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Lambert, il pianista mascherato

Il musicista tedesco apre venerdì 7 ottobre la rassegna Piano City Palermo. Personaggio enigmatico, nasconde il volto dietro una maschera sarda con le corna: «Mi rende più grande. Soprattutto agli inizi della mia avventura avevo un’autostima molto bassa. La maschera mi aiuta a sentirmi libero e a non sentire la pressione di rappresentare il mio vero io». Un cuore pop in un’anima classica fra improvvisazioni jazz

Paul Tony Lambert, più conosciuto soltanto con il cognome, è un pianista tedesco, nato nel 1983 nella piovosa Amburgo. Il primo aggettivo che viene in mente per presentarlo è: misterioso.  Infatti, il pianista, quando poggia le sue dita sui tasti bianchi e neri del suo strumento, nasconde il volto con una maschera carnascialesca sarda con le corna, cupa, tenebrosa e ancestrale. È l’uomo mascherato al pianoforte, un fantasma che ossessiona lo spazio tra romanticismo e cultura pop. Personaggio senza storia, Lambert guiderà gli ascoltatori in un viaggio emotivo intimo e inquietante attraverso la musica venerdì 7 ottobre alle 21.00 sulla scalinata del Teatro Massimo di Palermo, aprendo la quinta edizione di Piano City Palermo, che fino al 9 ottobre propone concerti pianistici nei luoghi più emblematici del capoluogo siciliano.

«È la maschera di un piccolissimo paese della Sardegna che si usa durante il periodo di carnevale», racconta Lambert. «Penso che significhi fecondazione. Bene, quello che mi piace della maschera è che mi rende più grande. Soprattutto agli inizi della mia avventura avevo un’autostima molto bassa. Ho ancora molta paura di esibirmi, di fallire. La maschera mi aiuta a sentirmi libero e a non sentire la pressione di rappresentare il mio vero io. A volte mi vergogno a indossare questa maschera, ma d’altra parte, penso che sarei molto più imbarazzato se dovessi essere davanti a tutti senza la maschera. Non so come facciano le persone, mi sentirei così insicuro. E come potrei rappresentare il mio vero io? La mia faccia? Di per sé non è già una mascherata? Se ti presenti al pubblico o al pubblico pensi sempre a quale parte di te mostrare. È un po’ come indossare una maschera, non credi?».

Paul Tony Lambert nato ad Amburgo nel 1983

Pirandelliano il pianista tedesco, ha una visione audace della musica. La capacità compositiva è influenzata tanto dalla musica pop e dalla cultura contemporanea quanto dal repertorio classico, Lambert è al contempo ipnotico, cupo e incantevole.

«Come probabilmente tutti i miei coetanei, ascoltavo i Nirvana e amo religiosamente gli Oasis. I cantautori sono sempre stati molto influenti per me, i Beatles in particolare. Anche prima che riuscissi a parlare inglese cantavo canzoni dei Beatles. Quando ero nella mia prima adolescenza ho scoperto l’improvvisazione e la musica jazz. Pianisticamente, il jazz ha avuto la più grande influenza sul modo in cui suono, sul modo in cui intendo fare musica e sulla libertà che mi prendo quando suono».

Lambert ha debuttato nel 2014, quando ha pubblicato il primo album per l’etichetta indipendente berlinese Staatsakt, seguito da Stay in The Dark del 2015 e Lost Tapes del 2016. Nel 2017 viene aggiunto nel programma artistico dell’imprint della Universal, Mercury KX, che già includeva Ólafur Arnalds e Sebastian Plano. Quello stesso anno debutta per la label con Sweet Apocalypse, album con un notevole uso di batteria, archi e ottoni. Nel 2018 Lambert produce We Share Phenomena di cui ne pubblica due versioni: una che presenta un contributo vocale significativo da parte di Brookln Dekker dei Rue Royale e la seconda totalmente strumentale.

Il 2019 vede la realizzazione di molti progetti: due EP, Alone e Alone II, e l’album True, la cui uscita viene accompagnata dal documentario Becoming Lambert diretto da Tom Oxenham.

Il progetto più eclettico e versatile di Lambert è False del 2020 in cui l’artista presenta al pubblico quattordici dei nuovi artisti scritturati dalla Mercury KX. Lo scorso giugno ha pubblicato Open, accompagnato da un video di performance minimalista e ipnotizzante. Composto da quindici brani strumentali concisi, il disco è un viaggio tranquillo e irrequieto incentrato sul pianoforte e incrociando senza soluzione di continuità jazz improvvisato, musica classica e ambientazione cinematografica. Open è anche una chiave per capire questo personaggio enigmatico.

Dopo il concerto di Lambert, Piano City Palermo proseguirà sabato 8 ottobre con Angelo Trabace, protagonista ai Cantieri Culturali alla Zisa con lo spettacolo Sbarco in cui mixa musica folk, pop d’autore, classica, jazz e improvvisazione. La chiusura di domenica 9 ottobre è affidata alle mani di Demian Dorelli, con un omaggio a Pink Moon di Nick Drake sempre ai Cantieri Culturali alla Zisa. 

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