Disco

Groove addicted: Ivan Neville

L’artista di New Orleans dopo diciannove anni torna con un disco e fa centro. Un cast di grandi ospiti, da papà Aaron allo zio Cyrille, e poi Bonnie Raitt, Michael McDonald, Trombone Shorty e Dave Shaw

Siamo così arrivati alle seconde generazioni dei grandi artisti, che hanno “segnato” la grande musica black.

Ivan Neville, per la verità, non è un giovine virgulto, avendo 63 anni. Ma appartiene appunto alla “seconda linea”, per dirla nel gergo di New Orleans, di una delle più importanti famiglie del soul/funk a stelle e strisce (ricordo anche gli Isley Brothers). È figlio di Aaron Neville e nipote degli altri fratelli Neville, cantante e polistrumentista, anche di New Orleans ed è immerso quindi nell’humus musicale e culturale di questa splendida città della Louisiana distesa sulle sponde del Mississippi. La sua carriera di fatto inizia nel 1988 con un singolo di successo Not just another girl e l’album che la contiene, Anchestors Could See Me Now. Negli anni a seguire, fino al 2004, soltanto tre album, tante collaborazioni con altri artisti e con le produzioni di famiglia. 

Nel 2003 mette su una sua band personale, Dumpstaphunk, nella quale innerva l’energia del rock con le concezioni ritmiche del funk e le liriche della musica soul. Con questa formazione produce quattro album, altamente consigliati da chi vi scrive. Attivissimo già all’indomani della catastrofe Katrina che colpì la Crescent City nel 2005, con operazioni volte a trovare fondi per aiutare la popolazione ed alla ricostruzione attraverso la Tipitina’s Foundation insieme ad altri musicisti della Louisiana. Perciò va segnalato anche l’album Sing Me Back Home che registrò insieme ai New Orleans Social Club, sempre per beneficenza.

Dopo diciannove anni, nel 2023, è maturo il tempo per un ulteriore capitolo discografico: Touch my Soul. E che disco! «Non è diverso da una ciotola di zuppa di pollo calda, è rilassante per l’anima ma sa anche farti muovere per il suo forte senso del groove», dice lo stesso Ivan Neville. Sintetica descrizione ma assolutamente fedele all’ascolto di questo lavoro ben meditato. Troviamo tutto l’amore per la sua terra e le canzoni intersecano il funk della seconda linea delle marching band del Carnevale con il Blues del Delta, con il soul ed il jazz ed anche con quel gusto rock tipico di New Orleans. Prende parte al lavoro la sua band che lo supporta stabilmente nei suoi live e poi tanti ospiti, iniziando dai suoi parenti con suo padre Aaron e lo zio Cyrille Neville. E poi, ancora, tanti amici di sempre: Bonnie Raitt, Trombone Shorty, David Shaw, Michael McDonald, Doyle Bramhall II ed il sassofonista ottuagenario della Preservation Hall Jazz Band, Charlie Gabriel.

Canzoni nate seduto al pianoforte, nella sua veranda di casa a New Orleans piena di foto-ritratti e cimeli della sua vita, con i loop ritmici che invece arrivano da un album del passato, ma seminale per l’adolescente Ivan, Fresh di Sly & Family Stone.

Mettiamo su l’album nel giradischi, che intravedo ben felice di accoglierlo. Si comincia con Hey All Together che, introdotta da un afflato pianistico, apre su un mid-tempo funk/soul che incontra le melodie pop dei Beatles con le voci soul del coro di suo padre Aaron insieme a Bonnie Raitt, Michael McDonald, Trombone Shorty e Dave Shaw, autori del brano insieme ad Ivan Neville: un cast da urlo! È un brano che ci fa star bene, ricco di positività e tepore. Quando parte Greatest Place on Earth ci ritroviamo catapultati nel pieno centro di New Orleans, durante le sfilate del Carnevale: un jive-funk a colpi di rullante dello zio Cyrille ed i corni oscillanti di Gabriel e Trombone Shorty, mentre le “second line” sfilano seguite da ballerini con fantastici e colorati piumaggi… È New Orleans bellezza!

Ivan Neville

La terza traccia Might Last a Lifetime ha un ritmo strambo di bossa ed un ritornello che ti contagia subito. Una perfetta canzone di moderno soul. Con Dance music love accendiamo le luci in pista, si balla: clavinet e synth, funk, riff di chitarre rock e bassi “fat” ci ricordano molto da vicino gli Isley Brothers. Arriviamo così alla title track che ci spiega che “la luce brilla come nostra guida e l’amore intorno a noi non è mai scomparso”, sottolineando la gratitudine di Neville per la sua crescita come padre, come artista e come uomo: una ballad con una melodia che ti stringe il cuore che si chiude con una felice intuizione di linee di tromba.

Stand for something è tempo nuovamente di battere la “coda” che c’è in te… move your body, sista & brotha! Ci sovviene per gli accordi dei corni il capolavoro di Stevie Wonder Sir Duke. La danza continua ma non per tanto ancora. Perché è tempo di una torch song, d’ispirazione gospel, di quelle che ti stendono subito senza pensarci più tanto con una melodia avvolgente: è Blessed.

Poi arriva la sorpresa che non ti aspetti: la cover funkizzata di un classico dei Talkin Heads, This Must Be the Place, che nel contesto ci sta ottimamente come il Fried Chicken con una ghiacciata birra Dixie. Pass it Around e Beautiful Tears chiudono l’album. La prima ancora una ballad ispirata che parla d’amore e spiritualità con arrangiamenti superbi e la voce calda di Ivan Neville. La seconda è una traccia condotta dal solo piano acustico, che ci riporta alla tradizione pianistica di New Orleans, quella che discende da Huey Smith, Professor Longhair, ecc., del quale Ivan ne è degno erede. La traccia chiude magicamente un album che gli amanti del soul e delle sonorità black non dovrebbero mancare.

Un album che possiamo definire come il migliore realizzato da Ivan Neville e che somiglia per qualità stilistica alle migliori opere dei Neville Brothers del primo periodo.

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