Storia

Addio Tom Verlaine, anticipò la new wave

Il cantautore, poeta e chitarrista americano amato da Patti Smith aveva 73 anni. Con i Television inventò uno stile che sarebbe stato ripreso da tutte le band venute dopo il punk. L’album “Marquee Moon” è una pietra miliare nella storia del rock. Nel 2008 venne in tour in Sicilia e mi confessò la sua amarezza per la tiepida accoglienza che i suoi album avevano avuto sul mercato

Tom Verlaine, frontman, cantautore e leggendario chitarrista della band newyorkese Television, è morto all’età di 73 anni. Ad annunciare la notizia è stata Jesse Paris Smith, figlia di Patti Smith, che ha dichiarato che l’artista è deceduto «dopo una breve malattia».

Thomas Miller, alias Tom Verlaine, come Bob Dylan era arrivato a New York dalla provincia, Denville, New Jersey. E, come il menestrello di Duluth, aveva pescato un nome d’arte nel campo letterario («ma non avevo mai letto Verlaine: mi piaceva il suono»). Si era messo a scrivere poesie con l’amico Richard Hell (altro nome d’arte, «scelto insieme una notte, come doveva poi accadere per Television»), per diventare capostipite della scena punk/new wave ante-litteram e lasciare, nonostante il breve spazio di due album (il leggendario Marquee Moon e Adventure), una traccia indelebile nella storia del rock.

Lui veniva dal jazz. Aveva iniziato a studiare pianoforte in tenera età ed era passato al sassofono dopo aver ascoltato un disco di Stan Getz. Ma amava gruppi come Who, Stones, Doors, Velvet, Them. Così raccontava la sua svolta: «Un giorno camminavo per la Bowery a New York e capitai di fronte a un bar di country e bluegrass, il Cbgb. Entrai ed era un bordello: un paio di ubriachi, un cane che cacava dappertutto. Ma c’era un ottimo impianto. Chiesi al padrone se si poteva suonare. M’invitò a una audition e, anche se non so come, gli piacemmo. Ci disse che potevamo suonare per due mesi una volta a settimana, ma dovevamo pagarci da soli la pubblicità. Decidemmo di provarci sul serio. Patti Smith, che a quei tempi era ancora una poetessa e una critica, scrisse un paio di buone recensioni e la gente cominciò a venire al club».

Tom Verlaine e Patti Smith

Si stava avvicinando la metà degli anni Settanta, quando i Television inventarono quello che il suo autore chiama “tension&release”, ovvero costruire una tensione, che non sempre veniva risolta, a volte solo prolungata indefinitivamente. E cantati laceranti, quasi da psicodramma, almeno quanto il suono appuntito della sua chitarra. Una chitarra che – come scriveva Patti Smith – «suonava come migliaia di uccelli urlanti». Marquee Moonrappresentò davvero quello che i Television cercavano: un rock che, a differenza dei Ramones o Lenny Kaye/Patti Smith, non fosse ossessivo, ma più musicale, più sincopato, più sofisticato.

I Television non sono mai morti, poiché Verlaine ne ha continuato la saga senza quasi mai fallire il passo. Con i suoi dischi solisti ha confermato la propria statura di “auteur” del rock, intento a esprimere profonde emozioni interiori e a esplorare i mezzi armonici che meglio glielo consentono. I suoi album sono raccolte di canzoni ispide, pulsanti e melodiose, recitate con voce sofferta e tremante, punteggiate dagli assoli di chitarra più metafisici della storia del rock. In esse Verlaine ha fuso simbolismo, pop-art, psichedelia, free-jazz e folk-rock. Il suo è un rock colto e adulto che in realtà non ha mai avuto molto in comune con il velleitarismo dei punk. Le sue storie sono sempre calate nell’allucinante depressione metropolitana, dominata da un senso straziante e quasi epico di dolore perenne, o in un fiabesco mondo onirico che funge da valvola di sfogo, popolato di taumaturgiche fate.

La sua parabola iniziò la fase discendente quando la new wave virò verso il pop, e più che l’eccellenza contava il ritornello accattivante. Motivo per cui in classifica non è mai apparso. «Non mi sarebbe dispiaciuto vedere i due album dei Television fare un po’ meglio di quello che hanno fatto». Mi confessò una notte ai Mercati Generali di Catania dove si era esibito. «Sono entrati, saliti fino al 170esimo posto circa, e spariti. Non si può parlare di grande successo commerciale, no?».

No. Tant’è che Tom Verlaine ritornò al suo primo amore, la poesia, continuando a incidere ed a fare concerti senza voler aver più nulla a che fare con lo show-business. Una clausura dalla quale uscì ancora una volta con la complicità della sua prima fan, Patti Smith, che gli organizzò un tour nel nostro Paese, con tappe il 17 aprile del 2008 ai Mercati Generali di Catania e l’indomani ai Candelai di Palermo. Si presentò in duo, in compagnia di Jimmy Rip, con il quale stava cercando di ricostituire i Television. Progetto che non andò in porto.

Mike Scott dei The Waterboys ha twittato: «Tom Verlaine è passato oltre quello che il suo modo di suonare la chitarra ha sempre accennato. Era il miglior chitarrista rock and roll di tutti i tempi e, come Hendrix, sapeva ballare dalle sfere del cosmo al garage rock. Ciò richiede una grandezza speciale. Ho sentito suonare Tom Verlaine per la prima volta in Hey Joe e Break It Up di Patti Smith e in Little Johnny Jewel dei Television, il modo di suonare la chitarra più incredibile e ultraterreno. Jazzblown, fantastico, ispirato. Mai superato, mai eguagliato se non da lui stesso».

Stuart Braithwaite della band Mogwai ha twittato: «Devastato da questa notizia. Tom Verlaine è stato un vero grande. Il suo ruolo nella nostra cultura e l’assoluta bellezza con la chitarra elettrica erano assolutamente leggendari. Nomina dieci minuti di musica buona come Marquee Moon. Non puoi. È perfetto. Riposa in pace Tom».

Riposa in pace Tom.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *