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Le radici soul del sogno americano di Bruce Springsteen

La musica afroamericana ha influenzato le scelte d’arte e di vita del ragazzo del New Jersey. La E Street Band è stata costruita sul modello di gruppi funky-jazz, il sogno della terra promessa è nato con le canzoni dei Drifters e di Smokey Robinson ed i concerti hanno la teatralità tipica di performer come James Brown. Con l’album “Only the Strong Survive”, il Boss paga il suo debito con la black music

L’imminente pubblicazione dell’album Only the Strong Survive, prevista per il prossimo 11 novembre, completa e definisce l’immagine e il ruolo di Bruce Springsteen nella storia del rock. E chiude, soprattutto, l’excursus dell’immenso American Songbook, dal quale l’artista del New Jersey ha attinto a piene mani. Dopo aver seguito le strade desolate e polverose di Woody Guthrie e Bob Dylan, di Faulkner e Steinbeck, facendole incrociare con le backstreet che esplodevano in rock’n’roll band, torna alle origini. Che sono, fondamentalmente, soul.

Bruce Springsteen è cresciuto a Freehold, nel New Jersey, in una famiglia senza interessi culturali e in una città industriale che sembrava presagire un futuro senza gioia, fatto di lavoro duro e ripetitivo. Il rock’n’roll era la forma d’arte che trasmetteva messaggi di speranza, ribellione, libertà, sesso e divertimento. «Il rock è arrivato a casa mia dove sembrava non esserci via d’uscita. Niente che mi piacesse fare, niente che volevo fare, tranne suonare e andare a dormire», ha raccontato al suo biografo Dave Marsh. A metà degli anni Sessanta, Springsteen non aspirava né alla fama né all’arte quando il rock si intrufolò, aprendogli un intero mondo di possibilità.

Bruce Springsteen, 73 anni

All’inizio degli anni Settanta, iniziò a immergersi nel «mestiere e nel potere» del rock’n’roll – o «rock’n’soul», come lo definisce Marsh – tanto attraverso canzoni di Chuck Berry, Roy Orbison e Phil Spector, quanto con quelle di Dylan, Smokey Robinson, The Who e Beach Boys. «Springsteen ha studiato l’arte delle canzoni pop mentre i giovani romanzieri studiavano le tecniche di Faulkner o di Toni Morrison, e le sue prime composizioni scivolavano facilmente in groove basati su pattern ritmici soul». 

«Springsteen non distingueva in termini di razza o cultura (musicalmente) tra gli Animals o i Rolling Stones, da un lato, o soul hit di Sam Cooke, Martha e Vandellas e il resto della Motown dall’altro, ed ha assorbito con forza apparentemente uguale le musiche di Sam and Dave, Eddie Floyd e altri artisti Stax, così come le versioni bianche del rhythm and blues di Mitch Ryder e dei Rascals», continua Marsh. «Per Springsteen, rock’n’roll è un termine inclusivo. È diventato sinonimo di una musica della fine degli anni Cinquanta e di un genere suonato da artisti bianchi. Eppure, negli anni Sessanta e Settanta c’era poca separazione per gli ascoltatori e quasi tutto il pubblico giovane era ugualmente aperto al rock come al soul, all’R&B e ai generi Motown, che presuppongono artisti neri, cantanti formati dal gospel, un groove ritmico più fluido e flessibile e contenuti di carattere».

Durante il concerto tenuto il 7 maggio 1981 a Stoccolma, il Boss presentò la sua composizione Independence Day con un lungo aneddoto, indicando la musica afroamericana come l’evento scatenante che gli ha permesso di rifiutare il conservatorismo operaio di suo padre. «Negli anni Sessanta sembrava che nelle canzoni dei Drifters e di Smokey Robinson ci fosse una promessa, ed era solo la speranza di un diritto a una vita dignitosa… Che non dovevi vivere e morire come faceva il mio vecchio, lavorando in una fabbrica finché non riusciva più a sentire quello che stavi dicendo». Nonostante i suoi debiti più palesi con Elvis e Dylan, Springsteen confessava di aver percepito la prospettiva in una terra promessa nelle voci afroamericane durante l’era soul. 

All’inizio degli anni Settanta, Springsteen visse nella decadente località turistica di Asbury Park, dove ricorda che «il blues, l’R&B e il soul erano ancora molto influenti e ascoltati spesso lungo la Jersey Shore». Il brano The E Street Shuffle che apre il secondo suo album, The Wild, the Innocent & the E Street Shuffle (1973), è un soul-funk con un riff preso da una hit r&b di Curtis Mayfield intitolata Monkey Time (1963), mentre nel tempo libero il ragazzo del New Jersey scriveva e produceva canzoni soul per l’altra band r&b bianca di Asbury Park, Southside Johnny and the Asbury Jukes. 

