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Billie Eilish tenta di uscire dalla gabbia

– Esce “Hit Me Hard And Soft”, un lavoro enigmatico e avvincente, nel quale si avverte la sensazione che la ventiduenne artista si stia stancando di essere la portavoce pop introspettiva e scontenta della Gen Z
– Rispecchiando il titolo del disco, l’artista attinge a una tavolozza di influenze completamente diverse. Svolazza tra dance-pop drammatica, per poi lasciarsi avvolgere da influenze classiche, spesso nello spazio di una singola canzone
–  Nessun singolo per puntare sull’album: una mossa audace per un pubblico dalla soglia di attenzione molto bassa. Una scelta da applaudire in una scena di uscite mal curate, poco eccitanti e compiacenti di molte grandi star

A 15 anni ha pubblicato un acclamato EP, ha affrontato un tour quasi sold-out ed ha registrato oltre tre milioni di streaming mensili su Spotify. Ad appena 17 anni, Billie Eilish Pirate Baird O’Connell, più semplicemente Billie Eilish, figlia degli attori Maggie Baird e Patrick O’Connell, aveva già il mondo ai suoi piedi. Una star globale, definita “la nuova coscienza del rock” dalla rivista americana Rolling Stone, “il più discusso adolescente del pianeta” secondo il britannico New Musical Express. 

When We All Fall Asleep, Where Do We Go?, l’album d’esordio l’ha consacrata artista di maggior successo del XXI secolo con 65 milioni di dischi venduti tra album e singoli digitali. È anche la prima persona nata in questo secolo a vincere un Oscar, per la sua sigla di Bond No Time to DieHappier Than Ever titolava il secondo lavoro: “più felice che mai”, anche se il contenuto manteneva il senso di inquietudine che accompagna il debutto e che è, in fondo, la costante della Gen Z. spostandosi dall’ansia esistenziale a una critica molto acuta della fama.

Tre anni dopo, l’anti-star più stellata del mondo riprende il discorso con Hit Me Hard And Soft. Anche in quest’album si avverte la sensazione che Eilish si stia stancando di essere la portavoce pop introspettiva e scontenta della Gen Z. È una raccolta del tutto più personale, eccezion fatta per il brano di apertura Skinny, dove, su una chitarra elettrica che fa da sfondo e un finale orchestrale, Billie Eilish parla di una relazione fallita, critica gli standard di bellezza tossici, attacca i social («Internet è affamato di carne, è un po’ divertente, e qualcuno deve dargli da mangiare» canta, mentre il ruggito di una folla si dissipa), di depressione e delle pressioni per conquistare una fama globale mentre sei appena fuori dalla tua adolescenza. “Sto recitando la mia vera età ora? Sto già scendendo? Quando scendo dal palco sono un uccello in una gabbia” canta in Skinny che si conclude con una splendida fioritura orchestrale simile al suo lavoro sulla canzone dei Bond No Time To Diecon Hans Zimmer. È una canzone superba, una delle sue migliori di sempre.

Hit Me Hard e Soft, rispecchiando il titolo, svolazza tra dance-pop più dura, drammatica, per poi lasciarsi avvolgere da influenze classiche e momenti emotivi, spesso nello spazio di una singola canzone. L’Amour De Ma Vie (francese per “l’amore della mia vita”) è la bugia che – rivela Eilish – ha detto a qualcuno: comincia come una confessione di inganno sulle note di un vecchio valzer, segue poi un hyper-pop. 

Attinge a una tavolozza di influenze completamente diverse. Più di una volta una morbida ninna nanna muta rapidamente in una realtà da incubo. La sognante e spaziale introduzione del club di Los Angeles di Chihiro, che mostra il bel falsetto di Eilish, scoppia in una immersiva raglia sintetizzata. The Greatest segue uno schema simile, mentre The Dinerfonde voci raccapriccianti con echi reggae e ambientazioni dark, poi improvvisamente rallenta, riemergendo come una melodia inquietante mentre la saga lirica dell’amore non corrisposto diventa omicida. Gli spessi accordi del sintetizzatore di Bittersuite si gonfiano fino a sopraffare la canzone interamente in una coda scura e strumentale. 

Lunch è una traccia che preme una drum machine distorta, una chitarra ska e un’improvvisa esplosione di bassi rumorosi e ispirati all’EDM al servizio di un lascivo inno per il sesso lesbico. Ci sono belle melodie e alcuni tocchi lirici molto distintivi – su Birds of a Feather, promette il suo amore fino a quando “io marcisco, morta e sepolta … nella bare che hai portato”. Blue sembra riguardare una relazione con un’altra celebrità ferita: la traccia ritmica suona altrettanto indecisa e inquietante.

L’effetto è enigmatico: quando una frase di Skinny sul sentirsi “come un uccello in una gabbia” riappare nell’ambientazione completamente diversa di Blue, non è chiaro se stia ribadendo o sottovalutando il punto. Ma è anche avvincente: ciò che inizialmente sembra semplice diventa più profondo e più oscuro.

Un album, nella scelta anche di non fare uscire singoli, che Billie Eilish spera che venga ascoltato per intero: una mossa audace in un mondo pop in cui il pubblico è di solito raffigurato come affetto da un deficit di attenzione che richiede una gratificazione immediata. Hit Me Hard and Soft non è capace di darlo. Tutt’altro. È uno di quei lavori long seller, da ascoltare più volte. In un anno segnato da uscite frettolose, mal curate, poco eccitanti e francamente compiacenti di alcune delle più grandi star del pop mainstream, questo tipo di originalità e l’assunzione dei rischi è davvero ben accolta.

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