Interviste

I mondi musicali di Cassandra Raffaele

La “cantora” di Vittoria venerdì 10 marzo in concerto al Centro Zō di Catania per presentare lo straordinario “Camera Oslo”, uno dei migliori album del 2022. Un disco “cinematografico” nel quale l’Italia di Ennio Morricone e di Carmen Consoli s’incontra con l’Inghilterra dei Rolling Stones e dei Beatles, il cantautorato con il trip hop ed il nu-soul. Il percorso inglese con il trio EnnieLoud tra Erykah Badu e i Portishead e il progetto solista in patria. «Sei libera quando hai lo spazio per esprimere questa libertà, ma in Italia non sempre hai la possibilità di accedere a un palco». «Qui per sfondare le donne devono essere superiori alla media degli uomini, che è molto mediocre»

La prima volta che ho conosciuto Cassandra Raffaele è stato nel 2015, in occasione della pubblicazione dell’album Chagall. Lei veniva da una esperienza nel team di Elio (delle Storie Tese) a “X Factor 2010” e, soprattutto, dal debutto discografico con La valigia con le scarpe del 2014, che era stato candidato alla Targa Tenco nella sezione Miglior Opera Prima. Si presentò come la “cantora” di Vittoria, spiegando di aver «voluto aggiungere una nota letterale di “bellezza” alla definizione di cantautore. Alla maniera dei poeti greci che per rendere piacevole l’ascolto delle loro poesie aggiungevano le note musicali, così definisco quelli che usano la musica per dire, a volte, contenuti anche non facili. Io perseguo questa strada di semplicità e leggerezza».

E la semplicità e la leggerezza, insieme con l’ironia, la ricerca musicale e la certosina sperimentazione strumentale, caratterizzano Chagall, un disco divertente, variegato, intelligente, che vanta collaborazioni con Elio e Brunori Sas. Insomma, la “cantora” sembrava proiettata verso importanti traguardi. Invece, dopo un lungo tour di promozione durato quasi due anni, è scomparsa dai radar. 

«Era appena finito il tour di Chagall, quando mi si aprì una opportunità a Londra, alla quale non potevo rinunciare», racconta otto anni dopo Cassandra Raffaele. «Così ho messo in stand-by la mia carriera solista e mi sono trasferita sulle rive del Tamigi».

EnnieLoud è il progetto che ha dirottato il percorso artistico e personale di Cassandra oltre la Manica. «Un trio di alternative, neo-soul, indie-pop con una cantante che sembra un incrocio tra Erykah Badu e i Portishead», come veniva presentato dalla stampa britannica. «Un trio che spaziava tra il soul, l’elettronica e il trip hop, che sono tra i miei riferimenti musicali», riprende l’artista siciliana. «Abbiamo pubblicato due singoli e fatto tantissimi concerti. Tutto quello che non riuscivo a fare in Italia, lì diventava facile. Se qui devi avere gli agganci giusti, le amicizie, le conoscenze, a Londra avevo più possibilità di trovare un’agenzia che ti organizzava i concerti. Per carità, anche lì ti sbattono la porta in faccia, ma c’è una maggiore apertura. Ti prestano ascolto, si interfacciano con te per indicarti le vie da seguire. E, grazie a queste dritte, sono riuscita a crearmi una fanbase ed a trovarmi headliner davanti ad Arlo Parks, quando ancora era una ragazza timidissima».

Poi è scoppiata la pandemia. Che ha rappresentato un momento spartiacque per molti. Anche per Cassandra. Si spengono le luci sui palchi, le attività concertistica si bloccano, e per artisti che vivono sui “live” è un dramma. La “cantora” mette in stand-by il progetto inglese e torna in patria per riaccendere quello da solista. Lo scorso anno entra fra gli otto vincitori di Musicultura e pubblica il meraviglioso Camera Oslo, uno dei migliori album del 2022, nel quale s’incontrano tutti i mondi di Cassandra: l’Italia di Ennio Morricone e di Carmen Consoli, l’Inghilterra dei Rolling Stones e dei Beatles, il cantautorato e il nu-soul. 

Il sofferto trip hop di La mia anarchia ama te (uscito anche in versione inglese) e il titolo dell’album si ricollegano all’avventura londinese con il trio EnnieLoud. «Ennie è un nome nordico ispirato dal mio vissuto da neonata a Oslo, loud il rumore che avevo dentro e volevo fare uscire», spiega.

