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Björk in soccorso dei salmoni

Una canzone dell’artista islandese insieme con la popstar catalana Rosalía contro il business degli allevamenti
«Questa produzione industriale ha un effetto devastante sulla fauna selvatica: il salmone selvaggio rischia l’estinzione»
Lo scorso 7 ottobre proprietari di fiumi, ambientalisti e animalisti, giovani e anziani, di destra e di sinistra, si sono riuniti a Reykjavik per protestare contro lo sfruttamento

L’industria ittica islandese è «un paio di ragazzi selvaggi che vogliono fare soldi velocemente e sacrificare la natura», ha detto Björk prima dell’uscita di una canzone per aiutare a combattere la pratica sempre più controversa. In un’intervista con The Guardian, ha aggiunto che gli artisti sono «il canarino nella miniera di carbone». «È nostro compito avere i sensori, le antenne, fuori tutto il tempo, e leggere come ci sentiamo nell’ambiente intorno ed essere consapevoli», ha spiegato l’artista islandese. «Raccogliamo questa emergenza e vogliamo agire su di essa».

La canzone, una collaborazione con la popstar catalana Rosalía, si basa su una registrazione di Björk fatta due decenni fa e riscoperta solo a marzo. La coppia donerà i proventi agli attivisti che si oppongono all’allevamento industriale di salmoni in Islanda, attualmente sotto i riflettori dopo le rivelazioni di ripetute fughe di migliaia di pesci.

Il business del salmone allevato è cresciuto in modo esponenziale negli ultimi quarant’anni, dalla Norvegia alla Scozia, arrivando fino al Canada e al Cile, per una produzione globale che nel 2021, secondo la Fao, è circa duemila volte la pesca del salmone selvaggio: 2,9 milioni di tonnellate contro 1500. A partire dagli anni 2000 anche l’Islanda partecipa a questa corsa all’oro rosa: oggi conta 16 allevamenti ed è il quarto produttore in Europa con le sue quasi 45mila tonnellate nel 2022. Di queste, sei restano sull’isola e le altre 38.875 vengono esportate negli Stati Uniti e in Europa, per quasi 300 milioni di euro, il 90% del valore totale dell’export di pesce allevato. Cifre esigue se paragonate alla Norvegia, che nello stesso anno ha prodotto oltre un milione e mezzo di tonnellate, ma l’Islanda è il Paese europeo che, in percentuale, ha aumentato maggiormente la sua produzione: 15 volte quella del 2012, quando si assestava a poco meno di tremila tonnellate.

Mentre i numeri dell’allevamento sono esplosi, quello dei salmoni selvaggi è diminuito: in Islanda ne sono rimasti circa 60mila. E secondo le organizzazioni ambientali a contribuire al loro declino, e a minacciare la loro stessa esistenza, sono proprio gli allevamenti a reti aperte in mare. I pesci sono rinchiusi in grandi gabbie circolari dal diametro di 35 metri che affiorano sul pelo dell’acqua, una decina in media per sito disposte in file simmetriche, ognuna delle quali può contenere tra i 100 e i 120 mila esemplari. 

Rosalia e Björk

«La gente del fiordo Seyðisfjörður si è alzata e ha protestato contro l’allevamento ittico che inizia da lì», ha scritto Björk in un post su Instagram. «Vorremmo donare le vendite della canzone per aiutare con le loro spese legali e speriamo che possa essere un caso esemplare per gli altri». Björk ha spiegato che questo allevamento industriale di salmone «ha già avuto un effetto devastante sulla fauna selvatica e i pesci d’allevamento stanno soffrendo in orribili condizioni di salute. E poiché molti di loro sono fuggiti, hanno iniziato a cambiare il DNA del salmone islandese in peggio, e potrebbero alla fine portare alla sua estinzione».

«Il salmone islandese è il frutto di migliaia di anni di evoluzione ed è geneticamente diverso da quello allevato, che arriva da un ceppo di origine norvegese», conferma l’autorità alimentare e veterinaria islandese. «Quando le due popolazioni si ibridano, la diversità genetica degli autoctoni è minacciata, il che può portare a un declino della popolazione e a un cambiamento delle caratteristiche storiche». Finora sono stati confermati sedici casi di fuga.

Lo scorso 7 ottobre proprietari di fiumi, ambientalisti e animalisti, giovani e anziani, di destra e di sinistra, si sono riuniti a Reykjavik per protestare contro gli allevamenti. Durante la contestazione, una delle più grandi dal 2008, i manifestanti hanno portato settanta salmoni fuggiti da Patreksfjördur e recuperati in giro per il Paese di fronte al Parlamento e li hanno cosparsi con trentasei taniche di finto pesticida, proprio per sottolineare come le aziende dell’acquacoltura abbiano infranto trentasei volte la promessa di non utilizzare mai prodotti fitosanitari sui pesci.

La canzone di Björk, come ha sottolineato al Guardian, non è una protesta. «Non è una canzone attivista», ha detto. «È una canzone d’amore. Non si tratta di pesce». 

I materiali promozionali per la canzone sono in spagnolo, con la speranza che «possa arrivare in altri posti». «Rosalía mi stava dicendo che anche in Argentina e Cile è un disastro».

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