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Il piccolo Monk è diventato grande

– Il jazz club di Catania in sette anni è cresciuto ed oggi ha trovato una nuova sede all’interno di Palazzo Scammacca del Murgo, un luogo storico della città etnea
– «Iniziammo in modo goliardico», ricorda Nello Toscano. «Poi la gente cominciò ad arrivare e siamo stati costretti a darci una organizzazione. Provvidenziale fu Giuseppe Privitera»
– «Non solo concerti, ma un vero e proprio centro culturale con laboratori, corsi, incontri», spiega il direttore artistico Dino Rubino. «Un modo magnifico per far vivere questo splendido contenitore culturale», dice Pietro Scammacca
– Duecento gli abbonati alla nuova stagione che si apre venerdì 17 novembre con tre concerti del trio Rubino-Panascia-Mirabella. Tutti gli appuntamenti in cartellone fino a dicembre
I soci Algos – Monk, da sinistra Nello Toscano, Dino Rubino, Giuseppe Mirabella, Giuseppe Asero, Francesca Santangelo, Giuseppe Privitera

Un gruppo di amici che sanno suonare: Dino Rubino, Giuseppe Privitera, Nello Toscano, Giuseppe Mirabella, Giuseppe Asero e Francesca Santangelo. Una voglia matta di divertirsi suonando e il jazz – quel maledetto/benedetto jazz – a fare da filo conduttore a una avventura chiamata “Monk”, diventato nel giro di pochi anni «il più importante ritrovo per jazzofili della Sicilia orientale». 

«Lo abbiamo creato sette anni fa, il 3 ottobre 2016», ricorda Nello Toscano. «Eravamo in quattro: Dino (Rubino), io, Giuseppe Mirabella e Giuseppe Asero. Avevamo trovato uno stanzone in via Scuto. Tutto era nato in modo goliardico, per avere un posto dove suonare assieme. Ma poi la gente è cominciata a venire. C’era bisogno di organizzare, pulire, accogliere gli spettatori, offrirgli qualcosa».

Lo abbiamo creato sette anni fa, il 3 ottobre 2016. Eravamo in quattro: Dino (Rubino), io, Giuseppe Mirabella e Giuseppe Asero. Avevamo trovato uno stanzone in via Scuto. Tutto era nato in modo goliardico, per avere un posto dove suonare assieme. Ma poi la gente è cominciata a venire. C’era bisogno di organizzare, pulire, accogliere gli spettatori, offrirgli qualcosa

Nello Toscano

I quattro amici decidono di coinvolgere altri soci. «Giuseppe Privitera fu provvidenziale. Lui ha una grande capacità nel progettare, immaginare, organizzare», continua Toscano. «Lavorando tantissimo, ha dato al progetto una forma più concreta, meno goliardica». 

E il Monk è cresciuto. Via via, ci fu la necessità di raddoppiare o triplicare le repliche dei concerti per ospitare il pubblico sempre più numeroso. Si cominciò a dialogare con la città portando il jazz nelle scuole e nelle piazze. Venne ideata anche una stagione estiva “Jazz in vigna” con l’innovativo connubio con il vino. E, proprio sull’onda del successo di questi “live” nella Tenuta San Michele di Santa Venerina, è nata la collaborazione con Scammacca del Murgo. Che, dopo la tenuta, ha aperto anche le porte del prestigioso palazzo di famiglia al piccolo jazz club. Un luogo con due secoli di storia nel cuore del centro storico di Catania. 

«Questo cambio di sede è una ventata di aria fresca, intanto per tutti noi che avevamo bisogno un po’ di rinnovarci e poi perché non potevamo trovare una sede migliore», commenta il trombettista e pianista Dino Rubino, presidente dell’associazione Algos e direttore artistico del Monk Jazz Club. «Questo posto racchiude quello che noi cercavamo e l’abbiamo trovato, qui a Catania, in un posto bellissimo». 

Il vecchio jazz club Monk ospitato in un basso di via Scuto a Catania

«Palazzo Scammacca ci consente intanto una sala teatrale un po’ più grande con una capienza di 80 spettatori, una trentina in più rispetto al club di via Scuto, ma che non snatura affatto la nostra natura intima di un piccolo jazz club», aggiunge il trombettista e docente Giuseppe Privitera. Per Pietro Scammacca, parlando a nome della famiglia proprietaria dell’edificio, è «un modo magnifico per far vivere questo splendido contenitore culturale. Una sfida che raccogliamo dopo quattro anni di successo della collaborazione con l’associazione Algos attraverso la rassegna estiva “Jazz in vigna”».

