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Capossela: il mio concerto è politica civile

– Il tour “Con i tasti che ci abbiamo – Tredici canzoni urgenti in teatro” fa sosta in Sicilia per tre date: Ragusa (28 ottobre), Catania (29) e Palermo (30)
– La scenografia dominata da una luna gonfiabile «che, alla fine, facciamo scoppiare e così torniamo a terra dove è rimasta soltanto la follia»
– «Un concerto più che uno show, costruito sull’urgenza, ben eseguito, così da dare alle parole il giusto peso». Una lunga carrellata di canzoni a dispetto del titolo
(foto Jean-Philippe Pernot)

«I tasti del pianoforte, smontati, sembrano spazzolini da denti per elefanti, o metri di legno da muratore. Privati del loro compito, e del complesso dello strumento per il quale sono costruiti, diventano lunghe dita inarticolate, smaltate in punta, a volte di bianco a volte di nero. Schegge di qualcosa che si è rotto, di un mondo fatto a pezzi come da un congegno che ti è esploso tra le mani. Con i tasti che ci abbiamo, ci siamo fatti infilzare senza che nessuna beatitudine ne sia venuta. Ma sono venute tredici canzoni, fastidiose e urgenti. Sono canzoni che non si sottraggono al tempo e che parlano da sé: affrontano i temi del pericolo e della grazia, che viviamo in dimensione collettiva, messi sul piatto e serviti con tasti rotti come posate. Pezzi di legno e smalto che a volte feriscono a volte carezzano, a volte grattano la schiena. Possono essere schegge, coltelli o amuleti, ma è comunque tutto quello che abbiamo per affrontare i mostri fuori e dentro di noi».

Sono le parole con cui Vinicio Capossela introduce il tour con il quale è in giro per il Paese, ovvero Con i tasti che ci abbiamo, sottotitolo Tredici canzoni urgenti in teatro, riferito all’album con cui ha vinto la quinta Targa Tenco della tua carriera (più un premio Tenco). Tour che fa scalo in questi giorni in Sicilia: Ragusa sabato 28 ottobre al Teatro Duemila ore 21:00; Catania domenica 29 ottobre al Teatro Massimo Bellini ore 21:00; Palermo lunedì 30 ottobre Teatro Golden ore 21:00.

«Nella locandina del concerto c’è una foto che mi vede novello San Sebastiano trafitto dai tasti del pianoforte: quando li togli dalla tastiera diventano pericolosi», spiega Capossela l’introduzione. «È un concerto che prende corpo dal disco Tredici canzoni urgenti, canzoni di carattere civile che rispondono a un fenomeno. Come diceva Benjamin, “quando la politica diventa spettacolo – spesso incivile – allora lo spettacolo deve diventare politica civile”. Allo stesso tempo è un concerto che ha che fare con la sospensione dell’incredulità, quindi col mondo dell’immaginazione, perché l’immaginazione è la nostra grande opportunità di trasformare i limiti in possibilità. Abbiamo chiamato questa serie di concerti in teatro “con i tasti che ci abbiamo”. Quando mancano dei tasti dal pianoforte bisogna cercare melodie con quelli che sono rimasti. Il nostro concerto vorrebbe essere un invito a fare con quello che si ha, a fare dei limiti una possibilità e soprattutto a non avere paura di sbagliare».

Come diceva Benjamin, “quando la politica diventa spettacolo – spesso incivile – allora lo spettacolo deve diventare politica civile”. Allo stesso tempo è un concerto che ha che fare con la sospensione dell’incredulità, quindi col mondo dell’immaginazione, perché l’immaginazione è la nostra grande opportunità di trasformare i limiti in possibilità. Abbiamo chiamato questa serie di concerti in teatro “con i tasti che ci abbiamo”. Quando mancano dei tasti dal pianoforte bisogna cercare melodie con quelli che sono rimasti. 

(foto Jean-Philippe Pernot)
Vinicio Capossela

L’urgenza su cui è costruito l’impianto musicale e scenico dello spettacolo è quella di provare a ritessere le fila di una socialità condivisa, risposta all’atomizzazione, all’individualizzazione del nostro vivere sociale. Rappresentare le canzoni urgenti in un concerto per il cantautore è il tentativo di arricchirle di un’esperienza “comunitaria”.

«La musica si fa insieme, ogni canzone viene completata dall’ascolto, l’esecuzione dal vivo, il fatto di essere insieme è un fatto anche questo civile, corale, organico. Anche la scenografia che abbiamo pensato è una specie di anfiteatro quasi a completare l’abbraccio del pubblico. Lo spettacolo inizia da un divano. Un divano su cui ci siamo un po’ tutti seduti e che è una sorta di totem della nostra condizione. Da lì ci rialziamo e affrontiamo una lunga carrellata di canzoni che hanno a che fare con diverse urgenze a partire da quelle che abbiamo dentro, perché spesso il nemico lo si pensa sempre fuori, ma invece il nemico, le cose sbagliate, le conseguenze della nostra cattiva educazione sono dentro di noi».

Protagonista assoluta della scenografia che caratterizza il concerto è un’enorme luna gonfiabile, che funge sia da mimesi della luna che da luna giocattolo. Una luna magnetica, che sprigiona la sua forza sui sogni, che attira a sé i fluidi e il senno. Una luna che rischia di cadere sulle nostre teste per quanto è appesantita dalla la discarica delle nostre vanità, ma che allo stesso tempo risuona da sempre di tutte le fantasticazioni umane.

«Una grande luna, come quella che si era immaginato Ariosto, cui il poeta ha dedicato quella straordinaria metafora per cui il senno è andato sulla luna, ma sulla luna ci sono anche tutte le cose per cui gli uomini perdono il senno sulla terra: le vanità, il potere, la seduzione. Ecco li abbiamo tutti in una bella luna gonfiabile, alla fine la facciamo scoppiare e così torniamo a terra dove si sa che non è rimasto altro che follia».

A dispetto del titolo del tour, sono molte più di tredici le canzoni in scaletta. Ci sono tutte quelle urgenti nate dai nostri tempi precari, ma anche molte del passato, affine per tema, per atmosfera. Come I musicanti di Brema, che parla di esodati, licenziati, prepensionati, espulsi dal mondo del lavoro, insomma, che si salvano facendo una cosa inutile: formare una banda musicale, disubbidendo alle logiche del mercato. E poi la metafora di Marajasulla seduzione e la corruzione, L’uomo vivoParla piano, dalla colonna sonora di Dieci inverni, e la melvilliana Billy Budd.

«Un concerto più che uno show, ben eseguito, così da dare alle parole il giusto peso», tiene a sottolineare Vinicio Capossela che avrà al suo fianco Andrea Lamacchia al contrabbasso, Piero Perelli alla batteria, Alessandro “Asso” Stefana alla chitarra, Raffaele Tiseo al violino e alle orchestrazioni, Daniela Savoldi al violoncello e la voce, Michele Vignali al sassofono. 

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