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Anfisa Letyago, la sirena siberiana

– La DJ e producer nata in Russia ma ormai partenopea d’adozione fra i protagonisti di “One Day: il festival”, il concertone catanese del Primo Maggio
– «Inizialmente è stato uno shock venire in Italia: i colori, i rumori, la vita frenetica, il grande calore della gente del posto, per me erano complicati da vivere. Oggi mi sento un po’ napoletana»
– Ha lavorato con Moby,  Carl Cox, Don Diablo, David Guetta, Adam Beyer e per label internazionali quali Nervous, Kompakt, Deutsche Grammophon e Intec. «La base è ovviamente la musica techno, ma amo viaggiare tra i generi»

Molti la considerano il sorriso più accattivante delle console planetarie. Ha centinaia di migliaia di follower che la seguono. Ha lavorato con i più grandi del mondo. Nomi del calibro di Moby, Carl Cox, Don Diablo, David Guetta e Adam Beyer. Lo scorso febbraio alla festa Ex Machina, organizzata da Vogue insieme a Ferrari per festeggiare il ritrovarsi insieme durante la Fashion Week e anche il lancio di due nuove collezioni eyewear di Ferrari, ha fatto ballare gli ospiti tra Blade Runner e David Lynch, scene di clubbing e baci appassionati nei film di Gaspar Noé. Richiamando Gino Sorbillo della celebre Pizzeria Gourmand omonima, che è arrivato sul set per salutarla e per farle provare a fare una pizza nella cucina del ristorante. «Posso lavorare la pasta come se fosse la mia consolle?», ha riso Anfisa Letyago, come racconta Vogue.

Perché per metà della sua vita, dagli 0 ai 17 anni, Anfisa è di Mirnyj, Siberia, Russia: un villaggio di un centinaio di anime, gran parte minatori, dove è cresciuta trascorrendo «i miei lunghi pomeriggi ad ascoltare i vinili che avevamo a casa e a registrare cassette per i miei amici», ricoda. «Adoravo rock band come Evanescence e Linkin’ Park. Le mie origini sono lontane anni luce dalle discoteche, anche perché da casa mia a Novosibirsk, il capoluogo della Siberia, ci vogliono quasi tre ore di volo».

Anfisa Letyago, 34 anni

Per l’altra metà, dai 18 ai 34 anni, è napoletana. «È stata mia mamma a dirmi di venire in Italia, mi ha comprato un biglietto di sola andata. Io non volevo restare in Italia», racconta. «Inizialmente è stato uno shock: i colori, i rumori, la vita frenetica, ma soprattutto il grande calore della gente del posto, per me erano complicati da vivere. Ero abituata al silenzio, era come salire su una giostra! Non conoscevo la lingua italiana, ma sin da subito ho iniziato a studiare, iscrivendomi ad una scuola statale, con corsi serali per diplomarmi (essendo i miei studi non validi in Italia). Non nego di aver fatto enormi sacrifici, poi dopo il diploma mi sono iscritta all’Università».

Nel frattempo, ha cominciato a prendere confidenza con la città ed i suoi abitanti. «Inizialmente ho vissuto nei Quartieri spagnoli, un quartiere popolare della città che mi ha accolta da subito come una figlia. Un posto pieno di storia che mi ha subito affascinata e dove la musica era padrona assoluta dei vicoli. Oggi mi sento anch’io un po’ napoletana. Ad esempio, mi piace il caffè, amo mangiare bene ed andare al ristorante con gli amici, adoro la Costiera Amalfitana, Capri ed Ischia. Ed amo alla follia la creatività di Napoli, anche se ci ho messo un bel po’ ad apprezzare la musica napoletana. All’inizio mi sembrava che le canzoni fossero in arabo, non in dialetto».

La caparbietà nello studio l’ha aiutata anche nell’ambiente musicale. A Napoli, Anfisa ha ricominciato ad ascoltare musica, comprare dischi. Finché «mi sono proposta autonomamente in dei piccoli club come selector».

