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Il “buco nero” nel Sanremo post-Covid

Se nel 2021 Colapesce e Dimartino introdussero il tema, quest’anno ben tre canzoni parlano più o meno apertamente del “male oscuro”: la depressione. “Supereroi” di Mr. Rain, “Lasciami” dei Modà e “Vivo” di Levante. «La pandemia mi ha dato il colpo di grazia», racconta Kekko Silvestre. Legato al post-parto il periodo buio vissuto dalla cantautrice siciliana

“Metti un po’ di musica leggera / Nel silenzio assordante / Per non cadere dentro al buco nero / Che sta ad un passo da noi”. Per primi a parlare a Sanremo del “buco nero” in cui, secondo l’Istat, sono caduti quasi tre milioni di italiani sono stati nel 2021 Colapesce e Dimartino in quella che, solo apparentemente, poteva sembrare una canzone leggerissima. Due anni dopo, trascorsi fra lockdown e incubo pandemia che hanno fatto registrare una impennata dei sintomi depressivi e in particolare fra i più giovani, appartenenti al target 18-34 anni, le canzoni sul tema aumentano. E la depressione, insieme con quelli della barriera fra i generi e degli amori più o meno tossici, diventa uno degli argomenti portanti della edizione numero 73 del Festival.

Mr. Rain, registrato all’anagrafe di Desenzano del Garda come Mattia Balardi

«Il festival di Sanremo non deve fare sempre e solo rima con amore», è convinto Mr. Rain, che debutta all’Ariston con un brano, Supereroi, con cui prova a superare i tabù, quelli legati alla depressione. Alla sua, in particolare. «Verso il 2019 ho passato un periodo molto cupo, durante il quale mi sono chiuso in me stesso, non uscivo più, non parlavo più con nessuno», racconta il trentunenne autore di Fiori di Chernobyl e Meteoriti. «Fino a quando, un po’ troppo tardi, ho capito che non possiamo salvarci da soli e ho chiesto aiuto. E i Supereroi sono proprio tutti quelli che trovano la forza e il coraggio di farsi aiutare. Nei momenti di difficoltà veniamo incoraggiati ad essere forti, ma essere forti non è una scelta. Chiedere aiuto invece è qualcosa che solo noi possiamo decidere di fare e questo ci rende tutti Supereroi». 

La parola depressione Mr.Rain (Mattia Balardi, all’anagrafe di Desenzano del Garda) la pronuncia poco, «non perché mi faccia paura, ma perché quando parlo di me, sono un disastro e mi emoziono. Faccio fatica a esternare quello che provo, lo faccio scrivendo canzoni». E Supereroi, scritta con Federica Abbate e Lorenzo Vizzini, «può piacere o no, ma è fondamentale portare questo argomento a Sanremo». 

La band dei Modi, al centro Kekko Silvestre

Kekko Silvestre dei Modà, invece, la maschera in una donna. Lasciami, titolo del brano con cui la band è in gara, è rivolto alla malattia, come spiega in una intervista al Corriere. «Ho scelto una metafora per lasciare libera l’interpretazione: la fine di un amore per essere universale o di una depressione per raccontare il mio vissuto».

Di essere caduto nel “buco nero”, Silvestre lo ha saputo «il 29 aprile 2021», ricorda con precisione. «Mi sono svegliato e non riuscivo a piegare le gambe. Pensavo fosse un’influenza ma dopo dieci giorni a letto ho temuto che potesse essere una malattia degenerativa. Mi ha visitato un neurologo e mi ha diagnosticato la depressione». Un nemico subdolo, che lo inseguiva da tempo. «Da anni avevo attacchi di panico prima dei concerti, ma sono andato avanti negando, mostrandomi forte anche per il senso di responsabilità verso la mia famiglia e i miei genitori. Ho accumulato troppo e il cervello alla fine mi ha bloccato il fisico. La depressione è un male oscuro che non si fa vedere e vive dentro di te», continua il frontman della band che per due volte è salita sul podio del Festival (nel 2011 con Arriverà in coppia con Emma e nel 2013 con Se si potesse morire).

La pandemia è stata il colpo di grazia. Quando sei in quello stato cerchi di tenere solo le cose che ti fanno sentire al sicuro: il solito ristorante, i soliti amici… Il Covid mi ha tolto anche quello

Kekko Silvestre

Poi la botta della pandemia. «È stata il colpo di grazia. Quando sei in quello stato cerchi di tenere solo le cose che ti fanno sentire al sicuro: il solito ristorante, i soliti amici… Il Covid mi ha tolto anche quello. Ci sono stati momenti non semplici, ricordo quando chi mi era vicino mi vedeva con lo sguardo perso nel vuoto… Quindi è arrivato il blocco fisico: un mese dopo, l’11 maggio, ho iniziato a curarmi. I farmaci sono il veleno di cui parlo nella canzone. All’inizio li vedi così, pensi che quelle medicine si diano ai pazzi. Mi vergognavo, ma lentamente sono tornato a vedere i lati positivi della vita».

Kekko Silvestre ancora non è uscito completamente dal buco nero. Prima il tour dello scorso anno e adesso il Festival sono altre tappe del percorso per il ritorno alla normalità.

Levante è la calatina Claudia Lagona, vissuta per quattordici anni a Palagonia

Sanremo assume lo stesso significato per Levante, la calatina Claudia Lagona, vissuta per quattordici anni a Palagonia. La rinascita dopo un periodo oscuro vissuto dopo aver dato alla luce la figlia Alma. «La depressione post-partum è qualcosa di cui non si parla abbastanza», ha detto in una intervista al settimanale Grazia. «Non hai il controllo delle emozioni, hai continui alti e bassi. Prima di rimanere incinta avevo paura del parto, che è stata invece un’esperienza meravigliosa. Ma del post-parto nessuno mi aveva raccontato nulla. Ed è stato un periodo di buio e di grande solitudine, quella che io ho definito una “solitudine della maternità”, che è inevitabile, perché fai i conti con la vita di un bambino che dipende da te, una cosa stupenda e di grande gioia, ma questa fase di gioia si alterna a dei momenti di buio molto profondo, in cui le donne hanno bisogno di non essere lasciate sole… dopo il parto abbiamo bisogno di supporto. Mi dicevo: “Non mi riconosco più. Tornerò di nuovo io?” Non capivo se la gioia che provavo per Alma potesse contaminare tutto il resto».

Al centro del brano c’è l’ambizione di riprendere possesso della propria vita, in un elenco serrato di desideri che raggiunge il culmine in un grido liberatorio carico di tensione vitale

Levante

Vivo, il titolo della canzone della cantautrice siciliana che a Sanremo aveva debuttato nel 2020 con Tikibombom, esprime tutte queste sensazioni e vuole essere una canzone di rinascita. «Al centro del brano c’è l’ambizione di riprendere possesso della propria vita, in un elenco serrato di desideri che raggiunge il culmine in un grido liberatorio carico di tensione vitale. Riappropriarsi di mente e corpo, avere la sensazione di poterli ancora amare, nonostante la trasformazione repentina, e gioirne, significa potersi sentire ancora magicamente vivi. Il brano racconta del desiderio di rinascita, e l’ho scritto a un mese dal parto. Ero in questa stanzia buia, dove ci si ritrova appena madri, avevo voglia di riconquistare il mio corpo e la mia vita. Voglio avere passione e riprendermi tutto».

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