Storia

Arcade Fire, l’ombra delle molestie sessuali

Il frontman Win Butler accusato da quattro fan. Lui nega, difeso dalla moglie Régine. Ma la cantautrice Feist che doveva aprire i concerti europei ha lasciato, le radio oltre oceano tagliano dalle playlist i brani della band e sabato scorso a Milano, come in altre città europee, non c’è stato il “sold out”

Tutto è crollato per Win Butler, letteralmente. Quando gli Arcade Fire hanno aperto il loro ultimo tour a Dublino, improvvisamente oscurati dagli eventi fuori dal palco, il peso della situazione ha cominciato a gravare sul frontman, accusato di molestie sessuali da quattro fan. La denuncia è scaturita da un’indagine della rivista statunitense Pitchfork, secondo la quale quattro persone, di età compresa tra i 18 ei 23 anni all’epoca, affermano che Butler si è comportato in modo inappropriato. Le tre donne, e una persona gender-fluid, accusano il cantante di sfruttare la sua fama e il suo fascino, inviando anche messaggi sessuali indesiderati. 

Win Butler frontman degli Arcade Fire

Il leader degli Arcade Fire ha negato, dicendo che le relazioni erano consensuali. Difeso dalla moglie, Régine Chassagne, partner sin dagli inizi nella band, che non ha abbandonato la barca traballante, dicendo di essere «certa» che suo marito non avesse mai toccato una donna senza consenso. 

Non è stata dello stesso avviso la cantautrice canadese Feist, che era stata scelta, insieme a Beck, come spalla degli Arcade Fire per il tour europeo: ha deciso di abbandonare dopo le prime due date di Dublino, donando i ricavi delle vendite del suo merchandising alla sede locale dell’organizzazione Women’s Aid che aiuta, tra le altre cose, le donne vittime di violenza. La musicista ha detto di sentirsi in imbarazzo ad aprire i concerti degli Arcade Fire e che «il modo migliore per prendermi cura della mia band, della mia troupe e della mia famiglia è prendere le distanze da questo tour».

La controversa vicenda ha sconvolto il mondo del rock, anche perché gli Arcade Fire sono diventati l’aristocrazia della musica indie – hanno suonato all’inaugurazione di Barack Obama – sulla scorta di canzoni da inni e un’immagine sana e politicamente progressista. Le accuse al loro frontman hanno appannato l’immagine di rock band del popolo, un mix dei primi U2, lato b tagliente dei Coldplay e un revival cristiano, tant’è che, all’inizio della loro carriera, si vestivano come i puritani del XIX secolo. Le stazioni radio in Canada e negli Stati Uniti hanno iniziato a togliere le loro canzoni dalle playlist. I commentatori sui social media hanno esortato i fan a boicottare i loro concerti in Europa. E sabato sera il Mediolanum Forum di Milano non ha registrato il tutto esaurito. 

Butler, che zoppicava dopo la caduta sul palco a Dublino, come già nelle date precedenti, non ha fatto menzione della questione: ringrazia più volte il pubblico dicendo soltanto che questo è stato un periodo difficile. Ma si riferisce alla pandemia: «Quando ho visto gli italiani cantare dai balconi è stato il primo momento di speranza». Ma l’iniziale Age of Anxiety 1 sembra lo specchio della situazione: “È l’età del dubbio / E dubito che lo scopriremo / Sei tu o sono io? / Età dell’ansia”, canta Butler. 

Gli Arcade Fire in concerto

In questo tour, gli Arcade Fire sembrano determinati a dimostrare che è tutto normale, che fra di loro c’è coesione. Sul palco sono una band di nove elementi per creare un suono maestoso. Come maestoso è il palco, sovrastato da uno schermo semicircolare che diventa l’occhio di We, l’ultimo album, e poi un cielo stellato. Ci sono laser, una mirrorball e omini gonfiabili. Cominciano e chiudono lo show tutti assieme, raccolti attorno a un pianoforte, in mezzo alla folla. End of the EmpireNeon Bible e l’immancabile Wake up per scatenare l’ultimo coro della serata. Ma, spesso, sembra una scelta forzata, disperata, piuttosto che un sintomo di unione.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *