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La playlist della settimana #37

– Anche Caterina Caselli si è stancata di una musica pop «sempre la stessa» e vuole andare alla scoperta della musica classica contemporanea. Le indichiamo la straordinaria Lea Bertucci
Il ritorno di Gianna Nannini con una stupenda ballata per raccontare un’assenza.  “La danza della vita” dolcemente malinconica di Adriana Spuria e l’hang sognante di Marco Selvaggio
– Insieme due icone di Manchester, Liam Gallagher (Oasis) e John Squire (Stone Roses): un brano pieno di accenni a Rolling Stones e Cream. La straziante canzone scritta da Roger Waters per Gaza
– Il regalo di Capodanno di Lewis Capaldi ai suoi fan. Mo Troper pubblica un album per restituire dignità a Jon Brion, cantautore di Los Angeles “scaricato” dall’industria e dimenticato

“Of Shadow and Substance”, Lea Bertucci

Caterina Caselli, stanca della musica pop «sempre la stessa», ha annunciato che la sua nuova sfida è la musica classica contemporanea. Le consigliamo, allora, l’ascolto di questa compositrice dal nome italiano ma newyorkese di stanza. Lea Bertucci è molte cose – compositrice, sassofonista, clarinettista basso, elettronica e interprete di pezzi unici site-specific. Probabilmente è meglio conosciuta come una luce di spicco nella scena del rumore del centro di New York, facendo musica discordante basata su trame e timbri insoliti. Parte del suo obiettivo, dice, è quello di reimmaginare la musica classica dal punto di vista di un musicista noise: l’uso di strumenti ortodossi per creare trame che suonano inquietanti applicando l’elaborazione elettronica e tecniche estese. Of Shadow and Substance è il miglior esempio di questo approccio: l’abito d’archi italiano Quartetto Maurice crea suoni sopraterreni usando violoncelli, contrabbassi, arpe e percussioni, con Lea Bertucci che fornisce mixaggio spaziale e aggiunge effetti digitali. Una scoperta.

“Silenzio”, Gianna Nannini

Dopo Sei nell’anima, la cantautrice di Siena dimostra ancora una volta di avere sempre le parole giuste per raccontare un’assenza, una distanza e tutto ciò che resta dopo un addio. Silenzio è ‘atteso ritorno dopo ben cinque anni di assenza. Questo nuovo singolo è una ballata in cui la cantautrice di Siena racconta l’incapacità di rassegnarsi a una distanza, un addio che divora in tutto il suo strazio. “Seguo le tue ombre. Non ascolto, sento. Siamo nelle sole nelle lacrime che scendono”, una delle frasi più intense del brano arriva dalla prima strofa per farci capire che la canzone non usa metafore né giri di parole. La poetica di Gianna Nannini è sempre stata questa: raccontare l’amore in tutte le sue sfumature e con tutte le narrazioni possibili. 

“La Danza della vita”, Adriana Spuria 

«La vita nella sua essenza è come un fascio di energia che danza, attraversando le moltitudini di forme di esistenza manifeste, in una logica che non fa distinzioni di condizione sociale, razza o sesso». Con queste parole l’artista siracusana presenta il suo nuovo singolo dal suono intrigante, un po’ deja vu, e dal testo che recita: “Da un appartamento di lusso in città a un borgo di periferia la vita cambia improvvisamente e in un istante non rimane più niente”. I cambiamenti repentini che richiedono la forza della leggerezza per poterne uscire illesi sono il tema del brano composto da Adriana Spuria e di Gae Capitano. Ritornello dal sapore di ballad pop dolcemente malinconica, avvolta da un filo di mistero nella strofa, con incursioni nel folk con echi dei Tazenda e atmosfere jazzy. «Cercare il senso democratico dell’esistenza, le cui sofferenze e gioie appartengono a tutti indistintamente, sembra un ottimo proposito per il nuovo anno, sperando che sia un augurio in musica di rinnovata umanità», auspica Adriana Spuria.

“Don’t Let Go”, Marco Selvaggio

Una chitarra grattata all’inizio introduce «una piccola bomba in stile M83 – Wait, realizzata tra Los Angeles e l’Italia». Così Marco Selvaggio presenta il nuovo singolo. L’avvocato-artista catanese che con il suo particolare strumento, l’hang svizzero, percorre le strade del mondo in cerca di luoghi di meditazione e di ispirazione. Musica sognante, rilassante, avvolgente, tra ambient, chillout e pop.