«All’interno di Palazzo Scammacca il Monk non sarà più solo un jazz club ma un luogo di incontri, un vero e proprio centro culturale che vivrà di numerose attività che si possono realizzare solo qui», spiega Dino Rubino. «Oltre alle attività della stagione concertistica, ci saranno i laboratori tenuti da Giuseppe Privitera con i ragazzi delle scuole, ci sarà l’interazione con i ragazzi del Conservatorio di Catania, ci sarà l’apertura a band di altri generi musicali al di fuori dell’ambiente jazzistico. E poi ci sarà una resident band che garantirà un contatto più stretto con i talenti musicali del territorio. Tutto questo contribuirà a creare un palinsesto musicale di due/tre appuntamenti settimanali che si aggiungono al calendario della stagione concertistica. Al di fuori della formula canonica del concerto, un modo per avere il piacere di ascoltare e fare musica».

Da sinistra: Dino Rubino, Marco Ganascia e Giuseppe Mirabella

Venerdì 17 novembre si alza il sipario sul nuovo Monk. E che il piccolo jazz club una volta nascosto fra la Pescheria e Castello Ursino abbia fatto il salto di qualità lo confermano le tre repliche di venerdì 17 novembre, alle 21:30, e sabato 18 novembre alle 19 e alle 21:30, due delle quali “sold out”, forti quest’anno di ben 200 abbonati. 

Protagonista sul palco del nuovo Monk Jazz Club a Palazzo Scammacca sarà il trio formato da Dino Rubino al pianoforte e flicorno, dal contrabbassista catanese Marco Panascia, da anni cittadino newyorkese, e da Giuseppe Mirabella alla chitarra. Dopo diversi anni, Rubino, Mirabella e Panascia si sono ritrovati a suonare insieme e si sono confrontati dal vivo in un mini tour che ha già toccato Lecce, Matera e Torino. «Jazz e swing come ai vecchi tempi. Andiamo…», è il commento entusiasta di Dino Rubino.

La nuova sala concerti all’interno di Palazzo Scammacca

 «Siamo nella stessa formazione con cui suonavamo più di vent’anni fa ed è stato magico, come se avessimo smesso soltanto un giorno prima», gli fa eco Mirabella. «Anche se sono ormai cittadino americano a tempo pieno, le mie radici sono qui e mi fa sempre piacere suonare a casa», aggiunge Panascia, che si trasferì negli Usa a cavallo tra la fine del vecchio e l’inizio del nuovo millennio acquisendo la cittadinanza a stelle e strisce nel 2017.

Il prorompente e vitale virtuosismo di Panascia, il lirismo ed il rigore stilistico di Mirabella, il tocco, la bellezza interpretativa e la creatività di Rubino, si fondono in un unico suono. Un gruppo dalla forte impronta jazzistica a cui piace suonare ed approcciare gli standard con uno spirito creativo e libero. Un interplay quasi naturale, legato a un forte senso di amicizia che unisce questi tre musicisti straordinari. 

Da sinistra: Claudio Cusmano, Nello Toscano e Enzo Zirilli

La stagione 2023 del Monk proseguirà il 24 ed il 25 novembre con il concerto Remember to Remember del trio formato da Claudio Cusmano alla chitarra, da Nello Toscano al contrabbasso e da Enzo Zirilli alla batteria. Nell’omonimo album i tre musicisti rileggono in chiave jazz classici rock di artisti del calibro di Bob Dylan, Tom Waits, Eagles, Creedence Clearwater Revival, Elton John, Leonard Cohen e altri, brani che hanno segnato la loro adolescenza e formazione.

Stefano D’Anna

L’8 e 9 dicembre il Monk ospita il quartetto del sassofonista palermitano Stefano D’Anna,sul palco con Giuseppe Mirabella alla chitarra, Angelo Cultreri all’organo e Joe Santoroalla batteria.  

Il 15 e 16 dicembre, il ritorno gradito in Sicilia di Furio Di Castri ascoltato la scorsa estate insieme con Paolo Fresu, Dino Rubino e Luca Barbarossa nella rassegna “Jazz in vigna”. Il contrabbassista milanese suonerà con Dino Rubino al pianoforte e alla tromba, Giuseppe Asero al sassofono contralto e Mattia Barbieri alla batteria. I quattro riprenderanno Easy to love, progetto discografico del 1987 del compianto sassofonista Massimo Urbani condiviso allora con Di Castri, Luca Flores al piano e Roberto Gatto alla batteria. «Un disco che ha segnato indelebilmente la storia del jazz italiano». sottolinea Rubino. 

Il 22 e 23 dicembre il palco sarà del duo formato dal clarinettista trapanese Nicola Giammarinaro e dal fisarmonicista di origini nissene Roberto Gervasi

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