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Jovanotti si “scotta” al Beach Party

Il tour di Lorenzo Cherubini travolto dalle critiche per i danni che sta provocando a un ambiente marino delicato e già compromesso. Il suo capriccio da star è stato definito “il più devastante spettacolo dopo il Big Bang”. Innervosito, lui attacca gli ambientalisti («sono econazisti»), mette su Twitter il lucchetto alle contestazioni e va avanti facendo sbancare nuovamente le dune del litorale di Roccella Jonica per ospitare il 12 e 13 agosto 60mila spettatori. Ma i dati scientifici lo mettono con le spalle al muro e gli ecologisti lo condannano. Il dossier dell’architetto Franco Sacchetti e la lettera-appello del geologo Tozzi . A Viareggio aperta una inchiesta per danno ambientale

Lorenzo “Jovanotti” Cherubini torna sul luogo del delitto. Il 12 e 13 agosto, infatti, il corsaro dell’estate 2022, costume che ama indossare in questo tour, approda con il luna park del Jova Beach Party a Roccella Ionica in Contrada Melissari, sulla spiaggia adiacente al Porto delle Grazie. La stessa dove, nel 2019, la Trident Music, organizzatrice del tour, aveva richiesto nero su bianco di sbancare dune in ambiente protetto e le era stato permesso. Dune che, per far spazio al concerto, vennero scavate e rase al suolo. Le stesse dune in cui vivono specie vegetali protette come il giglio di mare e in cui nidificano le tartarughe Caretta Caretta e il fratino, che, come ricordava lo stesso Wwf sono «seriamente minacciati dalle attività umane, in quanto sono sensibili al disturbo del turismo nelle aree di riproduzione». Proprio quel Wwf che quest’anno è complice di Jovanotti e della Trident.

Il Jova Beach Party non mette in pericolo nessun ecosistema, non devastiamo niente, le spiagge non solo le ripuliamo, ma le portiamo a un livello migliore di come le troviamo

Lorenzo “Jovanotti” Cherubini

“Greenwashing” la definisce qualcuno. La foglia di fico offerta da alcune associazioni ambientaliste come il Wwf e la Fiab Italia che proverà a garantire la mobilità sostenibile dell’evento, gratis. Accusa che Jovanotti nega. E contrattacca. «Il Jova Beach Party non mette in pericolo nessun ecosistema, non devastiamo niente, le spiagge non solo le ripuliamo, ma le portiamo a un livello migliore di come le troviamo. Il Jova Beach non è un progetto “greenwash”, parola che mi fa cagare così come mi fa schifo chi la pronuncia, perché è una parola finta, è un hashtag e gli hashtag sapete dove dovete metterveli», si sfoga sui social. «Il Jova Beach Party è un lavoro fatto bene: se pensate che non sia fatto bene venite a verificare, venite qua. Non diffondete fuffa. Il mio pubblico è fantastico, ha una coscienza alta rispetto all’ambiente. Se voi, econazisti che non siete altro, volete continuare ad attrarre l’attenzione utilizzando la nostra forza, sono fatti vostri. Il nostro è un progetto fatto bene che tiene conto dell’ambiente, parla di obiettivi di sostenibilità e realizza quelli che è in grado di realizzare con gli strumenti messi a disposizione dalle leggi, dal buon senso, dalla volontà». 

«Econazista!?», ride l’architetto Franco Sacchetti, coraggioso attivista ambientale e fumettista che due anni fa ha pubblicato un intero dossier contro il Jova Beach Party. «Oramai lo conosciamo bene e sappiamo come reagisce quando si trova in difficoltà», continua a ridere. «Fa queste uscite… Fanno parte del suo sentirsi intoccabile, impunito».