Qui inizia la magia. Complice anche il suo sex appeal. «Dopo due anni come selector nella mia città iniziano a notarmi un po’ di dj internazionali e manager di settore, lanciandomi sul mercato», continua. «Il booking iniziò ad impazzire, facevo anche cinque serate a settimana, ma mancava quell’attenzione e quel sentimento che serve per essere felici musicalmente. Era tutto talmente veloce che mi sono trovata catapultata nel mondo della dance, suonando con Garrix, Guetta, Ingrosso ed Axwell e tantissimi altri, oltre ad aver iniziato il mio percorso come producer con il colosso mondiale della musica dance “Spinnin”, ma c’era qualcosa che non funzionava, non mi sentivo appagata. La mia matrice musicale è sempre stata l’house music e i miei set erano contaminati, ma mi rendevo conto sempre di più che ero fuori posto. Da lì, con la disapprovazione di tutti, decido di fermarmi, rinunciando a serate ed altro, e mi dedico allo studio della produzione e così pian piano, a dispetto di chi mi dava per spacciata, mi presento a una serata di Carl Cox per lasciargli una pendrive con musica da me prodotta. Non solo l’ascoltò ma la suonò per interno in quella serata e poi in tutti i più importanti main stage del mondo. Da lì riparto come producer accreditata nel mondo dell’elettronica grazie a un uomo straordinario che ha permesso soltanto alla musica di parlare per me. Da allora non mi sono più fermata».

Quello di Anfisa è un percorso di realizzazione, tra sogni e carriera, che si è mosso soprattutto dal 2016 nel campo musicale e che negli ultimi anni ha tagliato traguardi importanti, come la pubblicazione discografica con label internazionali quali Nervous, Kompakt, Deutsche Grammophon e Intec. Dopo i primi passi sulla scia delle sonorità anni Novanta, dai New Order ai Depeche Mode, attraversando la tradizione napoletana, è approdata a uno stile personale, molto eclettico, che si inserisce nell’EDM, la musica elettronica, nella quale sintetizza anche suoni naturali. Non ha paura di attraversare i generi in un set per suscitare l’interesse del suo pubblico. «Non mi piacciono i limiti nella musica elettronica. Mantengo un’identità techno nei miei set, ma amo tutte le sfumature della musica techno ed elettronica. Quindi, quando produco e suono, non mi piace limitarmi. La base è ovviamente la musica techno, ma amo viaggiare tra i generi. È tutta una questione di groove. Un groove ben fatto aiuta molto a creare una buona traccia techno».

Anfisa Letyago è una delle protagoniste più attese dell’One Day: il festival, appuntamento ormai consueto per la festa del Primo Maggio a Catania, giunto alla quindicesima edizione. Sul palco della Playa porterà il suo nuovo show intitolato Partenope e si basa su un’antica leggenda greca che racconta di una sirena giunta sulla costa di Napoli. Anfisa ha collaborato con la famosa artista digitale Guisy Amoroso aka Marigoldff per creare un mondo etereo per la performance nella quale, tramite una scansione 3D del suo corpo, viene trasformata in una sirena («non un mostro, ma è simile: come un mostro molto bello»), con tocchi personali unici, tra cui il suo amato gatto Leo, raffigurato come una creatura che la segue ovunque.

La line up dell’One Day: il festival, che si dividerà su due palchi, è estremamente varia. Ci sarà la trap di Artie5ive, la drill di Rondodasosa, la rivelazione Kid Yugy, il rap conscious di Silent Bob e quello dissacrante di Nello Taver, e ancora Tony Boy e il duo Nerissima Serpe + Papa V. Spazio per il dancehall e il reggae dei veterani Sud Sound System e per il pop di Clara, protagonista della serie tv Mare fuori ed al recente Festival di Sanremo. A dividersi la scena techno con Anfisa saranno l’iberica Fatima Hajji e il brasiliano WebbhaColyn, che da tempo collabora con etichette del calibro di Afterlife, rappresenterà “la quota” melodic techno del festival; Dyen e Trym, esponenti del mondo hard techno e pronti a fare scatenare tutti con i loro bpm. S’inizia alle ore 10 del mattino per finire a notte inoltrata.

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