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I Coldplay danno eco alla protesta iraniana

Durante i concerti a Buenos Aires, trasmessi nei cinema di tutto il mondo, tranne a Teheran, Chris Martin e soci hanno cantato “Baraye”, la canzone diventata colonna sonora della rivolta delle donne nel Paese arabo 

Un inno di protesta iraniano, diventato la colonna sonora della rivolta nazionale, è stato nuovamente messo sotto i riflettori internazionali durante il fine settimana, quando i Coldplay hanno eseguito una cover e l’hanno trasmessa dal vivo in tutto il mondo. La band britannica ha suonato la canzone, Baraye, a Buenos Aires, in Argentina, venerdì e sabato sera all’inizio del loro tour mondiale. Con Chris Martin e soci sul palco, l’attore iraniano esiliato Golshifteh Farahani che cantava in farsi. Il concerto di venerdì è stato trasmesso in streaming via satellite nei cinema di 81 Paesi, ma non in Iran, dove suonare o cantare la canzone potrebbe portare all’arresto.

Baraye, che significa “Per…” o “A causa di…”, è stato scritto da uno dei musicisti più famosi dell’Iran, Shervin Hajipour, con versi tratti da trentuno messaggi che i cittadini avevano pubblicato online condividendo la loro miseria ed il loro dolore. Hajipour canta testi tra cui “ballare per le strade”, “per ogni volta che abbiamo avuto paura di baciare i nostri amanti” e “per le donne, la vita e la libertà”, un canto usato frequentemente durante le proteste. Alcuni giorni dopo che la canzone era stata pubblicata ed era diventata virale, il venticinquenne è stato arrestato e la sua canzone è stata cancellata da Instagram. In seguito, è stato rilasciato su cauzione ma è rimasto in silenzio. La sua musica, tuttavia, ha cominciato a fare il giro del mondo, condivisa sui social, con altri video che mostravano Baraye cantata da studentesse iraniane a tutto volume dai finestrini delle auto a Teheran oppure durante proteste di solidarietà in tutto il mondo. Ha ricevuto decine di migliaia di candidature per un Grammy Award che onora la musica dedicata al cambiamento sociale.

L’Iran è attanagliato dalle proteste dopo la morte in custodia cautelare, il 16 settembre scorso, di Mahsa Amini, una ventiduenne di origine curda, arrestata a Teheran dalla “polizia della moralità” per il velo indossato in modo non corretto. Amini sarebbe stata picchiata, portata in ospedale in coma e poi morta. Da allora, le proteste guidate dalle donne sono state accolte con violenza dalle autorità, con almeno 270 morti e 14.000 arrestati, secondo il gruppo Human Rights Activists in Iran. Giunti alla loro settima settimana, le manifestazioni sono diventate una vera e propria rivolta studentesca contro il regime che non mostra segni di resa.

Al concerto di sabato, il cantante dei Coldplay Chris Martin ha detto al pubblico che in Iran «le giovani donne e i giovani stanno combattendo per la loro libertà, per il diritto di essere se stessi». Dopo aver invitato Farahani sul palco, ha detto ai fan: «Potrete non conoscere questa canzone, ma dobbiamo darle tutto perché la manderemo con amore da qui in Iran». Durante l’esibizione, è stato trasmesso il video originale di Hajipour che cantava la canzone. Il filmato del concerto è stato ampiamente condiviso dagli iraniani sui social media, sebbene le restrizioni del governo su Internet rendano difficile verificare gli account all’interno del Paese.

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