La copertina del dossier realizzato da Franco Sacchetti per denunciare i danni all’ambiente provocati dal Jova Beach Tour

In effetti, è un mistero che nessun organo preposto alla tutela ambientale abbia provato a fermare il Jova Beach Party, inseguito dalle invettive social, contestato dalle associazioni ambientaliste, accompagnato da denunce ed esposti. Ma ogni atto giudiziario finisce in un vicolo cieco o, nel caso di Vasto, viene archiviato. «Jovanotti pare davvero un intoccabile», riprende Sacchetti. «Un caso da studiare sotto il profilo giuridico e giudiziario. Esposti a Capitanerie, ai carabinieri della Forestale per reati ambientali, non hanno finora sortito qualcosa. C’è una sorta di cortocircuito. Da una parte c’è lo Stato che ha competenze demaniali e ambientali, dall’altra Regioni e Comuni che hanno libertà di azione nella programmazione turistica. C’è un conflitto fra lo Stato e i Comuni che autorizzano concerti lesivi delle norme per la tutela ambientale».

Dovrebbe intervenire direttamente il Ministero, con l’Ispra, l’Istituto superiore per la ricerca ambientale. Che, in effetti, nel 2019 si limitò semplicemente a un ammonimento, esprimendo preoccupazione riguardo alle criticità che il concerto di Roccella poteva avere per la conservazione di specie a rischio, quali nello specifico: Caretta caretta (tartaruga marina) e fratino. «Oppure un magistrato che abbia il coraggio di andare fino in fondo a questa storia», incalza Sacchetti. «A Vasto due anni fa, nonostante la Commissione di Sicurezza avesse annullato il concerto per varie irregolarità, tutto è stato archiviato. Questo aspetto è sconcertante. Il Jova Beach Party sembra configurare un vero stato di sospensione della legalità».

L’architetto Franco Sacchetti, attivista ambientale, scrittore e fumettista

C’è una Direttiva Europea, la 43/92, che impone la tutela degli habitat costieri in base alla quale la rimozione delle dune è reato. Non è una opinione. Ed è eclatante nel caso di Roccella. Zona, tra l’altro, soggetto di ri-naturazione, nella quale quindi bisogna evitare qualsiasi modifica del litorale

Franco Sacchetti

Non solo non s’interviene, ma si continua a devastare. Stesse scene quest’anno a Roccella. Incurante delle vibranti proteste delle associazioni ambientaliste Lipu, Italia Nostra, Marevivo, StorCal e Rifiuti Zero, il sindaco ha dato il via libera ai lavori di sbancamento della spiaggia che ospiterà il palco, certo che non ci saranno effetti di alcun tipo sull’area naturale e che anzi l’evento porterà benefici al turismo locale. «Mi sembrano deliranti le giustificazioni», continua Sacchetti. «C’è una Direttiva Europea, la 43/92, che impone la tutela degli habitat costieri in base alla quale la rimozione delle dune è reato. Non è una opinione. Ed è eclatante nel caso di Roccella. Zona, tra l’altro, soggetto di ri-naturazione, nella quale quindi bisogna evitare qualsiasi modifica del litorale». 

La zona a ridosso della spiaggia di Roccella Jonica, ricca di vegetazione, prima dell’intervento per la preparazione dell’area del concerto
La stessa zona dopo l’intervento delle ruspe per sbancare le dune. Il lavoro è proseguito fino ad abbattere alcuni alberi

L’impatto di questi eventi di massa sui fragili ecosistemi costieri, già messi duramente alla prova dalla fortissima antropizzazione e dall’erosione dei litorali, può avere un effetto boomerang, con conseguenze disastrose sul litorale. Per quanto le azioni di mitigazione proposte siano in sé meritorie, per ripristinare l’habitat e le piante pioniere di una duna, far crescere un nuovo albero e assicurare la sopravvivenza di specie in via di estinzione che vi nidificano, servono anni e tanta cura e non bastano poche azioni sporadiche. 

Inoltre, secondo Sacchetti, anche i benefici economici sarebbero da accertare. «I Comuni partecipano alle spese per la preparazione dell’evento», spiega. «Abbiamo calcolato che ogni Comune spende in media almeno 70mila euro per ospitare l’evento. A Vasto, sono stati in aggiunta spesi 90mila euro per l’intubamento di un corso d’acqua, mentre altri 40mila sono arrivati dalla Regione in questi giorni. A Viareggio addirittura sono stati stanziati 250mila euro + iva per l’evento. Bisognerebbe calcolare se i benefici turistici siano tali da giustificare queste spese come investimento. Si tratta comunque di soldi pubblici che vengono spesi per un evento privato».

