Mostre

AMY WINEHOUSE come Penelope

– Al MArTA di Taranto, sino al 6 luglio, la mostra fotografica sulla compianta cantante dialoga con quella sulla moglie di Ulisse. «Entrambe sono due potenti figure femminili»
«Bisogna sottrarre le figure di Penelope e di Amy Winehouse ai luoghi comuni, che la vedono l’una solo legata al focolare domestico e l’altra schiava della droga e dell’alcol»

«Amy Winehouse? Grande voce, ma era solo una tossica che si faceva di crack». La vulgata alimenta la versione, complice il tempo che trascorre senza fare sconti a nessuno, di una Amy caduta sotto il peso dei propri vizi: una ragazza succube di droga e alcol, oltre che di un rigido controllo paterno, finita nel conteggio delle tante vittime degli eccessi e registrata nel famigerato “club dei 27”. Questo punto di vista, non totalmente fuori mira – chiariamolo – finisce però per pesare più di tutto quanto, talento compreso.

Ma chi era davvero Amy Jade Winehouse? Per scoprirlo bisogna andare al MArTA di Taranto, il museo archeologico della Città dei due mari che fino al 6 luglio ospita la mostra Amy Winehouse before Frank by Charles Moriarty, cinquanta immagini inedite, una parte fondamentale dell’esperienza professionale e umana di una delle artiste più amate degli ultimi decenni. Cinquanta scatti appositamente selezionati perché entrino in dialogo con la mostra Penelope, dedicata a una delle figure femminili più potenti dell’opera omerica, a cura di Alessandra Sarchi e Claudio Franzoni.

Da sinistra: il fotografo Charles Moriarty, Cesare Veronico, direttore artistico di Medimex, e Stella Falzone, direttrice del MArTA

«Perché Amy Winehouse è una Penelope contemporanea», sostiene con decisione Stella Falzone, direttrice del MArTA, «archeologa del presente», come le piace definirsi, ideatrice di questo collegamento tra passato e presente, «perché bisogna mettere in connessione il passato con il presente», spiega. «I miti degli antichi sono lontanissimi nel tempo, eppure riescono ancora a intercettare il nostro desiderio di capire il mondo in cui ci troviamo. È così anche per Penelope: la sua storia continua ad affascinarci perché racconta situazioni e stati d’animo che parlano anche di noi, la solitudine, il dolore, la delusione, la speranza, l’amore».

Un nesso difficile a comprendere, considerando l’immagine che è stata tramandata di Amy Winehouse: una donna fragile, perdente, negativa, rispetto all’immagine di donne forte di Penelope. Una somiglianza «sottile», come sottolinea la direttrice Falzone, che nasce «cercando la verità negli occhi, nelle rughe, dei dettagli». Osservando il mondo del femminile dalla prospettiva delle donne e «sottrarre le figure di Penelope e di Amy Winehouse ai luoghi comuni, che vedono l’una solo legata alla tela e al focolare domestico e l’altra schiava della droga e dell’alcol».

«Cerchiamo di svelare le diverse sfumature femminili», spiega Stella Falzone. «Penelope ha modellato e sfidato l’ideale femminile per almeno tremila anni e continua a farlo anche oggi. È la sposa fedele ma anche l’abile tessitrice di inganni. È la regina che non esce mai dalle sue stanze. È una donna forte e resiliente che da sola governa l’isola di Itaca per vent’anni. È una sognatrice, ma anche la moglie che mette alla prova il marito. Amy Winehouse, quella raffigurata da Charles Moriarty abita a New York, in spazi più grandi rispetto a Itaca, non è prigioniera di una reggia, ma è anche lei una donna forte, decisa, consapevole dei suoi obiettivi. È una Penelope che si è persa».

Da sinistra: Maurizio Guidoni e Vittoria Mainoldi di Ono Arte e Charles Moriarty
Irene Papas

«La Amy Winehouse raccontata dagli scatti di Charles Moriarty è una donna decisa, piena di vita e di voglia di vivere, che vuole diventare una star», interviene Maurizio Guidoni di Ono Arte, che ha curato la retrospettiva. «Il paragone con Penelope è venuto anche ricordando Irene Papas nella fiction anni Settanta sulla moglie di Ulisse: sono molto somiglianti».

  • Penelope ha lottato, Amy si è arresa davanti all’assalto dei paparazzi-proci.

«Era una ragazza che si è sentita schiacciata dal successo. Impreparata. E davanti alla prima difficoltà non ha trovato nessuno ad aiutarla, né gli amici, né i familiari. Anzi, le hanno dato addosso».

Perché è doveroso ricordare che prima di Amy Winehouse c’era Amy: una ragazza ebrea del nord di Londra, nata a Southgate e cresciuta a Camden. Una ragazza che, come tante in quegli anni d’oro, voleva solo cantare.  Gli scatti di Charles Moriarty sono stati realizzati a Londra e New York, in quello che fu un periodo cruciale della vita, anche professionale, di Amy Winehouse. Un periodo che il fotografo chiama affettuosamente “Before Frank”. In alcuni scatti possiamo vedere il suo lato divertente, la sua giovinezza, ma ci sono momenti in cui all’improvviso si vede la Amy Winehouse già star.

Il racconto per immagini è estremamente personale. Amy è fedele a sé stessa e tutte le immagini sono oneste e rivelatrici del suo passaggio da poco più che adolescente, con un sogno nel cassetto, a osannata professionista dell’industria musicale. Amy aveva 19 anni quando Charles Moriarty, a sua volta appena ventunenne, realizza i due shooting fotografici dai quali viene estratta l’immagine presente sulla copertina dell’album di debutto della cantante, Frank.

È complicato individuare un’emozione precisa che può essere evocata in chi osserva queste foto. Felicità, tristezza, nostalgia o dolore. L’incertezza è forse dovuta al fatto che possiamo ritrovare, in questo album di ricordi, tutti gli elementi che caratterizzano la Amy Winehouse icona mondiale: il taglio di eyeliner alla Cleopatra, l’iconica acconciatura, gli abiti inequivocabilmente primi anni Duemila. Sono elementi apparentemente naturali che sembrano far parte di Amy da sempre. Eppure, come rivela Charles, è probabile che sia stato proprio lui il primo ad aver fissato, sulla pellicola fotografica, quegli elementi così unici, caratterizzanti e profondamente legati a quella personalità straordinaria. Una sorta di premonizione della Amy Winehouse che avremmo conosciuto negli anni a venire.

«Spero che chi le osserva possa vedere la mia amica», commenta Charles Moriarty. Molte persone, che sono state vicine ad Amy nella sua breve e straordinaria vita, hanno ammesso di aver visto e conosciuto la vera Amy Winehouse solo quando hanno potuto sfogliare l’album dei ricordi di Charles Moriarty.

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