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Fiorello: vi presento Fiorello

Lo showman torna in Sicilia con il suo nuovo spettacolo e fa sei “sold out”: sarà il 6, 7 e 8 settembre alla Villa Bellini di Catania e il 10, 11 e 12 settembre al Teatro di Verdura di Palermo. Dal codino del Karaoke a oggi, fra battute, canzoni, imitazioni e riflessioni. I boomers e l’età che avanza da una parte, TikTok e i nuovi adolescenti dall’altra, i temi più ricorrenti

C’è la Generazione Z e c’è quella X. Ci sono i Boomers, i Millennials ed i TikTokers. E poi c’è la “Fiorello generation”. Che non ha età, non ha barriere sociali, non ha connotazioni socioeconomiche. È un modo di affrontare la vita: una canzone, una risata, un approccio alla comicità. È un fenomeno perché fenomenale è il guru di questo pubblico trasversale. A cominciare dai nomi: Rosario Tindaro Fiorello. Il secondo in omaggio alla Madonna nera di Tindari, venerata dalla mamma; il terzo è il cognome che in Sicilia danno ai trovatelli: il nonno di Rosario era orfano. Poi perché rappresenta mezza Sicilia: il primo vagito alla clinica Gibiino di Catania, la scuola e le prime esperienze nelle radio ad Augusta (Siracusa), le vacanze a Letojanni (Messina), il paese del padre al quale era attaccatissimo e dove ancora ha parenti e torna spesso in estate.

Animatore nei villaggi turistici

Rosario Tindaro Fiorello sognava di diventare calciatore. Dopo nove anni e quattro bocciature, riuscì a strappare la maturità scientifica. Nel mentre aveva venduto lattughe con l’Ape, aveva fatto il garzone da un barbiere e si era cimentato come muratore, idraulico, falegname e centralinista per una ditta di pompe funebri, prima di andare a lavorare come facchino di cucina alla Valtur di Capo Rizzuto, dove percorse tutta la scala gerarchica – aiuto cuoco, cameriere, barman, direttore artistico – fino a diventare animatore. Bocciato a un provino di Radio Regione a Siracusa, debutta nella sua città a Radio Master Sound, per poi passare a Radio Marte e in altre emittenti locali. 

Da sinistra: Amadeus, Leonardo Pieraccioni, Fiorello e Linus ai tempi di Radio Deejay

Le bocciature a scuola e nella Radio siracusana non saranno le ultime per Fiorello, ormai avviato nella carriera di animatore alla Valtur di Brucoli. Nel 1986, infatti, Pippo Baudo gli ritarda l’inizio della carriera televisiva rimandandolo a casa a un provino per Fantastico e confinandolo così nell’ambito radiofonico di Radio Deejay. Sei anni dopo, nel 1992, un sondaggio sulla popolarità vedeva Fiorello secondo soltanto al Papa, che non era uno qualunque, ma Wojtyla. Terzo fu Antonio Di Pietro, l’artefice di Mani pulite che, proprio in quel periodo, faceva tremare i Palazzi del potere. Era l’anno del Karaoke su Italia 1. E proprio da lì comincia lo spettacolo con cui lo showman siciliano torna nella sua terra sei anni dopo L’ora del Rosario e con il quale, senza fare pubblicità e marketing, riempie tutte le sere i teatri. Sarà il 6, 7 e 8 settembre alla Villa Bellini di Catania e il 10, 11 e 12 settembre al Teatro di Verdura di Palermo. Il titolo? Autoreferenziale: Fiorello presenta: Fiorello!

Con il mitico codino nell’era del Karaoke su Italia1

S’inizia, come dicevamo, dalle origini: giacca arancione, occhiali neri e, soprattutto, il mitico codino (ormai finto) con il quale il pubblico televisivo lo conobbe nel Karaoke. E da quel momento è un continuo rimandare all’età che ha e ai suoi acciacchi, allo showman che è, ma anche il bambino che fu. Tra battute a raffica e una carrellata di imitazioni, personaggi, canzoni, riflessioni, all’insegna di comicità, leggerezza, intelligenza, buon gusto. Rende omaggio a Battiato e alla Carrà, poi scherza sulla rivelazione di Gino Paoli: «Il cielo in una stanza racconta l’orgasmo con una prostituta e io sono trent’anni che la dedico a mia moglie». Usa la trap sui Giardini di marzo di Battisti; intona Figli di puttana di Blanco come se la cantasse Domenico Modugno; trasforma l’ex scugnizzo Massimo Ranieri in un rapper che interpreta Rose rosse per me e l’Alligalli di Edoardo Vianello diventa l’AlliGhali, un misto tra I Watussi e Cara Italia; imita Achille Lauro che canta Nino D’Angelo; Elvis Presley alle prese con Baglioni; riflette sui baby-boomers e i tik-tokers. C’è posto anche per Valentino Rossi, Toto Cotugno, Mahmood, Jovanotti e Amadeus, Draghi e la Merkel. E che dire di Tiziano Ferro che intona il Padre Nostro? Fiorello, insomma: “sicilianamente pirandelliano, uno nessuno centomila”, come è stato scritto, che ha “sdoganato” la sua terra nel mondo dello spettacolo alla stregua di Camilleri in letteratura. Un artista a tutto tondo, che canta, suona e balla, che piace e convince perché si intuiscono in lui sincerità e spontaneità.

Se mi chiedete che cosa mi piace fare davvero tantissimo non ho dubbi, questo: lo one man show. Io e il pubblico, senza mediazioni, senza filtri, tutto in tempo reale

Fiorello

Fiorello è l’italiano perfetto: sa fare molte cose benissimo, magari senza 10 in pagella ma con una sfilza infinita di 8. E una faccia da ex compagno di scuola che piace a tutti, sempre. «Se però mi chiedete che cosa mi piace fare davvero tantissimo non ho dubbi, questo: lo one man show. Io e il pubblico, senza mediazioni, senza filtri, tutto in tempo reale», chiosa Fiorello. Per questo ha sofferto il Sanremo con le sedie dell’Ariston vuote. Quell’incubo è superato, Fiorello può tornare a volteggiare leggero: nessun problema di ascolti perché il tutto esaurito in teatro significa il 100% di share.

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