Il geologo Mario Tozzi ha scritto una lettera-appello a Jovanotti per dimostrargli che sta sbagliando

Concerti con 50mila persone non sono sostenibili da alcun sistema naturale soprattutto dalle nostre spiagge già compromesse

Mario Tozzi

Non mancano “pillole di consapevolezza ambientale” diffuse ai ragazzini festanti, dall’A2A Life Company, multinazionale leader in inceneritori, da Acerra a Bergamo, alla campagna contro la plastica del Wwf. Ma anche con le migliori pillole, come faranno 30mila persone a sera ad arrivare sul luogo se non in macchine o autobus inquinanti? E come faranno 30mila persone a sera, festanti, danzanti e un po’ alticce, a centrare il buco del cestino, addirittura differenziato? Buona parte dei rifiuti finirà in mare prima ancora che il buon Jova finirà di cantare, ed è il motivo per cui i grandi eventi devono essere permessi solo in stadi o palazzetti, contesti facili da ripulire. Anche il noto geologo e divulgatore scientifico Mario Tozzi, in una lettera-appello pubblicata sul quotidiano La Stampa, tira bonariamente le orecchie al rapper di Cortona: «Concerti con 50mila persone non sono sostenibili da alcun sistema naturale soprattutto dalle nostre spiagge già compromesse».

Sorprende anche che quei giovani che aderiscono alle manifestazioni di Friday for Future contro i potenti della terra in difesa dell’ambiente siano spesso gli stessi che accorrono a frotte al “più devastante spettacolo dopo il Big Bang”, come è stato definito il Jova Beach Tour. «Il movimento creato da Greta Thunberg rischia di essere superficiale, se si muove su tematiche astratte o di carattere globale, senza un reale radicamento nei territori. Pochi di loro hanno adeguate competenze ambientali, naturalistiche», commenta Sacchetti. «E poi c’è lo specchietto delle allodole del Wwf che fa da copertura. Il Wwf, nell’epoca dei social, ha cambiato il suo tipo di azione, piuttosto che sulle sedi territoriali sta puntando su campagne nazionali, ingaggiando testimonial come Jovanotti e cavalcando temi astratti come la plastica o la ripartenza. Come si può ripartire dopo aver promosso la distruzione di siti destinati alla ri-naturalizzazione? Il Jova Beach Party vuole ripulire le spiagge con ruspe e trattori, distruggendo ogni residuo di vita, livellando dune ed estirpando la vegetazione protetta, tutte azioni che in tempi normali sarebbero reato. È un’operazione di “greenwashing”, di facciata, di marketing ambientale. Infatti, sono scoppiati diversi conflitti fra la sede centrale del Wwf e le sedi territoriali che si sono opposte al Jova Beach Party». Dalla sua parte, lo scornacchiato Lorenzo Cherubini si ritrova una compiacente stampa musicale, una omertosa Rai (con la quale è in affari) e adesso anche il leader della Lega Nord, Matteo Salvini. Un amico che è meglio perdere che guadagnare.

Testardaggine di un artista incoerente, che ha la necessità di recuperare il “buco” causato dai suoi stessi capricci con la precedente esperienza del Beach Party. E che ieri, incapace ormai di gestire la valanga di critiche e insulti, ha messo il lucchetto a quanti lo criticano sul suo profilo Twitter. Il re è nudo. 

Forse ha ragione la giovane Francesca Michielin quando, durante un incontro al Medimex su musica e ambiente, affermò: «È molto più rock fare scelte sostenibili che esprimere l’aggressività da sboroni che ci si aspetta invece dalla musica rock».

Un alt, finalmente, è arrivato dalla Procura di Lucca che ha aperto un’inchiesta sul Jova Beach Partyin programma sulla spiaggia del Muraglione, a Viareggio, tra il 2 e il 3 settembre. La magistratura ipotizza il 733 bis del codice penale, vale a dire il reato che configura la distruzione o deterioramento di habitat all’interno di un sito protetto. 

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