Disco

La musica per conservare le proprie radici

S’intitola “Siculo” il nuovo album di Unavantaluna, “Cumpagnia di Musica Siciliana” formata da cinque artisti messinesi che vivono in diverse città del Centro-Nord e si ritrovano nel «suonare in dialetto». La ricerca di una lingua ancestrale sulle orme di Vincenzo Consolo e l’attenzione per temi di attualità. Un disco in direzione più contaminata e contemporanea
La copertina dell’album

Se fosse Letteratura, più che a Il Gattopardo di Giuseppe Tomasi di Lampedusa, farebbe pensare a una certa espressività di un Vincenzo Consolo o, a tratti, di un Leonardo Sciascia.Nella fluidità delle musiche e nei testi di Unavantaluna, “Cumpagnia di Musica Siciliana”composta da cinque musicisti, fra cui tre autori ed altrettanti cantanti (che riesce ad amalgamare le diverse sensibilità musicali ed artistiche in un unico progetto, in un’appartenenza comune) ci sono infatti la lingua arcaica e barocca dello scrittore messinese e i contenuti di quello agrigentino. Un’unità indissolubile che fa della musica del gruppo “siculo” qualcosa di molto particolare e unico nel suo genere, visto anche che coloro che ne fanno parte risiedono in diverse città italiane, ma quando c’è da suonare e cantare trovano il loro punto di unione in Sicilia. Precisamente nella provincia di Messina. Dove si ritrovano le sonorità e gli spunti che altrove, tra Roma e Pisa, non ci sono: uno stile world music molto potente e descrittivo al massimo. 

Un gruppo che, a vent’anni dal suo esordio sulla scena musicale e a dieci dalla registrazione del suo primo album, ritorna adesso con un nuovo lavoro discografico che incanta sin da subito chi ascolta in un turbinio di mediterraneità che si mischia poi ai tratti distintivi della musica e della lingua siciliana. Siculo, il nuovissimo cd degli Unavantaluna è un crogiuolo di storie cantate dalla magica maestria di Carmelo Cacciola, Luca Centamore, Pietro Cernuto, Francesco Salvadore e Arnaldo Vacca, cinque musicisti che compongono il gruppo base dal lontano 2003.

Carmelo Cacciola, Luca Centamore, Pietro Cernuto, Francesco Salvadore e Arnaldo Vacca formano gli Unavantaluna

«Unavantaluna nasce con improbabili prove fra me e Pietro dentro una Lancia Delta nera targata Messina sulle rive del lago di Albano», racconta Francesco Salvadore. «A ben guardare, in quelle origini ci sono tutte le ragioni che per vent’anni hanno animato il nostro sodalizio: non è stato un incontro casuale, né facile! Ci siamo caparbiamente cercati per “suonare in siciliano”. Quattro personalità nette e distinte, quattro visioni della musica e del mondo, ma con un modo di intendersi siciliani e cosmopoliti assai simile. Ne è nata una ricetta genuina e complessa, come nella migliore tradizione culinaria dell’Isola… E dopo vent’anni abbiamo ancora appetito!».

C’è tutto questo nelle 11 tracce che compongono Siculo. Unendo capacità espressive ad una passione per la world music, trattano le più svariate tematiche connesse ovviamente alla sicilianità. Pur non smarrendo le peculiarità del sound che l’ha fatta apprezzare in Italia e all’estero, con questo album la band compie tuttavia un passo ancor più deciso in direzione più contaminata e contemporanea. 

Nella temperie di quest’epoca, la “Cumpagnia di Musica Siciliana” non si sottrae a dire la propria e fornire il proprio punto di vista, un po’ apolide un po’ identitario, sulla realtà che viviamo. E lo fa partendo dalla propria appartenenza e con le metafore più tipiche della propria cultura, approdando a una koinè musicale che si propone di essere universale: così dipingendo lo scenario onirico de L’eco di Stromboli, epico e straordinario come il mare delle Isole Eolie può essere, o nella scrittura apparentemente di maniera in Vurria Essiri, squarciata da un urlo straziante di contemporanea consapevolezza; lo fa alternando l’intimismo e il dialogo interiore di Scuta a mia e l’irruenza programmatica di Cantu siculu, producendo immagini sapientemente variegate fra passato, presente e futuro, come in Mi n’annai, in Kukla Za o in Senza paroli, declinando Eros e Thanatos come in Stidda disiata e in Oh Nici (unico brano tradizionale del disco). E infine ritorna nella propria ispirazione identitaria, come in Mia pace, un brano che è un paesaggio sonoro che sa di agrumeti che dolcemente raggiungono la costa. 

E, proprio come detto prima, questa band riesce ad esprimere nel suo universo fatto di tracce puramente isolane, unite da un profumo che sa di fichi d’india e zagare, un contenuto che fa pensare al grande scrittore di Sant’Agata di Militello, Vincenzo Consolo, che con i suoi massimi romanzi Retablo e Il sorriso dell’Ignoto marinaio, che ricercano una lingua ancestrale, a tratti scomparsa a dire la verità, sono di una purezza sconfinata. Siculo sa di questo. È un po’ Vincenzo Consolo e un po’ Gesualdo Bufalino, due scrittori ma prima di tutto due poeti siciliani che più di tutti hanno saputo ricreare e utilizzare nei loro scritti una lingua arcaica, barocca, simile al suono musicale degli Unavantaluna.

Un maestoso paragone che alimenta il vigore rigoroso della musica e della contaminazione di questo gruppo che ha valicato i confini nazionali, in tempi non sospetti, partecipando in Germania, Francia, Tunisia e Svizzera a innumerevoli festival, esibendosi poi anche a Taiwan, sul palcoscenico del Teatro Nazionale di Taipei, nel 2016. Il 13 novembre dello stesso anno il gruppo è poi volato a Roma, esibendosi alla Cappella Paolina del Quirinale, alla presenza del presidente della Repubblica, Sergio Mattarella. E in seguito, nell’aprile del 2018, è andato in scena in una serie di concerti anche in Australia. Un sodalizio, gli Unavantaluna, che propone in tutto il Mondo canzoni in siciliano e voci possenti, strumenti musicali arcaici e storie millenarie, arrangiamenti e nuove sonorità: un gruppo di sicuro impatto che diviene addirittura trascinante nella propria dimensione più consona: quella dal vivo.

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