Disco

I 20 migliori album del 2022: da 20 a 16

È stata particolarmente difficile la compilazione della Top20 con i migliori dischi usciti nell’anno che sta per concludersi. Non per quanto riguarda i primi tre posti, mai in discussione, ma per quelli dal terzo in giù. E questo perché, a parte quelli sul podio, tutti gli altri si equivalgono e la differenza è basata su piccoli dettagli. Potremmo dire che dal quarto posto sono tutti ex aequo. Ho cercato di abbracciare tutti i generi, grande assente il jazz ormai omologatosi sullo scontato contemporary. Ovviamente, questa classifica è stilata sulla base dei miei gusti, che possono non essere condivisi. Cominciano a svelare la classifica dei migliori album del 2022 dal ventesimo al sedicesimo posto:

20. “Household Name” – Momma

Le idee sono abbondanti, i riff massicci: è un disco che sembra fatto su misura per sfrecciare lungo le autostrade con i finestrini abbassati in un giorno d’estate con gli amici. La band non è timida riguardo alle proprie influenze: nominano canzoni di Pavement e Smashing Pumpkins nei loro testi, indicano i Nirvana e Liz Phair nelle interviste. Ed è vero che gran parte del disco si sente fortemente in debito con l’alt rock degli anni Novanta: l’impennata solista che apre Lucky non sarebbe fuori luogo in Siamese DreamRockstar perfeziona il grunge dinamico e melodico, incanalando le dinamiche rumorose e silenziose dei Pixies, e Brave avrebbe potuto inserirsi comodamente tra Good e You Oughta Know  in una playlist nostalgica degli anni Novanta. Ma Household Name è molto più della somma delle sue influenze. L’album trasuda una sicurezza di sé che richiede alla maggior parte delle band intere carriere per attingere una spavalderia e una vivacità contagiose. Le Momma sono vere rockstar.

19. “Being Funny in a Foreign Language” – 1975

«Mi dispiace se sei vivo e hai 17 anni», canticchia Matty Healy sui pianoforti che aprono in stile The Who l’ultimo album della sua band The 1975. Anche se “vitriol” fa rima con “Aperol”, Healy è chiaramente sincero nella sua disperazione per il mondo che stiamo lasciando alle prossime generazioni. The 1975 sono uno dei gruppi rock più entusiasmanti dell’ultimo decennio. Con questo nuovo lavoro si riconfermano in prima linea nel pop-rock degli anni Duemila, fondendo insieme le trame e le idee musicali dei successi soft-rock di tre decenni fa con la sensibilità moderna in un modo che suona immediatamente familiare, ma allo stesso tempo distintivo. 

18. “Ugly Season” – Perfume Genius

Con Ugly Season, Mike Hadreas, alias Perfume Genius, abbandona il mondo soleggiato del suo album precedente per scendere in uno cavernoso e misterioso. «Nessun motivo, nessuna fioritura, dove ti sto portando», canta, entrando in un regno scricchiolante, vasto e brulicante di creature oscure. All’interno di queste grotte, c’è un raggio di luce nella dolciastra Pop Song, un corridoio vuoto nel jazz scheletrico di Scherzo, un rumore errante nel rombo di Hellbent. Come colonna sonora del suo esperimento di danza moderna, Ugly Seasonpotrebbe inizialmente sembrare solo un progetto secondario, ma in questi recessi si scopre un Perfume Genius nella sua forma più maestosa. 

17. “Wet Leg” – Wet Leg

Ci sono molti modi per presentarti mentre ti immergi nella storia del rock & roll. Si scopre che uno di quei modi è urlare: «Sono andato a scuola e ho preso il Big D!. Il duo britannico Wet Leg ha fatto colpo a sorpresa l’anno scorso lanciando due singoli bomba uno dopo l’altro, Chaise Longue e Wet Dream. Sono esplosi dall’oggi al domani con una formula perfetta: ronzio di chitarra postpunk, battute sarcastiche beffarde su sesso adolescenziale. Rhian Teasdale e Hester Chambers provengono dall’isola di Wight, dove hanno preso la decisione casuale di fondare la loro band mentre viaggiavano insieme su una ruota panoramica. Anche loro stesse pensano che sia strano come siano diventati così famosi così in fretta. Due donne con le chitarre, feroci, fredde, arroganti, vigorose, divertenti, per nulla pentite. Sono gli avventurieri del rock più entusiasmanti degli ultimi anni.

16 “Preacher’s Daughter” – Ethel Cain

In settantacinque estenuanti minuti, Hayden Anhedönia ripercorre la vita del suo personaggio di Ethel Cain: una storia di abusi sessuali e schiavitù, fidanzati assenti, rapimenti e, nelle tracce finali dell’album, morte prematura. È un romanzo di formazione nebuloso, psichedelico, gotico, terribilmente lento, musicalmente e concettualmente meticoloso nella sua costruzione del mondo. Cain non avrebbe potuto concepire un’introduzione più sorprendente: un debutto da star che si crogiola nella propria alienazione. 

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