Storia

Annamaria, Beatrice e le foto di Capa

La scoperta del Museo di Troina dedicato al celebre fotoreporter americano da parte di due studentesse diventa fonte di un lavoro interdisciplinare 

Lois Lowry, scrittrice statunitense di letteratura per ragazzi, due volte vincitrice della prestigiosa Medaglia John Newbery, così scrive a proposito dei musei: «Ecco perché abbiamo il Museo, per tener viva la memoria di come siamo arrivati e per quale motivo: un nuovo inizio in un luogo nel quale far tesoro di quello che abbiamo imparato, e di quello che ci siamo portati dietro dal passato».

Riporto questo pensiero perché in esso sembrano riassunti gli obiettivi del Museo della Fotografia Robert Capa a Troina e il significato della storia che sto per raccontare in questo articolo. Una storia che ha per protagonisti lo stesso Museo Capa, due ragazze di 14 anni alle prese con la preparazione degli esami in due scuole dell’entroterra siciliano, e un gruppo di giovani, quelli di Cooltural-Mente, che ogni giorno con sacrificio, etica e meraviglia coltivano i valori della storia, della conoscenza, della divulgazione e dell’ospitalità.

Tutto comincia nel marzo del 2023, alla scuola “Dante Alighieri” di Leonforte, durante la lezione di arte. Beatrice Gagliano, una delle due ragazze, con pudore e delicatezza mi comunica che sarebbe stato suo desiderio portare agli esami finali un percorso interdisciplinare dedicato alla fotografia, la sua grande passione fin da bambina. Ascolto le sue motivazioni, e, mentre parlava, il suo pensiero appare chiaro e i suoi occhi pieni di curiosità. Nonostante la mettessi alla prova mostrando le difficoltà di trattare e approfondire l’argomento in forma multidisciplinare, lei tranquilla accettava la sfida, sostenuta anche dal professore di italiano e storia, e da tutti gli altri docenti.

Definita la scelta, pochi giorni dopo, per incoraggiare Beatrice e permetterle un incontro ravvicinato con le foto originali di un grande maestro della fotografia mondiale, insieme al professore di storia Alessandro Castro, con l’emozionata complicità dei genitori dell’alunna e grazie alla disponibilità della Fondazione Pintaura, combiniamo una visita al Museo Robert Capa a Troina.

Dedicato interamente a Capa, il più grande fotoreporter di guerra di tutti i tempi e innovatore del fotogiornalismo insieme a Henri Cartier-Bresson, il museo è stato inaugurato nell’ottobre 2021 e ha sede nel Palazzo Pretura, nel cuore del centro storico della cittadina ennese, a pochi passi da Piazza Conte Ruggero. La collezione fotografica Fragments of War in Sicily è nata grazie alla collaborazione tra la Fondazione Famiglia Pintaura e il Comune di Troina: custodisce 62 preziose stampe fotografiche, in buona parte inedite, acquisite da negativo originale dal prezioso materiale dell’International Center of Photography di New York.

Beatrice e i suoi genitori vengono a Troina un sabato pomeriggio di primavera. Li raggiungiamo in Piazza Conte Ruggero. Con me, a farmi compagnia, c’è Annamaria, coetanea di Beatrice e con la stessa passione per la fotografia, anche lei in quei giorni alle prese con i dubbi che precedono la scelta del percorso interdisciplinare da portare agli esami. Dopo le presentazioni di rito e uno sguardo a planare sul panorama mozzafiato che dalla piazza corre sull’Etna e giù fino alla sottile linea di luce marina del golfo di Augusta, facciamo pochi passi ed entriamo al Museo. Ad accoglierci ci sono le guide di Cooltural-Mente, l’associazione nata nel 2017 dall’idea di tre ragazzi allo scopo di tutelare, valorizzare e rendere fruibile il patrimonio culturale ai turisti, agli studiosi, alle scuole e alla stessa comunità che lo possiede.

Già salendo le scale che conducono alle prime sale dell’esposizione, grazie all’allestimento ideato e curato nei dettagli, abbiamo avuto l’impressione di vivere un racconto storico che ci apparteneva da vicino. Le due studentesse erano consapevoli, grazie alle competenze storiche acquisite nei mesi precedenti e nei loro primi anni di studio, che stavano per entrare in una macchina del tempo. Sulle pareti rosse, la figura minuta di un anziano dell’entroterra ennese con il suo bastone da pastore indica la direzione a un soldato americano e segna il percorso. Sono le due figure ritagliate da una delle foto più celebri di Capa sulla quale tanto si è discusso.

Entriamo nella prima sala. Una delle guide ci racconta con entusiasmo le motivazioni dell’esistenza del Museo Capa, dell’Operazione Husky, dei terribili giorni della Battaglia di Troina avvenuta durante la liberazione della Sicilia nel 1943. Mentre la guida descrive gli avvenimenti, Annamaria e Beatrice prendono appunti e ricollegandosi alle date ricordano che quest’anno ricorre l’ottantesimo anniversario di quegli avvenimenti documentati da Capa.

Da sinistra: Beatrice Gagliano, la statua di Robert Capa all’entrata del museo, Annamaria Calabrese

Cominciano a guardare le foto alle pareti seguendo il percorso specifico con cui sono state appese e nel frattempo interagiscono con la guida che racconta un aneddoto avventuroso su Robert Capa che le colpisce: «Robert Capa non arriva in Sicilia via mare a seguito delle truppe americane, ma scende dal cielo con un paracadute la notte del 9 luglio 1943. Durante l’atterraggio il suo paracadute si impiglia in un albero, dove rimane appeso per tutta la notte, nel bel mezzo di un conflitto a fuoco tra americani e tedeschi. In pochi giorni, il giovane reporter si ritroverà in uno scenario di guerra e distruzione. Tra le isolate montagne dell’entroterra ennese e Troina, Capa realizzò alcune delle sue fotografie più celebri. Secondo alcune voci, fu proprio a Troina che Capa ricevette la notizia di essere stato assunto dalla rivista Life che lo consacrerà come il più grande fotografo di guerra di tutti i tempi».

Un altro avvenimento importante della vita di Capa che attrae l’interesse delle ragazze riguarda la storia d’amore con la sua compagna e fotografa Gerda Taro. I due si incontrano a Parigi e, ispirati dal desiderio di diventare fotoreporter, si legano profondamente. In poco tempo, entrambi diventano due fotografi di talento molto richiesti. Allo scoppio della guerra civile spagnola, partono insieme per il fronte. Il loro grande amore e lo spirito antifascista li rendono sprezzanti del pericolo. Ma proprio in Spagna, nel paese di Brunete, nel 1937 Gerda muore durante un reportage spezzata in due dai cingoli di un carro armato. Robert la piangerà e la ricorderà per tutta la vita; non si sposerà mai.

La brava guida, dopo il racconto delle vicende storiche, di aneddoti e curiosità, invita le due ragazze a guardare con calma e attenzione le 62 fotografie.

Beatrice Gagliano e Annamaria Calabrese di fronte alla loro foto preferita

Annamaria e Beatrice rimangono particolarmente colpite dalla foto in cui un bel giovane soldato americano è circondato da un gruppo di ragazzini sorridenti, loro coetanei ai tempi della foto. Non hanno dubbi: nonostante fosse una foto di guerra, entrambe vedono in quell’immagine speranza e gioia di vivere. E non è la sola fotografia di Capa nella quale le due ragazze scorgono speranza, fiducia e desiderio di salvezza. Annamaria e Beatrice hanno parlato poco, ma con i loro occhi e la loro sensibilità sono riuscite ad entrare nel pensiero del grande fotografo facendo delle osservazioni che vanno oltre la critica ufficiale, a volte pedante e noiosa. 

Nelle settimane che seguono la visita al museo, nelle rispettive scuole di appartenenza le due ragazze hanno lavorato ai loro elaborati seguite con entusiasmo e attenzione da docenti preparati e propensi a nuove forme di didattica. E a giugno, non senza ansia ed emozioni, Annamaria alla scuola “Don Bosco” di Troina e Beatrice alla “Dante Alighieri” di Leonforte, hanno sostenuto gli esami raccontando la loro prima vera avventura dentro il linguaggio della fotografia. Pochi giorni dopo, la felicità! Sulle bacheche delle scuole le due studentesse hanno visto premiati i loro sacrifici con la lode.

Appresa la notizia, le guide di Cooltural-mente hanno voluto invitare le due ragazze, i due presidi e una rappresentanza dei docenti delle rispettive scuole, a ritornare con serenità al Museo per festeggiare insieme le prime due lodi dedicate al Museo Robert Capa.

Da sinistra: Laura Ruggeri (guida turistica), Concetta Ciurca (preside dell’IC Dante Alighieri di Leonforte), Beatrice Gagliano, statua di Robert Capa all’entrata del museo, Annamaria Calabrese, Annamaria Furia (vice preside dell’istituto omnicomprensivo Don Bosco – Majorana di Troina, Fabio Salinaro (guida turistica)

L’incontro è avvenuto il 5 luglio. Per alcuni dei presenti la realtà museale troinese è stata un’autentica scoperta; è stata una mattinata dove si è discusso della forza inclusiva e associativa dei linguaggi artistici, di didattica innovativa e soprattutto della necessità, che hanno i nostri territori da sempre ai margini, di fare rete magari a partire dalle istituzioni scolastiche, dall’associazionismo e dalle diverse realtà culturali pubbliche e private.

Augurandoci buone vacanze, ci siamo lasciati tutti con la promessa reciproca di far accadere già da settembre altre belle storie da raccontare, e soprattutto di far scoprire ad altri giovani le meraviglie dell’arte e della natura umana. Ad Annamaria e Beatrice abbiamo raccomandato di non perdere mai l’entusiasmo e la speranza, anche quando i tempi e gli eventi non saranno propizi e la luce non sembrerà essere quella giusta per scattare una buona foto. E semmai una di loro da grande dovesse decidere di diventare una fotoreporter, speriamo che come fotografa di guerra rimanga disoccupata per il resto della sua vita.

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