La E Street, compagna di infaticabili maratone sonore sul palcoscenico e di straordinarie scorribande musicali, suona e si muove come un’orchestra R&B. Quando nacque, nel 1974, sembrava costruita più sul modello di una band soul-funk come War o Sly and The Family che su quello delle rock band. Aveva due componenti afroamericani: il pianista jazz David Sancious ed il sassofonista Clarence Clemons, mentre il batterista era mezzo ispanico Vini “Mad Dog” Lopez. (inizialmente sostituito da un batterista jazz afroamericano, Ernest “Boom” Carter, prima che l’attuale batterista di lunga milizia Max Weinberg entrasse in pianta stabile nella E Street a metà del 1975). Bruce ha sempre valorizzato il ruolo di Clarence “Big Man” Clemons, che ha voluto in copertina su Born to run con lui che si appoggia con gioia alle spalle larghe del sassofonista. Molte composizioni culminano con assoli di sax pieni di sentimento (JunglelandProve It All nightIndependence Day, ad esempio). Clemons era al centro del suono della band e la E Street rimase una big band con aspirazioni jazz e funk.

Il debito di Springsteen con la musica afroamericana (e il soul in particolare) è un segreto di Pulcinella, secondo un giornalista del New Jersey che lo ha seguito per un anno, Springsteen «ama James Brown» e «ha in testa la voce di Smokey Robinson quando scrive canzoni». Il suo stile performativo teatrale, l’intensità fisica, la spettacolarità ad alta energia, i monologhi auto-riflessivi e l’uso del botta e risposta, sono tutti elementi dei performer afroamericani. A differenza di Joe Cocker, Eric Burdon, Dusty Springfield o persino Van Morrison, Springsteen non si è mai appropriato dello stile vocale del soul, né ha imitato i passi di danza afroamericani sul palco, come ha fatto Mick Jagger. Piuttosto, si è appropriato della teatralità derivata dal gospel e della sua filosofia musicale di comunità. Che emerge più dalla secolarizzazione del gospel piuttosto che dalla visione socialdemocratica di Woody Guthrie. Il sogno americano raccontato da Springsteen, il sogno di una democrazia ringiovanita rivendicata combattendo per la giustizia sociale, piuttosto che dalle canzoni di protesta dei folksinger, è derivato dalla musica soul. 

Uno dei momenti più toccanti della tournée del 2012, quella di Wrecking Ball, è la straordinaria versione di Rocky ground, introdotta dalla fantastica voce della corista Cindy Mizelle, in cui vanno a confluire sacro e profano, e rap e hip hop declinano verso un finale gospel. Con Bruce che canta: “Abbiamo viaggiato su un terreno roccioso, un terreno roccioso. C’è un nuovo giorno che sta arrivando. Un nuovo giorno sta arrivando».

Con Only the Strong Survive, il Boss paga il suo debito alla black music. «Volevo fare un album in cui cantare e basta. E quale musica migliore, per fare tutto questo, se non il repertorio americano degli anni Sessanta e Settanta?», ha commentato. Ma in scaletta non ci sono Guthrie, Dylan, Presley. Bensì, Levi Stubbs, David Ruffin, Jimmy Ruffin, the Iceman Jerry Butler, Diana Ross, Dobie Gray, Scott Walker, Ben E. King, Aretha Franklyn e molti altri. «Ho provato a rendere giustizia a tutti loro e a tutti gli spettacolari autori di questa musica gloriosa», ha sottolineato Bruce. «Il mio obiettivo è permettere al pubblico moderno di fare esperienza della bellezza e gioia di queste canzoni, così come ho fatto io fin dalla prima volta che le ho sentite. Spero che amiate ascoltarle tanto quanto ho amato io realizzarle».

Only the Strong Survive è la prima raccolta di cover del musicista da We Shall Overcome: The Seeger Sessions dell’aprile 2006. Il fatto che sulla copertina ci sia scritto “Covers vol.1” potrebbe indicare che l’artista del New Jersey voglia dare un seguito, sulla scia dell’operazione che ha portato Bob Dylan a incidere Triplicate rileggendo alcune pagine del Great American Songbook.

Bruce Springsteen tornerà a esibirsi in Italia la prossima estate. Il tour europeo del rocker del New Jersey partirà il 28 aprile 2023 da Barcellona e si concluderà al Prato della Gerascia, all’interno dell’Autodromo Nazionale, a Monza il 25 luglio. Oltre a Monza, Springsteen si esibirà giovedì 18 maggio 2023 al Parco Urbano Giorgio Bassani di Ferrara e domenica 21 maggio 2023 al Circo Massimo di Roma.

Questa, infine, le tracce contenute nell’album Only the Strong Survive

1. Only The Strong Survive – Jerry Butler

2. Soul Days – Dobie Gray

3. Night Shift – The Commodores

4. Do I Love You – Frank Wilson

5. The Sun Ain’t Gonna Shine Anymore – The Walker Brothers

6. Turn Back The Hands of Time – Tyrone Davis

7. When She Was My Girl – The Four Tops

8. Western Union Man – Jerry Butler

9. I Wish It Would Rain – The Temptations

10. Don’t Play That Song – Aretha Franklin

11. Any Other Way – Jackie Shane

12. I Forgot To Be Your Lover – William Bell

13. Rooms of Gloom – The Four Tops

14. What Becomes of the Brokenhearted – Jimmy Ruffin

15. Someday We’ll Be Together – Diana Ross and The Supremes

1 Comment

  • Simona Manieri Novembre 3, 2022

    Sono contenta che il Boss riprenda i suoi concerti

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