mese mi lascerebbe in un enorme deficit», ha detto all’epoca. «Per quanto questo mi addolori, non sono in grado di sottopormi a questo stress mentale».

Con le stesse motivazioni, una scelta identica l’hanno fatta gli Animal Collective, un gruppo statunitense che fa rock sperimentale molto popolare tra gli amanti del genere. Avrebbero dovuto passare il mese di novembre a suonare in diverse città d’Europa. Il 10 ottobre, però, hanno annunciato che l’intero tour europeo è cancellato. In un post su Instagram, la band ha spiegato che, nonostante ami tantissimo suonare dal vivo, al momento andare in tour non è economicamente sostenibile. «Dalla svalutazione della moneta all’aumento dei costi di spedizioni e trasporto e molto altro», hanno scritto, «semplicemente non siamo riusciti a creare un budget per questo tour che non ci facesse perdere soldi, anche nel caso in cui tutto fosse andato per il meglio».

Negli ultimi mesi, artisti di fama internazionale come Shawn Mendes, Disclosure e Arlo Parks hanno deciso a loro volta di cancellare i propri tour, interamente o in parte, mentre altri, come gli Strokes o le Wet Leg, hanno dovuto cancellare singole date. Le ragioni date dagli artisti sono molteplici, ma ci sono alcuni temi ricorrenti: il rischio costante dovuto al Covid, l’aumento proibitivo dei costi, e il peso psicologico che accompagna il fatto di dover stare lontani da casa per settimane o mesi, senza essere sicuri che ci sarà un profitto economico.

Perfino i Coldplay avevano pensato di fermare la grande macchina organizzativa che lavora alle loro spalle e cancellare il tour mondiale che fino ad oggi ha incassato già la bellezza di 179,7 milioni di dollari. A rivelarlo è stato il leader della band, Chris Martin, in un’intervista a ColdplayXtra, portale tutto dedicato alla band di Fix you. Spiegando le ragioni che avevano spinto lui e gli altri componenti del gruppo a fare un passo indietro e a cancellare gli impegni programmati, il cantautore ha detto: «Era la prima volta in cui ad un certo punto ci siamo resi conto di non poter fare un tour a causa di problemi economici. Stava diventando finanziariamente stressante, un’esperienza che non avevamo mai vissuto prima. Non abbiamo mai avuto una grande crisi finanziaria. Abbiamo avuto fortunatamente un aiuto e siamo riusciti a salvare la situazione apportando modifiche qua e là. Questo tour consisteva nel provare cose nuove. Alcune funzionano, altre no. Siamo fortunati ad essere sopravvissuti e a poter sostenere le perdite».

Una delle soluzioni che alcuni artisti molto popolari cominciano a non disdegnare è quella delle “residency”, sull’esempio di Celine Dion, Elton John e Sting a Las Vegas o di Bruce Springsteen nei suoi spettacoli teatrali a Broadway. Harry Styles e gli LCD Soundsystem stanno imboccando questa strada e, molto probabilmente, anche gli U2: quasi ogni giorno suoneranno nello stesso posto per diverse settimane di fila, invece di muoversi di città in città. Una opzione non percorribile da musicisti meno noti. 

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *