Disco

Bat For Lashes e la “madre strega”

– “The Dream of Delphi”, sesto album di Natasha Khan, è profondamente ispirato alla maternità: è una raccolta di «poesie canzoni» che esplorano il potere della maternità
– «È un disco lavorato nel tessuto della vita di tutti i giorni: essere privati del sonno, andare in studio tra l’allattamento al seno, essere davvero stanchi ma pieni d’amore»

Le premesse di The Dream of Delphi, il nuovo album della cantautrice/musicista britannica Natasha Khan, alias Bat for Lashes, sono state: una maternità a quarant’anni, la separazione dal marito (l’attore australiano e co-star di Lost Girls Samuel Watkins), la mancanza di un contratto discografico, la pandemia e il trasferimento a Los Angeles. 

La copertina dell’album

Sei anni dopo, Natasha Khan è tornata a vivere nell’East London ed ha tatuato il nome della figlia il nome di sua figlia, Delphi, sul polso sinistro. «Non era la genitorialità a scoraggiarmi», tiene a sottolineare. «The Dream of Delphi è stato lavorato nel tessuto della vita di tutti i giorni: essere privati del sonno, andare in studio tra l’allattamento al seno, essere davvero stanchi ma pieni d’amore. Questo album è uno dei lavori più puri che abbia mai fatto, perché proviene direttamente da questa esperienza di maternità e dall’apertura del mio cuore».

Nel corso degli anni, Natasha Khan ha creato un catalogo variegato, dalle fiabe electro-folk del debutto del 2006 con Fur and Gold alle lussureggianti partiture retro-synth di Lost Girls del 2019. Ha ottenuto numerosi riconoscimenti e ha collaborato con artisti come Beck, Damon Albarn e Jon Hopkins. E ha mantenuto quella che una volta descriveva allegramente come «visione ostinata». The Dream of Delphi estende l’attenzione di Khan per melodie intensamente orecchiabili e commoventi. Ha presentato in anteprima parte del suo materiale in alcuni concerti la scorsa estate, tra cui un accattivante spettacolo londinese per Christine and the Queens al Meltdown Festival. Ha anche mostrato la sua coreografia di danza di accompagnamento (sviluppata con Alexandra Green): una sorta di flusso rituale che compare nel video per la title track. «Gran parte dei movimenti – lo stomaco, il guerriero, fare la zuppa, dondolare il bambino – sono stati improvvisati dalle cose di tutti i giorni», spiega. «Il sollevamento straziante diventa questa danza in sé: radicante, ripetitiva, domestica, strana».

Descrive le nuove composizioni come «poesie canzoni»; i pezzi più delicati e riflessivi (come The Midwives Have Left) sono stati scritti per primi, mentre ricorda di aver interpretato l’ipnotico motivo del synth di The Dream of Delphi a sua figlia di tre mesi («rideva e piangeva, solo sentendo musica»). Presenta il potere materno inclusivo della “Madre strega”. «Penso che la madre come archetipo sia una delle forze curative più potenti che possiamo integrare, studiare, amare e sviluppare dentro di noi», dice. 

In The Dream of Delphi, Khan celebra suo figlio ma considera anche il suo posto come figlia. «Ha superato un’industria mainstream che si è comportata come un genitore esigente: si aspetterebbero che tu mettessi da parte il tuo istinto e facessi soltanto le cose perché avresti dovuto farlo. L’ho fatto per anni e ho avuto una malattia della tiroide a causa di questo».

Il disco è «antico e astrale». Come nel cupo pianoforte di Christmas Day e nella melodia e nel ritmo incalzanti di Letter to My Daughter. La foschia traballante di At Your Foot, con la sua melodia di pianoforte e il basso sintetizzato, è così toccante, così come la sorprendente bellezza corale di The Midwives Have Left. Il ritmo costante del battito cardiaco di Home, che suona come una ninna nanna rave, e il pianoforte spettrale amplificano la voce di Khan. Breaking Up suona come Desire diretta da Noah Baumbach: con il suo sinuoso sassofono che conduce nei malinconici territori notturni e in pensieri di promessa e dissoluzione, forse, di una relazione, di un’estate, di una vita.

Delphi Dancing si fonde con suoni italo-folk pastorali inglesi, creando qualcosa di affascinante e spiazzante. Il pianoforte è al centro della scena nella scintillante Her First MorningWaking Up è una melodia che suona come una cascata sonora con la splendida voce di Khan: è la «poesia canzone» definitiva.

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