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CCCP: il cerchio si chiude in DDDR

– Il 24, 25 e 26 febbraio l’ultimo concerto là dove tutto è nato quarant’anni fa: Berlino, nella Repubblica Smantellata di Germania Est
– «È lì che porteremo il nostro “punk filosovietico” e musica melodica emiliana. Nessun luogo migliore di quella capitale di crolli e resurrezioni per restituire ciò che ci è stato donato: un pugno di canzoni che cambiano la vita»
– A chi spera in una reunion, rispondono in modo sibillino: «Ancora una volta, non sappiamo ciò che sarà»

Berlino-Melpignano-Mosca-Melpignano-Berlino. È il viaggio dei CCCP Fedeli alla linea. Il paese del Salento come crocevia. Prima per raggiungere la capitale dell’allora URSS e realizzare il sogno della fine che Giovanni Lindo Ferretti e Massimo Zamboni, i due fondatori del gruppo emiliano, avevano profetizzato qualche anno prima, quando si erano ripromessi di suonare fino a quando non avrebbero fatto un concerto a Mosca. Poi, quando il film Kissing Gorbaciov, uscito recentemente nelle sale, ha risvegliato la “cellula dormiente” per ricordare l’avventura della fine degli anni Ottanta, facendo balenare l’idea di una “reunion”. Per una mostra. Un ultimo concerto. Un farewell tour, magari.

E quale luogo migliore per chiudere il cerchio se non Berlino, dove tutto nacque. 

Non fu un caso che tutto nacque a Berlino. Frequentavano Kreuzberg, il quartiere dei punk, degli “autonomen” e degli immigrati turchi. Lì hanno deciso di formare insieme una band e di chiamarla CCCP-Fedeli alla linea. Le figure di Ferretti e Zamboni non lasciano indifferenti. Entrambi sono magri, sottili, ma se Zamboni, che indossa un paio di occhiali da vista, sembrava uno studente un po’ deviato, Ferretti era invece una specie di Nosferatu. Quello che partorirono le loro menti fu qualcosa di nuovo, rivoluzionario e, cosa rarissima in Italia, senza riferimenti anglo-americani. La provocazione era semplice: se tutti guardano all’America, ci si gira e si butta lo sguardo dall’altra parte, ad Est.

Nel 1984 pubblicano il loro primo singolo. Il titolo è Ortodossia. Due brani: Jurij spara e Islam punk. Quel titolo secco, Ortodossia, duro, inflessibile, massimalista, non negoziabile, senza possibilità di replica, è tutto il contrario di quel che va proponendo in quegli stessi anni un filosofo torinese, Gianni Vattimo, con il suo invito al “pensiero debole”. Ortodossiavale come la costruzione di un muro in calcestruzzo; è il pronunciamento di un no: al relativismo, allo scetticismo, allo statuto della verità come veniva riformulato nel postmodernismo allora in voga. In copertina tre soldati della Repubblica Democratica Tedesca si stagliano su un fondo rosso e marciano al passo dell’oca.

Quarant’anni dopo, come dice Ferretti, «la cellula dormiente si è risvegliata», almeno il tempo dell’ultimo spettacolo dei CCCP”: la grande mostra aperta lo scorso ottobre ai Chiostri di San Pietro di Reggio Emilia “Felicitazioni! CCCP-Fedeli alla linea. 1984-2024” che sarà chiusa dai concerti all’Astra Kultur Haus di Berlino il 25 ed il 26 febbraio 2024, date entrambe sold out, alle quali si è aggiunta la terza serata di sabato 24 febbraio.   

«È il cerchio perfetto per chiudere la mostra perché Berlino è la città dove è tutto nato. A quel tempo eravamo giovani e la città era una meravigliosa prigione a cielo aperto», commenta Ferretti. «Astra Kulturhaus in RAW Gelände a Friedrichshain è l’avamposto di una Berlino ferroviaria e imperiale, ultimo margine rimasto rudimentale e vivo prima dell’assalto definitivo delle gru e dei grattacieli vetrati. Locali, mostre d’arte, occupazioni, il senso di un assedio. È lì che porteremo il nostro “punk filosovietico” e musica melodica emiliana, nel pieno cuore della Deutsche Demokratische DISMANTLED Republik, la Repubblica Smantellata di Germania Est: CCCP in DDDR, appunto. Nessun luogo migliore di quella capitale di crolli e resurrezioni per restituire ciò che ci è stato donato: un pugno di canzoni che cambiano la vita. Nate nei sotterranei delle case occupate, nel buio delle strade lastricate, nelle scritte sui muri, sulle pieghe dei volti: Live in PankowPunk IslamSpara JurijCurami. In buona compagnia di altrettante pari».

A chi spera in una reunion, rispondono in modo sibillino: «CCCP è in ottima salute ed è più pronto di noi a ciò che sarà». Ed a Ferretti fa eco Zamboni: «Ancora una volta, non sappiamo ciò che sarà».

Sono meravigliati dagli oltre 10mila biglietti staccati per la mostra che ripercorre la loro storia o dalle 4mila copie esaurite in un amen del catalogo frutto del lavoro di Annarella, la storica “benemerita soubrette” della band, oggi insignita del titolo di “amministratore delegato ed esecutrice testamentaria” dal resto del gruppo. «Giovanni mi chiama così e ci sta», dice Annarella, musa di uno dei pezzi più belli del gruppo. «Come tutte le donne, metto nei bauli e non butto niente, li ho aperti con Massimo. Mi dispiaceva che tutto questo lavoro rimanesse sommerso».

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