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In aumento i pentiti del tatuaggio

Almeno un italiano su due vorrebbe rimuovere un disegno sulla pelle secondo uno studio scientifico, che denota una prevalenza di rimorsi tra le donne. I motivi per i quali si sceglie di cancellarlo

Una volta il tatuaggio era simbolo di malavita. Era legato al carcere o alla vita di mare, ricordi di chi è costretto per lungo tempo a vivere lontano dai suoi affetti o “marchio” di affiliazione a qualche organizzazione criminale. Cambiando posizione geografica, tuttavia, poteva assumere un altro significato, diventando simbolo di individualità o di rango, onorificenza da portare con orgoglio.

Dagli anni Settanta il tatuaggio ha conosciuto una progressiva diffusione, prima fra le comunità hippy, i motociclisti, gli artisti più sperimentali, fino a diffondersi oltre ogni steccato d’età, genere, status. Dai dati di un’indagine svolta dall’Istituto superiore di sanità (Iss), e conclusa nel 2015, in Italia ci sono 6,9 milioni di persone tatuate, ovvero il 12,8% della popolazione italiana, percentuale che sale al 13,2% se si considerano anche gli ex tatuati. Altri dati – più aggiornati ma dei quali non viene indicata la fonte – indicano l’Italia come il Paese più tatuato del mondo con il 48% della popolazione che sfoggia un disegno sulla pelle. Un italiano su due, quindi, avrebbe scelto di incidere qualcosa sulla sua pelle. Seguono Svezia e Stati Uniti.

Tatuati ovunque, con disegni, immagini e frasi di ogni tipo, colore o grandezza. Corpi ricoperti di disegni e inchiostro, nero o a colori. Una moda che avverte però una inversione di tendenza, con un aumento dei “pentiti del tatuaggio”. A lanciare la moda della rimozione è stata Angelina Jolie che, in tempi non sospetti, si fece cancellare il nome dell’ex marito dalla pelle. Imitata da Johnny Depp, che ha si è fatto togliere il nome di Amber Heard, così come anche Chris Martin e Gwyneth Paltrow. Più recentemente, la conduttrice radiotelevisiva Ema Stokholma ha annunciato che rimuoverà i suoi tatuaggi: «Nascondono il corpo vi consiglio di non farli. Io cercherò di toglierli», scrive sui social. Insomma, una serie di nomi molto noti che hanno deciso di pentirsi e far cancellare un tattoo dalla loro pelle.

Almeno un italiano su due si pente di essersi tatuato secondo uno studio scientifico, che denota una prevalenza di pentiti tra le donne. Tanti sono i motivi. Uno è identico a quello delle star di Hollywood: la fine di un amore, la volontà di cancellare un ricordo, il nome del fidanzato/a quando la storia finisce. Da uno studio di Preply, che ha analizzato la presenza dei tattoo sui social e nelle ricerche online, in vetta alla classifica dei tatuaggi più popolari ci sono proprio i nomi. Il nome, in genere, è quello di un figlio, di un partner o di un genitore. 

Poi ci sono i motivi di lavoro. Non a caso la maggior parte dei pentimenti si registra tra uomini e donne dai 20 ai 30 anni che, nell’adolescenza o post-adolescenza, hanno scelto di farsi incidere sul corpo un disegno non per una convinzione profonda ma per moda, perché considerato sexy, salvo poi scoprire che il tattoo rappresenta un ostacolo alla propria realizzazione professionale. In caso di partecipazione al concorso per le forze armate la preclusione è assoluta. In alcune compagnie aeree è obbligatorio che il tatuaggio non sia visibile fuori dalla divisa di ordinanza e anche in alcuni uffici può essere richiesta l’assenza in zone esposte. 

E poi c’è l’errore, come nel caso più famoso di Ariana Grande, una delle celebrità con la maggiore influenza nell’ambito dei tatuaggi. Nel 2019, i fan si sono accorti di un errore di traduzione sul suo tatuaggio in lingua giapponese, dedicato all’album 7 rings. Il tatuaggio era stato tradotto erroneamente “shichirin”, vale a dire “piccola griglia per barbecue” in giapponese. Un errore grossolano, difficile però da correggere quando l’inchiostro raggiunge diversi strati di pelle. 

E poi il motivo più banale: essere stufi dello stesso disegno. In questo caso, come in altri, si può decidere per la soluzione radicale e cancellare tutto oppure affidarsi a un altro artista per “dipingere” la stessa zona, magari ampliando la parte disegnata.

Sempre più persone chiedono come potersi liberare di quella parola scritta male o di quel disegno che proprio non si sopporta più. Il Paese con il maggior numero di rimorsi per i tatuaggi è gli Stati Uniti con oltre un milione di ricerche online ogni anno per rimozioni o correzioni di tatuaggi. In Italia la capolista è Milano con le sue 6.720 ricerche all’anno per cancellare un tattoo, seguono Roma e poi Torino.

Per chi sceglie questa strada la buona notizia è che eliminare un tatuaggio è possibile tramite laser, ma spesso, a seconda del colore, della densità e del tipo di pigmento usato, nonché del fototipo personale, potrebbe non essere possibile eliminarlo del tutto. Quella cattiva è che i tempi di rimozione tramite laser sono lunghi, costosi e, soprattutto, dolorosi.

1 Comment

  • Annamaria Settembre 22, 2023

    Non mi piacciono e non mi sono mai piaciuti i tatuaggi.

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