Interviste

Joe Barbieri: porto Napoli nei club

– “Vulío” è l’album con cui il cantautore omaggia la storia della canzone partenopea. «Opere d’arte che da sempre hanno illuminato i miei passi di artista»
– «Le mie versioni sono anche conseguenza dell’esperienza fatta nei club, dell’amore per il jazz. Questi aspetti si legano e rimangono inalterati»
– L’8 maggio in concerto all’Auditorium Parco della Musica di Roma ed il 17 maggio grande festa con tanti ospiti nella sua Napoli

Al giro di boa dei trent’anni di carriera, dopo aver mordicchiato via via il jazz, la bossa nova, l’eleganza dello swing, il gusto rétro per gli scenari orchestrali, l’avventurosa sensibilità per il tocco alla francese, la canzone d’autore italiana, non rientrando mai in alcuna classificazione, Joe Barbieri, ex pupillo di Pino Daniele, non è più riuscito a trattenere quel vulío («una parola della mia lingua madre che io trovo bellissima, che significa “desiderio” e che ha a che fare anche con le ali del sogno») che gli bruciava dentro di ossequiare «opere d’arte che da sempre hanno illuminato i miei passi di artista». E con Vulío si tuffa nel grande mare della melodia della sua Napoli.

La copertina dell’album

Come mai così tardi ti sei avvicinato alla tradizione melodica napoletana?

«Meglio tardi che mai», ride. «Questo desiderio di accostarmi alla tradizione melodica napoletana ce l’ho sempre avuto. Da questo desiderio o, meglio, vulìo, come recita il titolo dell’album, mi sono sempre tenuto a distanza per pudore, per timore reverenziale. Se non fosse stato per un concerto quasi estorto un anno fa, in cui Marisa Laurito mi invitò dalla sera alla mattina a tenere una esibizione su questo repertorio, probabilmente non mi sarei lanciato in questa avventura. Una volta tenuto questo spettacolo, mi sono reso conto che il mio era un desiderio di omaggiare la tradizione, un gesto di affetto».

Qual è criterio seguito nella scelta dei brani? Si passa da alcune intramontabili perle (Munasterio ‘E Santa Chiara o Dicitencello Vuje, tra le altre) sino a tratteggiare alcuni tra i futuri classici della Canzone napoletana (Don Salvato’ di Enzo Avitabile o Nun Te Scurda’ degli Almamegretta, per citarne alcuni).

Joe Barbieri (foto Angelo Orefice)

«Sono semplicemente canzoni che amo e che anche prima di questo spettacolo canticchiavo per me stesso, in casa, o per qualche amico. Ho soltanto allargato la platea. Una scelta d’istinto e per niente filologica, consapevole della sua manchevolezza in termini di completezza perché il repertorio è vastissimo, Dal nucleo di sedici canzoni sono rimaste fuori tante perle, che però recupero nei concerti».

Quindi nelle scalette dei concerti inserisci canzoni che non sei riuscito a mettere sul disco.

«Sì, sì. Una è Lacrime napuletane, che faccio per sola voce. Ci spingiamo dal minimalismo di tre chitarre, andiamo alle estreme conseguenze».

Nel comunicato stampa riferimento alla tradizione dei posteggiatori. Però sembra che tu porti la canzone napoletana nei club. Quanto c’è del Joe Barbieri amante del jazz e della bossa nova in questo disco?

«C’è tanto, perché questi vestiti cristallizzati nel disco sono frutto di tantissima improvvisazione. È una istantanea del momento in cui le abbiamo registrate e, per quanto il suono dal vivo sia esattamente quello del disco, la tendenza a improvvisare, a creare in maniera estemporanea, è rimasta intatta ed è conseguenza dell’esperienza fatta nei club, dell’amore per il jazz. Questi aspetti si legano e rimangono inalterati».

Vulesse ‘O cielo, l’unico inedito dell’album, cos’è, è una preghiera?

«Sono stato immerso in tanta bellezza per molti mesi, mentre lavoravo e pensavo a questo album. A un certo punto è arrivata questa canzone, quasi come fosse sospesa nell’aria e aspettasse soltanto di essere afferrata. Chiaramente è una invocazione. È una canzone d’amore, quindi non pretende di essere nulla se non quello che è, comunque sì è una invocazione: a un essere superiore o all’amore di una vita fa poca differenza, però sicuramente è un ricettacolo di speranze recondite, che però non si arrendono e continuano a resistere».

Lascio scappare Joe Barbieri dal fisioterapista per “scongelare” i tendini della spalla che lo affliggono alla vigilia dell’atteso concerto di mercoledì 8 maggio all’Auditorium Parco della Musica di Roma, quarta tappa di un tour che il 17 maggio farà scalo a Napoli dove sul palco del Teatro Acacia lo raggiungeranno Maurizio De Giovanni, Teresa De Sio, Enzo Gragnaniello e Raiz in qualità di ospiti speciali per dar vita ad una serata davvero unica in onore della Canzone napoletana.

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