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Catania Jazz festeggia 40 anni con i “botti”

Presentato il cartellone della doppia stagione che segna il ritorno al Teatro Metropolitan, mentre a Palermo è confermato il “Golden”. Due produzioni originali e molte anteprime nazionali
Spazio alle donne e alle più talentuose nuove leve. «S’inizia col tributo a un nostro compianto amico: Wayne Shorter», annuncia il direttore artistico Pompeo Benincasa

L’8 novembre del 1984 l’astronave di Sun Ra planava al Teatro Metropolitan per aprire la prima stagione di Catania Jazz. Non si sa se per la “benedizione” dell’indiscusso “Signore degli Anelli” (non quello tolkieniano) o per la caparbietà degli animatori, sta di fatto che la rassegna etnea diventerà una delle più prestigiose a livello internazionale, capace di attrarre tutte le più grandi stelle della musica afroamericana, ma, soprattutto, di riempire – esempio rarissimo per una stagione jazz – un teatro di oltre 1.500 posti ad ogni appuntamento.

Quarant’anni dopo, Catania Jazz festeggia la ricorrenza tornando in quel teatro dove tutto ebbe inizio e con un cartellone molto stimolante, che mette insieme alcune fra le più talentuose nuove leve di questa musica. 

«Avremmo dovuto cominciare nello stesso giorno, l’8 novembre, con una produzione originale, ma la possibilità di omaggiare Wayne Shorter, un amico di Catania Jazz scomparso lo scorso marzo, ci ha fatto cambiare i programmi», spiega Pompeo Benincasa, direttore artistico di CtJ. 

S’inizia qualche giorno prima, lunedì 30 ottobre, con la celebre pianista Rachel Z che, con il Mino Cinelu Quartet, ha preparato un concerto tributo a Shorter. «È stata lei stessa a telefonarci presentandoci il suo progetto che abbiamo sposato immediatamente», racconta Benincasa. «Ma le uniche date praticabili che aveva a disposizione erano quelle di fine ottobre. Così il 29 sarà a Palermo per “Nomos” e l’indomani aprirà la quarantesima stagione di Catania Jazz».

Mercoledì 8 novembre al Metropolitan (il giorno dopo al Golden di Palermo) la prima produzione originale con l’ideale passaggio del testimone fra Sun Ra e James Morrison. Il musicista australiano verrà per dirigere la Catania Contemporary Orchestra, un insieme di 18 musicisti siciliani nella quale vanno a confluire per l’occasione due big band locali, quelle di Cristiano Giardini e di Carlo Cattano. «Catania è la città con più orchestre jazz della Sicilia. Ce ne sono quattro e non mi risulta che abbiamo mai ricevuto finanziamenti pubblici, al contrario dell’unica orchestra jazz palermitana che ha ricevuto montagne di denaro», si lamenta il patron di CtJ. «Oltre alle due coinvolte, ci sono l’Orchestra del Mediterraneo e l’HJO orchestra. Sono tutte formate da musicisti di valore».

L’altra importante produzione nazionale è lo spettacolo che il 12 dicembre vedrà protagonisti sul palco del Metropolitan (il 13 al Golden di Palermo) la brillante e duttile voce di Celeste Gugliandolo ed il pianista Salvatore Bonafede. S’intitola A house is not a home e ruota attorno alla storia e alle canzoni di Burt Bacharach, altro lutto che ha colpito la musica agli inizi di quest’anno. «Non è semplicemente un concerto, è anche teatro», sottolinea Benincasa. «Celeste Gugliandolo, che oltre a essere una straordinaria cantante è anche una brava attrice, ha messo su un pezzo teatrale che affronta il tema dell’immigrazione partendo dalle origini di Bacharach. Recita e canta almeno quindici canzoni». 

Guardando al futuro del jazz, l’interesse è rivolto alla jam che il 22 a Palermo ed il 23 novembre a Catania riunirà sullo stesso palco Shabaka Hutchings, leader dell’acclamata formazione britannica dei Sons of Kemet, il batterista americano Hamid Drake e il cantante marocchino Majid Bekkas, suonatore di guembri, oud e chitarra. Mentre il 27 marzo a Catania e l’indomani a Palermo sarà la volta della “riot grrrl” Lakecia Benjaminche utilizza il suo rovente sassofono come una portente arma. Nel suo disco Phoenix nel segno di John Coltrane, carico di jazz, funk e R&B, nel brano Amerikkan Skin duetta con l’ottantenne Angela Davis, voce storica del movimento afroamericano. 

Il 29 novembre a Catania ed il 30 a Palermo torniamo oltre Manica con la band di Izo Fitzroy. Londinese nata e cresciuta, la sua musica è influenzata dalla potenza pura di leggende femminili del blues come Janis Joplin così come dal sincero lirismo di uomini soul come Bill Withers fusi con le sue radici gospel. Le sue canzoni sono costruite per performance, testi sinceri e avvincenti trasmessi su groove serrati e melodici. Li trasferisce senza sforzo dalle versioni registrate al palco dal vivo con la formazione di sette elementi della sua band, che spesso includono fino a cinque coristi gospel. Questo arsenale vocale fornisce il perfetto contraltare di armonie edificanti alla sua potente voce solista e al suo lavoro con tonalità jazz.

Pompeo Benincasa, direttore artistico di Catania Jazz

Il primo febbraio a Catania e l’indomani a Palermo arriva dal Sudafrica il trio del pianista Nduduzo Makhathini, la cui musica si propone di «rispecchiare o evocare il modo in cui il mio popolo danzava, cantava, parlava», spiega. È argentino, invece, Minino Garay, percussionista e batterista definito il “tango parlante”, in programma il 17 aprile a Catania ed il giorno dopo a Palermo. 

Capitanati dal bassista Victor Wooten, artista vincitore di cinque Grammy Award, il 3 maggio a Palermo e l’indomani a Catania sono in cartellone i Wooten Brothers, da oltre quattro decenni riconosciuti come alcuni dei musicisti più innovativi esistenti nelle cui dinamiche si incrociano jazz, funk, soul R&B, rock e bluegrass. Si chiude il 16 maggio a Catania e il 17 a Palermo con il quartetto della sassofonista americana Camille Thurman, artista poliedrica di grande bravura e di rara simpatia, capace di trasformare il concerto in un dialogo costante con lo spettatore.

A Catania, in collaborazione con l’Università degli Studi, il cartellone prevede una serie di iniziative nelle sedi universitarie con concerti, conferenze, presentazioni di libri, film, workshop, molti dei quali collegati con gli eventi in programma.

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