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Carlo Conti, uno “yes man” per Sanremo

– Come era prevedibile, la Rai punta sull’usato sicuro, su un fedele impiegato dell’intrattenimento senza guizzi né grilli in testa. Un ragioniere che non ha mai smesso gli abiti impiegatizi: si passa la crema abbronzante, si pettina con cura i capelli, giacca e cravatta, conduce come se stesse compilando un modulo bancario
– Si torna al conduttore classico, a quel «Festival nazional-popolare, pop, all’inglese, con molto ritmo, che è la mia caratteristica, qualcosa che ho dentro, pepe, sale e tutti i sapori», come si annunciò Conti nel 2015, quando debuttò sul palco dell’Ariston per restarci per altre due edizioni

Dopo l’era Amadeus, la Rai opta ancora per una soluzione interna e continua a puntare sull’usato sicuro, dando un mandato di due anni a Carlo Conti. In tempi di tagli e budget ridotti, sarà un altro Festival autarchico e la presenza del conduttore e direttore artistico toscano – un modesto “yes man” – non solleverà polemiche sui cachet né susciterà allarmi politici. Anzi, essendo un ex bancario, è l’uomo giusto al momento giusto per far fronte anche a quella che viene definita «la questione prioritaria»: i costi del Festival.

La scelta fa presumere altresì che non ci saranno rivoluzioni, né nuovi esperimenti. Si tornerà al conduttore classico, alla Pippo Baudo, cerimoniere e direttore artistico, a quel «Festival nazional-popolare, pop, all’inglese, con molto ritmo, che è la mia caratteristica, qualcosa che ho dentro, pepe, sale e tutti i sapori», come si annunciò Conti nel 2015 quando debuttò sul palco dell’Ariston per restarci per altre due edizioni, premiato dagli ascolti e dalle scelte artistiche. Il Volo, Stadio e Francesco Gabbani i vincitori, vecchio e nuovo, specchio della linea seguita dal direttore artistico che, nel 2017, si fece affiancare da Maria De Filippi (obiettivo anche per il 2025).

L’avventura in Rai di Carlo Natale Marino Conti, fiorentino, classe 1961, diploma di ragioniere, ex bancario, comincia proprio con la musica, nel 1985 con Discoring, il mitico programma creato da Gianni Boncompagni. La strada, per lui, si fa presto in discesa: a partire dagli anni Novanta arriva alla conduzione di Giochi senza frontiereBig!Aria frescaDomenica InMiss ItaliaIn bocca al lupo!L’eredità e I migliori anni, sino a Tale e quale show. Sbaraglia Frizzi, Amadeus, diventa il conduttore principale della rete ammiraglia della Rai, l’uomo giusto per tutte le stagioni.

La sua straordinaria ascesa, sull’onda di ottimi ascolti, resta però un enigma. Perché il ragionier Carlo Conti non ha mai smesso gli abiti impiegatizi: si passa la crema abbronzante, si pettina con cura i capelli, giacca e cravatta, conduce come se stesse compilando un modulo bancario. Accreditato di una presunta scuola toscana che avrebbe dato i natali a campioni del calibro di Panariello, Pieraccioni, Ceccherini e altri, Conti non ha mai brillato per genialità, ironia, originalità. Anzi, i suoi programmi di maggior successo, I migliori anni della vita e Tale e quale show, rappresentano l’apoteosi della nostalgia, dell’amarcord, del karaoke, del surrogato. 

Lo aveva già scritto tanti anni fa Umberto Eco, forse con una punta di malcelato moralismo: la tv non offre, come ideale in cui immedesimarsi, il superman ma l’everyman, l’uomo qualunque, il vicino di casa. La tv presenta come ideale l’uomo assolutamente medio. Carlo Conti è la perfetta raffigurazione del ritratto dei nostri limiti e, paradossalmente, proprio per questi limiti, gli spettatori avvertono la sincera possibilità di essere al suo posto. Come lo è stato per Mike Bongiorno e poi per Amadeus. Carlo Conti è uno che quando ha trovato il suo cliché lo ha portato alle estreme conseguenze: per questo è perfetto per la tv. Bravo, non c’è dubbio, a identificarsi con la natura di uno strumento di massa. Ci guida senza guizzi, come un fedele impiegato dell’intrattenimento. E innesta un effetto calmante sul pubblico. E su questo conta TeleMeloni.

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