L’album si apre con «il rumore della puntina di un giradischi che accarezza un vinile dal suono ipnotico. Una donna si risveglia in una camera d’hotel ad Oslo negli anni Settanta. È Cassandra. Confusa, si sdraia sul tappeto mentre un fascio di luce trasforma il soffitto in uno schermo che proietta immagini sfocate», come descrive sul suo sito. «Sono io, la Cassandra del 2022 che mi risveglio», mette a fuoco come una regista. «Mio padre suonava la batteria in una orchestra di musica internazionale che girava tutta l’Europa esibendosi nei night-club, negli alberghi. Quindi, molti giorni li trascorreva all’estero. Quando io avevo appena un anno, mia madre decise di seguirlo nella tournée nei Paesi scandinavi. Questi ricordi di Oslo, della neve, di camere d’albergo dove vivevamo, si sono riaffacciati come flash forse per i racconti di mia madre o per quella tazza di tè bollente che mi cadde sulle gambe. O forse per tutti quegli oggetti vintage che c’erano nello studio analogico dove ho registrato. Un’esperienza forte per una sensibile come me, che mi ha dato un motivo in più per colorare l’album di un’esperienza familiare, emotiva».

L’album è costruito come un film a episodi, «ogni canzone è una storia legata a quella successiva, ognuna però ha una sua connotazione musicale originale». E, oltre a Cassandra, fra i personaggi della narrazione incontriamo Giovanna, «una ragazza che balla in un locale» che, il giorno dopo il suo compleanno, «ancora intontita dalla musica e dall’alcol, si ritrova su un treno, direzione Oslo, dove ad attenderla troverà il suo ragazzo». «È un omaggio alle donne di quegli anni, i Sessanta. Una canzone che parte da mia madre fino alle lotte per l’emancipazione delle donne. È anche un momento scanzonato del disco. Attraverso le canzoni mi sono messa a nudo, alla ricerca di risposte personali».

E queste risposte le hai avute? Hai trovato quel posto nel mondo che cerchi nel brano La Libertà?

«Sì», ride. «Ho trovato diversi angoli nel mondo in cui sentirsi a casa. E fra questi spazi c’è la musica. Ho cambiato case tante volte, ho viaggiato, ma quando salgo sul palco e canto io mi sento a casa». 

Come canta nella conclusiva Sarà successo, «che è stata la canzone dalla quale è nato tutto l’album»: «È notte, Cassandra passeggia da sola per le strade di Bologna. È quasi Natale, fa molto freddo. Camminando si ritrova in una sala giochi stranamente vuota, ma con un palco pronto. Ci sale sopra, prende in mano un microfono ed inizia a cantare».

Ed hai guarito il dolore più profondo, come speri sempre in La libertà?

«No, quello è una terapia continua, legata allo spazio. Sei libera quando hai lo spazio per esprimere questa libertà. Io posso avere mille canzoni, ma devo avere un palco per farle ascoltare».

Questo spazio in Italia è negato?

«Non si tratta di negare. È un modo di approcciarsi all’arte. In Italia è assente il booking che possa accogliere anche lo sconosciuto. A Londra c’è più curiosità. Qui manca l’apertura mentale e c’è troppa pigrizia: si preferisce raccogliere quanto cala dal tetto».

In questo contesto, le donne incontrano più ostacoli rispetto agli uomini?

«L’uomo dovrebbe emanciparsi e accettare l’evoluzione della donna. Ancora c’è un botto di cose da fare. Anche nella musica. In Italia prevalgono i cliché: la donna deve rispondere a determinati canoni di bellezza e, soprattutto, esiste una deadline basata sull’età, superata la quale le donne dovrebbero rispettare il fermo biologico. La stessa attenzione sull’età e sull’aspetto fisico non si pone nei confronti dei colleghi maschi. A Londra io non avevo 20 anni quando mi presentavo alle agenzie, non ho mai sentito chiedermi “quanti anni hai?”, semmai “cosa fai?”. In Italia per sfondare le donne devono essere superiori alla media degli uomini, che è molto mediocre».

Il Camera Oslo tour, dopo aver toccato i club e i circoli delle principali città italiane, venerdì 10 marzo farà scalo al Centro Zō di Catania. Cassandra (voce, chitarra acustica ed elettrica, pad) sarà accompagnata sul palco da Cristian Falzone alla batteria, Francesco Grillo al basso e Simona Malandrino alla chitarra elettrica. Tra gli ospiti la piccola orchestra di ukulele Swing the Blues, formata da Antonello Giordano (ukulele tenore), Massimiliano Coria (ukubass) e la stessa Cassandra che suonerà l’ukulele soprano. In apertura due raffinate artiste siciliane: la cantautrice catanese Anita De Luca e la chitarrista compositrice Simona Malandrino che presenterà il suo nuovo album. 

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