1. “Leuca” – Rachele Andrioli
La voce dell’artista di Santa Maria di Leuca è fuoco potenza luce calore emozione. Offre una strepitosa interpretazione della poesia di Rina Durante Luna otrantina, strabilia quando si sdoppia in Tutt’egual song’ e criature, dove la si può scambiare per Enzo Avitabile, sembra una nuova Violeta Parra quando riprende il Manifiesto di Victor Jara. Perché Rachele Andrioli è talmente brava da saper spaziare tra la musica tradizionale e il ruolo della cantautrice, dalla musica radicata nel Salento alla world music, al jazz. In Finisterrae, il brano che chiude l’album, incrocia la sua voce con quelle di Ugia Pedreira, galiziana di Vilaronte, e di Elsa Corre, bretone di Douarnenez, donne che vivono e cantano nelle Leuca di Spagna e Francia. Un album che sa di mare e di terra, attraversato dal forte vento della femminilità del Coro a Coro, ensemble di quaranta donne e progetto di canto popolare condiviso. La fine, l’inizio. La morte, la vita. Leuca, appunto.
Leuca, il capo, come fine o un inizio. È una questione di prospettive. Leuca è una ripartenza per Rachele Andrioli che qui c’è nata, 33 anni fa. «Dove il mondo muore ho seminato la mia voce» dice in De Finibus Terrae, un canto appreso dal mare. «A Leuca ho avuto la percezione del tempo che scorre e della vita», spiega. «Ho compreso che non era una fine, ma una terra che piano piano stava crescendo».
Leuca come approdo e partenza. Terza porta d’oriente, con Otranto e Gallipoli. Da qui salpavano i romani per il Medio Oriente, qui approdarono turchi e spagnoli. Come il nonno di Rachele Andrioli, ammiraglio spagnolo. Qui continuano a sbarcare migranti «che ci condizionano e ci influenzano»: dagli albanesi, come Radi Hasa, il cui violoncello risuona in Te spettu e Luna otrantina, agli indiani, cingalesi, pachistani, vicini di Rachele nella casa nel centro storico di Lecce. «Nei due anni di pandemia ho condiviso molto con loro».
Leuca è la parola chiave, il gesto che orienta, lo sguardo che mira dentro, una continua ricerca del germoglio nella terra, della conchiglia in un immenso mare. La terra lascia il suo battito musicale al mare.Rachele non è una sirena. Non è bionda, tutt’altro. Ma è Fimmana de mare, donna d’Oriente. «Essere una donna ai confini di una terra mi fa sentire come quando riesco a scorgere le montagne dell’Albania quando soffia il vento di tramontana. Essere una donna alla fine della terra per me significa respirare nel mare l’apertura verso il mondo».
Leuca è un nome femminile. È donna. E il vento della femminilità soffia forte spinto dalle voci del Coro a Coro, ensemble di quaranta «donne che amano cantare», come le definisce Rachele. Un progetto di canto popolare condiviso che l’artista di Leuca conduce tra Lecce e Palermo. Donne di tutte le età e provenienze, appassionate di canzoni popolari, che vede le partecipanti formare un cerchio dal quale promanano parole e sonorità coinvolgenti e trascinanti. «Quando formiamo quel cerchio un po’ magico proviamo tutte una sensazione di benessere individuale e collettiva, diciamo che questa forma di canto è terapeutica»,sottolinea Rachele. «Cantare aiuta a dimenticare i problemi, ad avere maggiore fiducia in noi stesse, ci fa sentire più forti in un’epoca dove l’emancipazione della donna è tuttora messa troppo spesso in discussione. Il coro lenisce, cura. Lo stare insieme ci fa sentire tutte uguali».
Leuca come macchia mediterranea, ulivi, muri a secco tipici della penisola salentina. E alberi di noci. «Dove cresce il noce è nata la mia voce», canta ancora in De finibus terrae. «Perché dove abitavo io, a Salve, c’era un giardino di aranci che cresceva all’ombra di un enorme albero di noci. Mio padre mi diceva che non potevo entrarci perché era un giardino segreto. Io allora pensai: “Se non potevo raggiungerlo, potevo fargli arrivare la mia voce con il canto”. E fu quella la prima volta in cui cantai». A quel giardino è rimasta legata, tanto da ricrearselo, nel suo piccolo, anche nella casa di Lecce. «Ho l’orto, allevo galline e tartarughe, ed ho tre gatti», ride solare.
Infine, ricapitoliamo tutta la Top20 del 2022:
1. “Leuca” – Rachele Andrioli
2. “Maresia” – Fabrizio Piepoli
3. “Anatomia popolare” – Ezio Noto
4. “Cool It Down” – Yeah Yeah Yeahs
5. “Ants From Up There” – Black Country, New Road
6. “Skinty Fia” – Fontaines D.C.
7. “The Overload” – Yard Act
8. “Natural Brown Prom Queen” – Sudan Archives
9. “Dragon New Warm Mountain I Believe In You” – Big Thief
10. “Dropout Boogie” – Black Keys
11. “A Light for Attracting Attention” – The Smile
12. “I giorni migliori” – Cordepazze
13. “Ossario” – Marsili
14 “Atto I: il faro dei perduti” – Cyrano
15 “La notti triunfanti” – Michela Musolino
16 “Preacher’s Daughter” – Ethel Cain
17. “Wet Leg” – Wet Leg
18. “Ugly Season” – Perfume Genius
19 “Being Funny in a Foreign Language” – 1975
20. “Household Name” – Momma