Interviste

Le mutazioni di Lello Analfino

Al via giovedì 6 aprile dai Candelai di Palermo il tour dell’ex frontman dei Tinturia per promuovere l’album solista “Punto e a capo”, prima pagina di un nuovo capitolo di vita e di arte. «È stato come ripartire dagli inizi», commenta. «Ho riscoperto vecchie passioni e incontrato nuove paure». Dalla collaborazione con lo scrittore Pietrangelo Buttafuoco è nato il nuovo singolo “Baci definitivi” e lo spettacolo teatrale “Il lupo e la luna”

Il prossimo 15 aprile Lello Analfino sarà al Teatro Eschilo di Gela ospite, insieme con studiosi e professori, di un evento Tedx, organizzato da una società privata non-profit statunitense Sapling Foundation. «Sono discorsi motivazionali e il tema è la mutazione, io sono stato chiamato come rappresentante del mondo artistico». 

E chi meglio dell’ex frontman dei Tinturia? Alla boa dei cinquant’anni, Lello Analfino ha deciso di cambiare pelle, separandosi da Nuccio La Ferlita, “gigante” dell’organizzazione di concerti in Sicilia, e intraprendendo la carriera da solista, virando verso l’elettronica. «È bello reinventarsi, affrontare nuove paure, cercare soluzioni», commenta l’artista. «La mia è stata una svolta musicale, umana e artistica. Ho deciso di gestirmi da solo, con il contributo di mia moglie, creando una etichetta discografica, la MCN dischi, e uno studio di registrazione».

Punto e a capo è la prima pagina del nuovo capitolo di vita e di arte del coraggioso folletto agrigentino. Paradossalmente ha lo stesso nome dell’agenzia di Nuccio La Ferlita, «con il quale siamo rimasti in buoni rapporti». Punto e a capo per indicare la fine di un percorso di vita e di arte e l’inizio di uno nuovo con altri compagni di viaggio, con altre idee, altri stimoli. 

«È stato come ripartire dagli inizi», racconta Analfino. «Quando avevo 10/11 anni e sognavo di fare l’artista, di mettere su il mio gruppo, attaccato al piccolo schermo per vedere Deejay Television, innamorandomi del pop elettronico dei Depeche Mode, New Order, Tears for Fears. Una passione per i synth che ho messo da parte per scrivere canzoni di protesta e ironiche, perché quando ho cominciato era il tempo delle posse ed ho dovuto soffocare la mia vena pop anni Ottanta. Che ora riemerge, anche perché è il momento giusto, si assiste a un ritorno di queste sonorità».

Non è stata una scelta dettata dalla necessità di tagliare il cordone ombelicale con i Tinturia?

«Da un certo periodo io non mi sentivo più coinvolto nei Tinturia. Non come band, ma come progetto. Ci eravamo fermati al 2014, quando pubblicammo Precario. Quando ho fatto ascoltare i brani del nuovo disco ai miei compagni di band sono stati loro stessi a dirmi: “Questi non sono i Tinturia, questo sei tu. Esci con un disco tuo”. Già in Nati stanchi c’è parecchia elettronica, un accenno a cambiare mood. Io, tra l’altro, finora avevo lavorato senza avere un produttore artistico che mi potesse consigliare, indirizzare. In Punto e a capo ne ho diversi. Uno è Christian Nucci Rigano, che è il tastierista di Jovanotti, con il quale ho registrato cinque brani. Poi Franco Prestigiacomo, che è un collaboratore della mia etichetta, Peppe Milìa in due pezzi e Salvo Dub, il deus ex machina dei Babil on Suite, in Regina del mondo ed Eroi diversi».

L’influenza di Jovanotti in alcuni brani si avverte, ma c’è sempre la tua impronta nelle melodie e nei testi che anche quando parlano d’amore hanno una forza poetica. E poi le frecciatine avvelenate del monellaccio non mancano.

«Purtroppo, in pochi oggi notano questi dettagli. Il web e la velocità dell’informazione ci hanno tolto il respiro. Proprio l’altro giorno con Mario Venuti parlavamo di quando si compravano i dischi. A volte li ordinavi e quando ti arrivavano e ti deludevano, li ascoltavi finché ti dovevano piacere per forza. Oggi dopo un secondo si passa a un nuovo brano, non c’è nemmeno il tempo di affezionarti che passi ad altro. Una frenesia che talvolta prende anche noi artisti. E poi c’è la manìa dei follower. Se non hai follower non ti invitano in tv, perché non rappresenti un momento per capitalizzare attraverso i “like”».

Il nuovo singolo Baci definitivi, cantato con Mario Venuti, è ispirato da un libro di Pietrangelo Buttafuoco. Dello stesso scrittore è Il lupo e la luna, lo spettacolo teatrale che ti vede protagonista sul palco al fianco di Salvo Piparo. È un allineamento al nuovo clima politico del Paese?

Lello Analfino e Salvo Piparo in “Il lupo e la luna”

«Assolutamente no! Non mi sono spostato a destra. Alle ultime elezioni avevo votato per i Cinquestelle, che adesso non mi piacciono più. Non voterò mai a destra. Che è l’espressione di un presidente del Senato che spara cazzate. Però se a 18 anni sei un coglione se sei comunista, a 50 sei un doppio coglione se continui a esserlo. I comunisti sono peggiori di quelli di destra. Anche loro sparano cazzate. I migranti in mare, la tragedia di Cutrò, sono fatti che mi bruciano. Bisogna trovare i colpevoli e il governo qualche colpa ce l’ha. Buttafuoco è fascista per tradizione, ma è uno scrittore che scrive benissimo, che ti affascina con la parola, che ti fa riflettere. Lui, tra l’altro, è musulmano ed è un arabista, tant’è che in questi giorni sta rispettando il Ramadan. Lo spettacolo Il lupo e la luna è la storia scritta da un musulmano che ha per protagonista una donna, la madre di un messinese che diventa pirata e fa tutto quello che gli dice la mamma. La politica c’entra ben poco. Ci unisce la passione e la voglia di ben fare. Buttafuoco mi ha dato l’opportunità di fare teatro e recitare un libro che ho letto e mi è piaciuto. Abbiamo tanti progetti in cantiere. Vorremmo creare una compagnia teatrale: io, lui e Salvo Piparo».

E il rapporto con Ficarra e Picone per i quali hai scritto diverse colonne sonore?

«Dopo L’ora legale del 2017 non ci sono state altre occasioni. La collaborazione comunque continua. Ho composto le musiche per il film Vite da sprecare di Giovanni Calvaruso che è prodotto dalla società di Ficarra e Picone e uscirà il prossimo 13 aprile».

Giovedì 6 aprile ai Candelai comincia il Punto e a capo tour, che poi sarà il 12 aprile a Roma, il 15 a Gela e il 21 a Londra. Insomma, Lello Analfino si rituffa nell’arena. Che spettacolo sarà e chi avrai al fianco?

«Intanto mia moglie che sta svolgendo l’opera di riavvolgere i rapporti con l’esterno per mettere su la tournée. Anche questo fa parte delle mutazioni. Sul palco avrò ancora i Tinturia, Angelo Spataro alla batteria, Domenico Cacciatore al basso, Peppe Milìa alle chitarre. Perché il progetto Tinturia si è soltanto fermato, ma sopravvive. Abbiamo riarrangiato in versione elettronica molti pezzi del repertorio con la band. Avremo più strumenti e macchine sul palco, ma non mancherà l’acustico».

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *