Storia

“Groovebag”, la radio torna alle origini

Il dj siciliano Emilio Ruffo Jr ripropone una conduzione e una impaginazione vecchio stile, presentando e raccontando la musica: «Perché oggi le trasmissioni sono soltanto un mix di brani senza commento». E fa bingo: il suo  programma distribuito perfino in Australia. «“Finalmente c’è qualcuno che fa informazione”, mi dicono i direttori delle emittenti»

Finalmente la musica torna a essere presentata, raccontata, spiegata ai microfoni della radio. Un’abitudine che si era persa ormai dagli anni Novanta, dalla fine delle radio libere, ma libere veramente come cantava Eugenio Finardi, e con l’avvento dei network omologati alle mode musicali. A riportare indietro le lancette del tempo è Emilio Ruffo Jr, decano dei dj siciliani, musicista, conduttore radiofonico, esperto di musica, nonché titolare della rubrica Groove addicted su segnalisonori.it. 

E del miglior groove va continuamente alla ricerca Emilio con la sua trasmissione, non a caso intitolata Groovebag (storie di musica black e jazz di ieri e di oggi), una libera trasposizione del titolo di uno storico album di Miles Davis, Bags’ groove. Il groove è il suo pallino fisso fin dai suoi inizi, negli anni Settanta, ai microfoni di Radio Regione 100, sia come componente del trio easy jazz Da Black Connection con il quale pubblicò nel 2004 l’album Moody Voyage, che ottenne un discreto successo di pubblico e critica.

Sulla sua strada, però, c’è sempre stato un episodio che lo ha costretto a cambiare percorso o far slittare i progetti in mente. Nei Settanta «dopo gli esordi a Radio Regione cominciai a lavorare a Radio Milano Ticinese, l’emittente di Gino Bramieri», racconta. «Quell’esperienza mi fece crescere moltissimo e mi consentì di affacciarmi a Radio Popolare. Ma, proprio quando cominciai a inserirmi, arrivò la notizia della morte di mio padre e fui costretto a tornare a Siracusa».

Emilio è costretto ad accantonare la sua passione o, comunque, a trascurarla per tutti gli anni Ottanta e Novanta. È all’alba del nuovo millennio che torna prepotente il richiamo del groove. Prima sotto forma di trio, con il soul man Fabio Puglisi e il jazzista Claudio Giglio. Due anime un po’ diverse fra loro, che convivevano scomodamente nella formazione Da Black Connection. «Fabio andò via per dedicarsi a una sua etichetta di nu-soul, di Claudio ho perso le tracce», ricorda con un po’ di amarezza Emilio Ruffo. Un’altra occasione persa.

Emilio Ruffo Jr

Adesso allo scoccare dei sessant’anni e passa e con la tranquillità della pensione, il “cacciatore di groove” sta cercando di riprendere il filo dei discorsi lasciati interrotti. Cominciando con il primo amore: la radio. Nel suo studio casalingo ha cominciato a registrare la sua rubrica Groovebag con grande professionalità per poi proporla a emittenti del circondario e non solo. «Non ci crederai, ma è stato un successo», si entusiasma. «Oggi la mia trasmissione va in onda su sei stazioni radiofoniche, una delle quali in Australia. Non solo, quando la propongo, molti direttori si meravigliano: “Finalmente c’è qualcuno che fa informazione”, commentano». 

E questo era proprio il cruccio di Emilio, «cresciuto ascoltando prima Radio Luxembourg e poi formandomi all’ascolto di Raistereonotte, prima di crescere con le radio libere», spiega. «A quel tempo si faceva informazione, ogni brano veniva introdotto, spiegato, si riscostruiva la genesi di un pezzo, di un genere, la carriera di un artista. Oggi, invece, le trasmissioni sono soltanto un mix di brani senza commento, un intermezzo fra una parola e l’altra, un sottofondo. Forse anche perché nella musica di oggi non ci sono contenuti».

Groovebag è impaginato come se fosse un settimanale specializzato d’informazione. Oggi, forse, lo chiameremmo podcast, tanto di moda. «All’interno dell’ora di programma c’è un album del mese del quale faccio ascoltare due brani alla settimana, c’è una parte storica e poi ci sono le novità discografiche, che non sono quelle delle Major ma di etichette indie», descrive il programma Emilio. «Ci sono riferimenti anche alla musica italiana, come momenti di revival, anche se vado sempre a cercare i brani meno conosciuti di un album famoso». Un programma groove-oriented, con molto easy jazz, soul, funky, r&b, «ma che non disdegna il primo Lucio Battisti, legato al soul e al jazz, o Adriano Celentano», con grande spazio a talenti emergenti, artisti di nicchia.

Gilles Jérôme Moehrle MBE, meglio conosciuto come Gilles Peterson, DJ e proprietario di un’etichetta discografica

Il suo modello è quel Gilles Peterson che inventò l’acid jazz. «È la mia stella polare sia nella conduzione sia nell’impaginazione. Il dj inglese ha sempre promosso la musica indie, ha scoperto e lanciato tanti talenti». Il fiuto del “cacciatore di groove” li accomuna.

Per chi volesse ascoltare Groovebag (storie di musica black e jazz di ieri e di oggi), questi sono gli appuntamenti: lunedì su Radio Blu Italia alle ore 16:00; martedì su Radio Top One alle 16:30; mercoledì su Voyager Station Web alle 20:00; venerdì RG Radio alle 21:00; sabato RadioRegione100.it alle 16.30; infine domenica su Radio della Bassa alle 8:30. 

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