Storia

Le backstreets di Hurray for the Riff Raff

– La cantautrice all’anagrafe Alynda Segarra pubblica il suo migliore album, “The Past Is Still Alive”, nel quale racconta la sua vita sulle strade secondarie a fare autostop o sulle rotaie sulle orme di Woody Guthrie
– «Questo disco è come una lettera d’amore a tutti quei luoghi e persone che mi hanno adottato in un momento molto vulnerabile della mia vita, e mi hanno protetto e insegnato»

Alynda Segarra, alias Hurray for the Riff Raff, si definisce “non binaria” ed ha trascorso l’adolescenza a fare l’autostop ed a cavalcare le rotaie attraverso gli Stati Uniti, a volte eludendo la polizia. Di origini portoricane, il viaggio di Alynda Segarra è iniziato nel Bronx, in casa dei suoi zii, dove è cresciuta. A 13-14 anni frequentava il Lower East Side «dove, sai, c’erano tutti i tipi più strani. Mi sono sempre sentita come se ci fosse un mondo là fuori per me». Ascoltava musica e scriveva poesia. «Ero davvero ossessionata dai poeti beat, mi sono appassionata ad Allen Ginsberg».

A scuola andava male e si sentiva un peso «per mia zia e mio zio, che stavano facendo del loro meglio per crescermi», racconta. «Volevo capire quale fosse lo scopo della mia vita, e quando ho incontrato un gruppo di giovani viaggiatori, ho sentito una chiamata a unirmi a loro. Ero profondamente affascinata dalle canzoni di Woody Guthrie, ed è diventato facile per me saltare su un treno e partire».

Per due anni ha attraversato il Paese in treno. «Passavo tutto il giorno ad aspettare un treno, forse otto ore. Sceglievo quelli che andavano più lenti per vedere parti del paese che sono davvero piccole e che probabilmente non avrei mai visto. Quella era la mia parte preferita: vedere queste piccole città, vedere l’America attraverso le strade secondarie. Avevo questo desiderio di sentirmi davvero in contatto con questo Paese, di sentire che l’avevo davvero capito».

Alynda è stata anche arrestata nel suo girovagare da hobo sulle orme di Woody Guthrie. «Sono andata in prigione, perché sono stata catturata su un box car insieme a una band di musicisti. Avevamo una battuta: “Siamo troppo carini per essere arrestati!”. “Beh, ragazzi, no, non lo siete!”, è stata la risposta».

Nell’album appena pubblicato, The Past Is Still Alive, Hurray for the Riff Raff è alle prese con il tempo, la memoria, l’amore e la perdita, «l’ho registrato un mese dopo aver perso mio padre». Alynda riflette sugli anni di vagabondaggio che seguirono una volta che l’artista uscì di casa. Segarra ora ha 36 anni, e The Past Is Still Alive distilla le sue esperienze in una raccolta di canzoni che colpiscono dritto al cuore, senza mai cedere ai cliché. È un album arrabbiato, ansioso, amorevole e audacemente vulnerabile, una missiva di un mondo con cui lottiamo per capire. Ed è dolcemente, incredibilmente stupendo, apice della sua carriera discografica.

In Snake Plant racconta i suoi viaggi da clandestina sui binari: “Pipì tra i cespugli mentre aspetto un treno / Sotto il ponte quando inizia a piovere / Non ho mai avuto modo di percorrere il percorso del tramonto / Ma ho bevuto abbastanza”. «Ho attraversato diverse fasi musicali e si sono concentrate nel mio lavoro, e penso che sia stato il lockdown che mi ha fatto guardare indietro a queste comunità che mi hanno accettato e cresciuto e sostenuto e reso quello che sono. Questo disco è come una lettera d’amore a tutti quei luoghi e persone che mi hanno adottato in un momento molto vulnerabile della mia vita, e mi hanno protetto e insegnato».

I primi lavori di Alynda Segarra sono stati fortemente influenzati dalla musica roots, in particolare dal folk blues nello stile della sua città adottiva, New Orleans. In The Navigatorha ripreso la sua eredità portoricana, mentre in Life on Earth ha affrontato le paure ambientali con stili e risultati contrastanti. The Past Is Still Alive ritorna a un paesaggio sonoro più americano. La sottile produzione di Brad Cook sfrutta al massimo le canzoni e la voce soul di Alynda. 

Hawkmoon commemora una amica del passato, la signorina Jonathan, «che è stata la prima donna trans che abbia mai incontrato, quando ero ancora una bambina in fuga di 17 anni. Un incontro che mi ha instillato questa ferocia e questo desiderio di trovare nuove strade per la libertà, la liberazione e il coraggio». Colossus of Roads è una canzone che riesce a trovare un po’ di romanticismo nel bel mezzo della tragedia, della violenza. «È una canzone che ho scritto per persone queer, per comunità esterne, subito dopo la sparatoria del Club Q in Colorado». Le undici tracce includono una toccante registrazione vocale del padre; non ci sono riempitivi, ma la gioia del ricordo di Buffalo e la tenera The World Is Dangeroussono altri due picchi.

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