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Brunori Sas, il Bruce Springsteen de noantri

Trionfale concerto ieri sera al Teatro antico di Taormina. Un “live” giocoso per riscoprire il fanciullino che è in ciascuno di noi. È  l’unico cantautore che riesce ancora ad affrontare tematiche sociali e civili

Sì, forse Brunori Sas è davvero il Bruce Springsteen de noantri. Non indossa gli stivaletti rock d’ordinanza, però lo spirito è quello del rocker e sul palco è accompagnato da una band che non ha nulla da invidiare alla E-Street del “boss del rock”, eccezion fatta per il trottolino Nils Lofgren che certamente una bella spinta in più l’avrebbe data alla musica del cantautore calabrese. Ci sono fiati, c’è la corista alla Patti Scialfa, c’è una ottima sezione ritmica, ma le chitarre si avvertono poco. Ed è un peccato. Perché davvero darebbe sarebbero un valore aggiunto alle canzoni di Dario Brunori. Una scossa rock a un concerto trionfale come quello di ieri sera in un Teatro antico strapieno, come “sold out” era tutta Taormina.

La scaletta del concerto di Taormina. Fra le tre canzoni che cambia ogni sera quando suona solo al piano ha scelto “Achille”

La musica del cosentino si aggira intorno a diversi generi. Raccoglie l’eredità della storia della canzone d’autore, Lucio Dalla (Quelli che arriveranno), Francesco De Gregori, Rino Gaetano, Fabrizio De André. Assorbe gli insegnamenti degli arrangiamenti alla Ennio Morricone (La vita liquida), c’è il country, c’è il folk, c’è una spruzzata di vintage, c’è il riso e c’è il pianto dove l’unica certezza è l’incertezza, tra brani cantati e intermezzi parlati, alternando profondità e leggerezza, sacro e profano, malinconia e gaiezza. Del Boss imita le corse fra i musicisti, le scenette comiche con il pubblico, dallo sculettare, pardon twerking alla Elettra Lamborghini, ai passi di danza sudamericani ai dialoghi divertenti. Un “live” giocoso per riscoprire il fanciullino che è in ciascuno di noi. È un entertainer, non solo un musicista. 

Ma, soprattutto, Brunori Sas è uno dei pochi, se non l’unico cantautore che riesce ancora ad affrontare tematiche sociali, civili che il mondo dell’it.pop o quello dell’hip hop hanno ormai dimenticato, prono ai dettami del mercato. Uno che canta: “Scrivo cose poco intelligenti che si capiscono subito” in Canzone contro la paura, uno dei suoi brani più belli, ascoltato anche ieri sera, meriterebbe ancora più considerazione generale. E quando chiude la stupenda Kurt Cobain con la frase “Vivere come sognare / Ci si può riuscire spegnendo la luce / E tornando a dormire”, gli spettatori non possono esimersi dall’alzarsi in piedi dedicandogli una standing ovation a metà concerto e un applauso lungo dieci minuti.

Mai banali i testi, sia che parlino d’amore (Al di là dell’amore, che ha aperto lo show e Per due che come noi solo per citarne un paio), sia che raccontino storie (come nell’autobiografica Lamezia Milano) o che esprimano punti di vista come le conclusive La verità e Secondo me: “Secondo me, secondo me / Io vedo il mondo solo secondo me / Secondo me, secondo me / E scrivo al mondo solo secondo me / Chissà com’è invece il mondo / Visto da te”.

Chissà se ieri sera chi ha applaudito l’ultimo dei nostri autentici cantautori abbia compreso il profondo senso delle sue canzoni.

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