Zoom

Le canzoni di Sanremo 2024: tutti a cassa dritta

– I pre-ascolti dei 30 brani in gara: ben più dei tre quarti dei brani è up tempo e cassa dritta, tutti a caccia del tormentino che piace tanto alle radio. Le pagelle
– Si distingue per originalità Angelina Mango. Sopra la media Loredana Berté, Fiorella Mannoia, Diodato e Negramaro. Testi banali, eccezion fatta per Ghali e Dargen D’Amico, nessun capolavoro, molta noia
– Intanto la maratona festivaliera si allunga con altri ospiti: Eros Ramazzotti, Gigliola Cinquetti, Russell Crowe

È il Festival dei tiktoker, degli influencer, dei follower, dei “like”. L’immagine prevale sul talento, con una boccaccia, con una canzoncina, con un nude look, si possono toccare le stelle. Magari per poi precipitare come una meteora finito l’effetto.

È il Festival della Generazione Z, la musica circoscritta a tre generi principali: trap, rap e urban. Gli altri generi sono stati uccisi o, nel migliore dei casi, relegati in una nicchia. Il cantautorato mono autorale artigianale e centellinato è stato trasformato in una produzione industriale, a cadenza settimanale e prodotta se va bene a sei mani. Pur di scrivere ci si avvita a ripetere le stesse cose, gli stessi concetti e gli stessi temi.

Ben più dei tre quarti dei brani è up tempo e cassa dritta, tutti a caccia del tormentino che piace tanto alle radio (e ad Amadeus). Perfino gli artisti degli anni Settanta costretti a travestirsi di un abito urban o rap che non gli appartiene, con producer, manager e autori lontani dal proprio mondo per paura di perdere posizioni, senza rendersi invece conto di perdere identità.

Tutto è artificio, mediocrità, piattezza, noia. Tanto ci sono le abbaglianti luci della televisione che fanno brillare brani insulsi e banali e, ogni edizione, c’è l’imbarazzo della scelta, come abbiamo avuto una anticipazione ieri con i pre-ascolti riservati alla stampa dei trenta brani in gara. Prime impressioni, suscettibili di variazioni con gli ascolti successivi, quando i brani saranno eseguiti dal vivo sul palcoscenico.

Sanremo dà i superpoteri come ha potuto appurare Mr. Rain l’anno scorso e quest’anno torna per mantenerli con Due altalene: stavolta parla di una perdita, di un lutto, di un genitore che perde un figlio, ma la musica non cambia. Una volta al Festival si vinceva e non si tornava più. Oggi, invece, è diventato un luogo di pellegrinaggio anche per chi ha scritto il proprio nome sull’albo d’oro. Come Mahmood, due volte trionfatore: quest’anno torna in corsa da solo con Tuta Gold, brano nel suo stile: falsetto, autotune, ritmo alterno a tratti tribale. Oppure Il Volo, il cui Capolavoro non è tale, tutt’altro: uguali a stessi, sempre alla ricerca dell’acuto strappa-applausi. O ancora Emma che ritorna con un divertente ritornello deja-vu intitolato Apnea, e Diodato che pesca anche lui fra i ricordi di musica, sfruttando bene l’effetto orchestrale nella sua ballata Ti muovi.

Se si esce fuori dal giro festivaliero, si rischia di scomparire. Lo sa bene Sangiovanni, del quale si erano perse le tracce dopo la sua partecipazione incolore due anni fa. Spera di risalire sul treno con Finiscimi, che noi speriamo che accada davvero. «Solo una stupida canzone», ammette Irama in Tu no spremendo le tonsille pensando a Lewis Capaldi. Mentre Dargen D’Amico, giudice in fuga da XFactor, canta il sequel di Dove si balla con Onda alta con riferimenti ai migranti (“siamo più dei salvagenti sulla barca”), alla guerra dei bambini, al governo in carica (“Abbiamo cambiato leader ma la madre e le altre donne non hanno niente da ridere”). Funky, Moroder style con violini, qualche eco di Daniele Silvestri nell’italodisco dei The Kolors con Un ragazzo e una ragazza.

Sanremo trasforma brutti anatroccoli in bianchi cigni, Cenerentole in principesse, rospi in principi azzurro, carneadi in star. Annalisa più alza la gonna e più “like” riceve, spera di sfruttare l’onda con un altro tormentino, Sinceramente, che segue la scia di Mon Amour. Cavalca la sua crociata antibodyshaming, antibullismo, antidepressione Big Mama al ritmo di urban rap in La rabbia non ti basta. Mentre resta una incognita la presenza di Maninni fra i “big” con Spettacolare, ballata infantile.

