Storia

Con Blindur la canzone d’autore risorge

Cantautore, polistrumentista e producer, Massimo De Vita, aka Blindur, propone una musica dai richiami folk e post-rock, ricca di riferimenti letterari. In tour per presentare il nuovo album “Exit”, sarà dal 23 al 27 in Sicilia con tappe a Ragusa, Barcellona, Brucoli, Siracusa e Palermo
Blindur (foto Magliocchetti)

Cosa resta alla fine di un viaggio. Sensazioni e visioni che diventano suono e parole in Exit, il nuovo album di Blindur, una valigia piena di ricordi, incontri speciali, storie di ogni tipo e tanta nostalgia da disfare prima di una nuova avventura. Che è cominciata a inizio dello scorso dicembre a Trento per scendere via via lungo tutta la penisola e raggiungere in questi giorni la Sicilia con cinque soste, prima di risalire il Paese per concludersi in aprile a Cuneo. D’altro canto, Blindur ha alle spalle più di quattrocento concerti in Italia e all’estero con aperture che vanno da Damien Rice a Jonathan Wilson, passando per Niccolò Fabi, Cristina Donà e numerosi altri.

Origini partenopee, classe 1987, cantautore, polistrumentista e producer, Massimo De Vita, che ha scelto come nome d’arte Blindur, “cieco” in islandese, legato alla sua storia personale, propone una musica dai richiami folk e post-rock, figlia illegittima di un pub irlandese e di un locale di Reykjavík, ma la componente squisitamente italiana rimane sicuramente nella scrittura autoriale sempre calibrata ed elegante. 

«Da tantissimo ormai la dimensione sognante e vulcanica dei Sigur Rós, così come l’intimità acustica delle ballate irlandesi, sono per me fonte di ispirazione nella ricerca del suono di Blindur», ha detto in una intervista. «Tuttavia, a dir la verità, la parte più ruvida del mio suono viene da band come i National, gli Afterhours e più in generale dal rock alternativo».

La copertina di “Exit”

Exit è un disco che ti conquista lentamente e dolcemente, avvolgendoti in sonorità sognanti, raffinate, e, soprattutto, sorprendendoti con testi intelligenti e letterari, una rarità nella dilagante e imperante banalità del pop moderno. Frasi come “tra la Gente di Dublino e i Fiori del male” nella stupenda La casa degli spiriti oppure come “dentro c’è il rumore della guerra, ma fuori tutto sembra nella norma”, in Aar quando Blindur evidenza il contrasto irreale fra l’indifferenza dell’uomo e un mondo sull’orlo di una crisi senza ritorno. 

C’è un orizzonte mistico che nasce nelle profondità marine di 540 bar, si dispiega in Sereno, lo si intravede dalla finestra de La casa degli spiriti e travalica il tempo e lo spazio in Adesso. Exit «è una sorta di vocabolario nuovo, nel quale parole antiche rinascono, trovano nuove aderenze al reale, emergono dalle tante citazioni letterarie e provano a descrivere un tempo inedito, complesso, sconosciuto e per questo sia spaventoso che stimolante». Exit è la conferma che la canzone d’autore esiste ancora, è viva e vegeta e non frequenta più la riviera ligure ma piccoli e importanti locali che stanno diventando le cantine dove si conserva il vino doc. 

La musica per Massimo De Vita ha avuto un ruolo importante. Anche se il primo approccio non è stato fra i migliori. «Odiavo la musica. I miei hanno cominciato a farmi studiare pianoforte dopo l’incidente in cui ho perso la vista: qualcuno aveva detto loro che la musica era terapeutica ma a me della musica non fregava niente», ha raccontato in una intervista al sito TheWom. «Mi inventavo anche mille malattie immaginarie per non andare a lezione. Negli anni del liceo, invece, la musica mi è servita fondamentalmente come modo per non essere solo: era un modo per parlare con qualcuno. Non sapevo però niente e non avevo mai visto un musicista: ho cominciato allora a suonare degli strumenti in maniera assolutamente improprio. Il primo è stato il basso ma non avevo idea nemmeno che si dovessero usare tutte le dita».

Ero un ragazzino non vedente con un’indole inquieta. Per mille motivi diversi, avevo deciso di non frequentare altre persone non vedenti: cercavo di rimanere aggrappato a quello che per me era il mondo “normale”. Ma questo non è un Paese facile per chi cerca quel tipo di inclusione

Massimo De Vita, aka Blindur

«La musica è stata un mezzo per affrancarmi dalla mia solitudine», aggiunge. «Ero un ragazzino non vedente con un’indole inquieta. Per mille motivi diversi, avevo deciso di non frequentare altre persone non vedenti: cercavo di rimanere aggrappato a quello che per me era il mondo “normale”. Ma questo non è un Paese facile per chi cerca quel tipo di inclusione».

Nelle undici tracce che compongono il disco, c’è spazio per diverse collaborazioni d’eccezione: da J Mascis dei Dinosaur JR, mostro sacro del rock alternativo, feat. nel brano Mr. Happytime, a Rodrigo D’Erasmo, violinista e polistrumentista con gli Afterhours, in Stati di agitazione, passando per JT Bates di Big Red Machine, Roberto Angelini Eclisse, Monique Honeybird Mizrahi e Daniele Ruotolo dei Malmo. Non da meno la line up che accompagna Blindur nel lunghissimo tour: Carla Grimaldi (violino, cori, percussioni), Stefanelli_cheap (basso, cori, percussioni) e Walter Marzocchella (batteria e cori).

Le tappe in Sicilia sono: giovedì 23 febbraio “Prima classe” a Ragusa; l’indomani “Perditempo” a Barcellona Pozzo di Gotto (Me); sabato 25 febbraio allo Zoo Tv di Brucoli (Sr); domenica 26 al club Sonica di Siracusa, per chiudere lunedì 27 febbraio al Bolazzi di Palermo.

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