“Just Another Rainbow”, Liam Gallagher e John Squire

Per decenni Liam Gallagher e John Squire si sono annusati a vicenda. Il frontman degli Oasis attribuisce il merito di aver visto a 16 anni The Stone Roses come un’esperienza formativa, mentre il celebre chitarrista ha visto nascere i fratelli Gallagher mentre stavano registrando il loro debutto Definitely Maybe nello stesso studio del secondo album dei Roses The Second Coming. C’è voluta un’apparizione di Squire sul palco agli spettacoli Knebworth di Liam nel 2022 – riprendendo il suo ruolo in Champagne Supernova dagli spettacoli originali degli Oasis del 1996 – per dare al chitarrista lo spunto per esibirsi e registrare di nuovo. 

Just Another Rainbow, il primo singolo che mette insieme due icone di Manchester è una formazione in stile fantacalcio per gli appassionati di musica di Manchester: inserisci qui il tuo bassista e batterista preferito. Nel brano ci starebbero bene Ginger Baker e Bill Wyman, visti gli accenni ai Cream e, soprattutto, alla She’s a Rainbow dei Rolling Stones.

“Under The Rubble”, Roger Waters

Roger Waters ha pubblicato sul suo canale di YouTube un video in cui lo si vede lavorare a una nuova canzone sul suo computer. Il brano si intitola Under The Rubble, che significa “sotto le macerie”, ed è dedicata a Gaza. Come fa notare il magazine Rolling Stone, «sembra che ci sia un’altra versione della sua demo sul desktop del suo computer, salvato come Its Dark Here Mama». C’è anche una kefiah, simbolo palestinese, drappeggiata sullo schermo. L’ex Pink Floyd canta: “Papà, voglio andare a casa adesso, papà, per favore portami a casa, mamma, per favore dimmi che sto sognando, e mi sveglierò da qualche parte e non sarò solo,
mamma, è buio qui, papà ha smesso di respirare, 
mamma, mamma”.

“Strangers”, Lewis Capaldi

A Capodanno Lewis Capaldi aveva condiviso una lettera sui suoi social annunciando l’uscita di Strangers, insieme ad altri quattro brani che vanno a comporre l’extended version del suo ultimo album Broken by the desire to be heavenly sent. Il cantante britannico parla in prima persona ai suoi fan, ringraziandoli per tutto il supporto ricevuto a seguito dei suoi recenti problemi di salute e decidendo di fare un regalo inaspettato pubblicando questi nuovi cinque brani nella extended version del suo ultimo album. Strangers è una canzone d’amore dall’atmosfera calda, in cui Lewis Capaldi dimostra a pieno le sue doti canore grazie a un ritornello liberatorio che entra subito in testa.

“Citgo Sign”, Mo Troper

«Perché finire una canzone quando puoi iniziarne una nuova?». Jon Brion una volta ha preso in giro il New York Times Magazine. Era il 2003 e stava lavorando al terzo disco ancora senza nome di Fiona Apple. Una volta completato, ha detto all’intervistatore, si sarebbe concentrato sulla sua musica. Un paio di anni prima, aveva auto-pubblicato il suo debutto da solista, Meaningless. L’album mostrava la sua maestria nell’uso degli strumenti vintage e un senso compositivo in debito con i leggendari cantautori della Los Angeles degli anni Settanta: le qualità esatte che avevano reso Brion un musicista di sessione, scrittore e produttore in-demand. Ma la sua etichetta ha rifiutato di pubblicarlo. 

Il musicista di Portland Mo Troper, che ha incontrato Brion per la prima volta tramite la sua chitarra sull’LP cult di Jellyfish del 1993 Spilt Milk, è diventato un suo devoto, tanto da pubblicare l’album Troper Sings Brion, con canzoni che Brion non ha mai pubblicato ufficialmente. La recente produzione di Troper ha avuto la tendenza verso la decostruzione, ma qui torna alla normalità. In tal modo, presenta Jon Brion non come un compositore o un commerciante di vibrazioni, ma come un cantautore di Los Angeles di primo ordine.

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