Sanremo come ultima spiaggia, per rivivere i fasti del passato, per dare un colpo di coda a una carriera in declino. Come quello di Loredana Berté in Pazza, manifesto rock di una «ragazza che per poco si incazza… Io sono pazza di me perché mi sono odiata abbastanza… col cuore che ho spremuto come un dentrificio e nella testa un fuoco d’artificio». Nel mediocre contesto, può risultare un capolavoro. 

Nel solco kitch i Ricchi & Poveri che vestono di up tempo il pop sbarazzino di Ma non tutta la vita, nel quale si autocitano attaccando con Che confusione. Più tradizionalisti Renga & Nek con Pazzo di te, mentre Fiorella Mannoia si tuffa fra i ritmi latini di Mariposa tra «stupore e meraviglia, negazione e orgasmo» e «libera, orgogliosa canto», facendo riferimento nel testo a “Una nessuna centomila”, l’evento di cui è portavoce contro la violenza di genere.

E poi ci sono i novizi. Noiosa Fino a qui di Alessandra Amoroso, piena di citazioni (perfino Sally di Vasco Rossi). È un country-pop, con tanto di “uh” e fischietto, Vai! di Alfa, mentre è infantile Governo punk dei Bnkr44 che tirano in ballo Sex Pistols, Blur, Queen e Lucio Dalla: più che punk, sembra un governo ladro.

È un brano studiato per la platea di Mare Fuori il brano con cui Clara debutta tra i “big”: Diamanti grezzi è una love story al ritmo urban. Mira al tormentone anche Fred De Palma con Il cielo non ci vuole: noioso. Fagocitato dal mood anodino sanremese Gazzelle, la cui Tutto qui suona come una canzone di Tommaso Paradiso.

Al suo esordio è indicato come favorito Geolier con I p’me, tu p’te: il genere è urban, la lingua ardita («Nuij simm ddoje stell ca stann precipitann»). Ghali graffia con il testo di Casa mia – “ma come fate a dire che è normale / per tracciare un confine con linee immaginarie / bombardare un ospedale. / Per un pezzo di terra o di pane / non c’è mai pace” – convince meno con il groove. È invece usa e getta il trap Fragili di Il Tre.

«Questa è la storia di un’altra vita sprecata / di un figlio appena scappato di casa/ Lui è cresciuto in fretta dopo una vita bruciata/ con sua madre che urlava, suo padre che lo picchiava», cantano gli pseudo-punk La Sad in Autodistruttivo: ma è una ennesima occasione sprecata da Amadeus nel selezionare brani decenti. Semplicemente trash, munnizza. 

Insegue un sound internazionale Rose Villain, la pupilla di Achille Lauro: inciso accattivante, una incognita dal vivo. Un buon groove e un testo che gioca sui doppi sensi («Mi hai lasciato con l’amore in bocca senza farlo apposta, sono le ultime gocce di pioggia») in L’amore in bocca dei Santi Francesi.

Grande attesa per l’astro nascente Angelina Mango. Che non delude, grazie anche a Madame e Dardust che firmano La noia: una fresca e moderna cumbia importata dalla Colombia, interpretata con piglio impertinente. Ed è un debutto tra i “big” anche per i Negramaro, spazzati via alla loro prima esibizione fra i giovani in un Festival di Bonolis. I salentini cercano la rivincita con Ricominciamo tutto, ballatona alla Coldplay che cita Lucio Battisti: «Discese ardite e risalite?… Eravamo una canzone di Battisti anche senza le bionde trecce». Insomma, la fantasia e la creatività sono le grandi assenti.

Difficilmente una di queste canzoni sarà ricordata fra qualche decennio come invece E poidi Giorgia, Terra promessa di Eros Ramazzotti e Non ho l’età di Gigliola Cinquetti che risuoneranno nella settimana festivaliera, da martedì 6 a sabato 10 febbraio, eseguite dagli interpreti originali. Perché, come aveva promesso Amadeus non ci sarebbero stati ospiti per dare spazio alle canzoni. Promesse da marinaio. Ai già annunciati Marco Mengoni, Giovanni Allevi, Roberto Bolle, da ieri si è aggiunto anche Russell Crowe: l’ex gladiatore si presenterà nelle vesti di musicista. «Come i torsoli di Pinocchio, quello che si scartava in passato oggi diventa prelibatezza», è il sarcastico commento di Lucio Presta, ex manager di Amadeus. 

Comunque sia, preparatevi botti di caffè per stare svegli fino a notte fonda se vorrete seguire il Festival minuto per minuto.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *