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Al cinema: Nanni Moretti si fa in tre

Le uscite in sala. Debutta “Il sol dell’Avvenire”, uno dei migliori film del regista romano. La strana coincidenza fra “Cocainorso” e il caso dell’orsa Jj4. La fiaba ucraina “Mavka e la foresta incantata”

IL SOL DELL’AVVENIRE commedia, diretto da Nanni Moretti, con Margherita Buy e Silvio Orlando.

Il sol dell’avvenire, in effetti, sono tre film in uno, in verità: protagonista è Giovanni un regista (Moretti in un nuovo alter ego dopo Michele Apicella) sposato a Paola una produttrice (Margherita Buy, la loro quinta volta insieme) che stanno girando un film ambientato nel 1956 nei giorni dell’invasione sovietica in Ungheria (con Silvio Orlando giornalista dell’Unità e segretario di una sezione del PCI intitolata a Gramsci, legato a Vera, Barbora Bobulova). Ma il film che Michele vorrebbe girare è una storia d’amore tra due ragazzi negli anni Settanta, piena zeppa di canzoni italiane: Tenco, De André, Battiato. «Volevo raccontare questo, l’idea del film del 1956 l’avevo già prima di Tre piani, avevo scritto un abbozzo si sceneggiatura, ma l’abbiamo concentrata sulla vita del regista». Ovvero Giovanni, che vediamo in monopattino per piazza Mazzini, in battaglia contro i film violenti e le piattaforme. Voto: 4,5 su 5

NOVEMBER – I CINQUE GIORNI DOPO IL BATACLAN poliziesco, diretto da Cédric Jimenez, con Jean Dujardin e Anaïs Demoustier. Durata 100 minuti.

Ricostruisce i giorni di terrore vissuti nel 2015 in Francia, dopo che il 13 novembre una serie di attentati terroristici sconvolge la capitale Parigi e l’intero Paese. È gennaio del 2015 quando il terrorista belga di origini marocchine Abdelhamid Abaaou riesce a sfuggire a un’operazione internazionale ad Atene, alla quale ha preso parte anche Fred (Jean Dujardin), agente della squadra antiterrorismo francese. Dieci mesi dopo accade la tragedia: un attacco colpisce Ile-de-France, uccidendo circa 130 persone. Parte sin da subito la caccia all’uomo, guidata dalla squadra antiterrorismo, nella disperata ricerca di arrestare la fuga dei colpevoli. La missione, a cui prende parte anche Fred, durerà ben 5 giorni, durante i quali gli agenti seguiranno le intercettazioni, ascolteranno i testimoni e indagheranno senza sosta, perlustrando tutta Parigi, Bruxelles e il Marocco. L’operazione si concluderà il 18 novembre 2015 nella zona di Saint-Denis 2… Voto: 3,5 su 5

COCAINORSO horror, diretto da Elizabeth Banks, con Keri Russell e O’Shea Jackson Jr.. Durata 95 minuti.

La comedy-horror di Elizabeth Banks, il cui cast annovera anche l’ultima apparizione del compianto Ray Liotta, è incentrata su un orso che si trasforma in un feroce killer dopo aver assunto una grossa quantità di cocaina. La vicenda è tratta da una storia vera. Al contrario degli eventi narrati nella pellicola, l’animale non diventò un mostro sanguinario, ma morì di overdose. È legittimo chiedersi: cosa c’entra un orso con la cocaina? Come avrebbe fatto a entrare in contatto con la sostanza stupefacente? Poi c’è un’altra domanda, figlia delle polemiche del popolo dei social, che non è solito a fare sconti a nessuno (nel bene e nel male). Pur trattandosi di una coincidenza, in quanto la data d’uscita era stabilita da tempo, era opportuno far uscire un film incentrato su questo tema, visti i tragici fatti del Trentino, con oggetto la morte del runner Andrea Papi, ucciso all’inizio del mese da un’orsa nei boschi sopra Caldes. La premessa storica del film. A metà degli anni Ottanta, in una foresta della Georgia, fu infatti ritrovato il cadavere di un orso nero di circa 80 kg. Le analisi del sangue stabilirono che avesse assunto tra i tre e i quattro grammi di cocaina (il medico legale riportò che il suo stomaco ne era colmo). Nelle vicinanze sono stati infatti rinvenuti dalle autorità dei contenitori vuoti, in grado di ospitare quantità superiori rispetto a quelle assunte dall’animale (circa 34 kg per un valore all’epoca di 20 milioni di dollari). L’ipotesi più accreditata è che facessero parte di un carico che il narcotrafficante Andrew C. Thornton stava trasportando via aereo, in quella che si rivelò la sua ultima corsa. L’ex agente della Narcotici, che alla fine scoprì la sua vocazione opposta, cercò infatti di alleggerirsi in volo, prima di lanciarsi con il paracadute. Un gesto che gli risultò fatale, in quanto non si aprì. L’orso, dunque, sarebbe stato probabilmente attratto dall’odore del corpo dell’uomo per poi lasciarsi andare a tutt’altro consumo. Pur essendo un mistero su cosa gli sia successo nelle ore successive, non sarebbero state rilevate tracce di comportamento aggressivo da parte del plantigrado a seguito dell’assunzione della droga, al contrario di quanto enfatizzato dalle leggende metropolitane, che gli hanno fatto ottenere il soprannome di “Pablo Escobear”. Su Peacock è da poco disponibile un documentario che ripercorre il tutto, Cocaine Bear: The True Story. Se negli Stati Uniti è già diventato un cult, per ora la pellicola non si appresta ad ottenere una buona fama nel nostro Paese alle prese con il caso dell’orsa Jj4. Ma l’effetto cronaca, per quanto macabro, potrebbe rivelarsi allo stesso tempo un vantaggio per il destino di Cocainorso. Il verdetto al botteghino. Voto 3 su 5

LA CASA – IL RISVEGLIO DEL MALE horror, diretto da Lee Cronin, con Alyssa Sutherland e Lily Sullivan. Durata 120 minuti.

Racconta la storia di due sorelle (Alyssa Sutherland e Lily Sullivan), che sono state a lungo separate. Il loro ricongiungimento è interrotto dalla scoperta di un manufatto, che risveglia alcuni terribili demoni. Queste entità porteranno le due sorelle a una lotta per la sopravvivenza, mentre la riunione di famiglia si trasforma in un incubo. Voto: 2,5 su 5

PERCOCO – IL PRIMO MOSTRO D’ITALIA drammatico, diretto da Pierluigi Ferrandini, con Gianluca Vicari e Giuseppe Scoditti. Durata 104 minuti.

Racconta la vera storia del primo serial killer familiare del Novecento, ovvero Franco Percoco (Gianluca Vicari). Durante la notte tra il 26 e il 27 maggio del 1956, l’uomo compie una strage a Bari: uccide tutti i membri della sua famiglia con un coltello da cucina. In seguito, Percoco inizia una nuova vita da studente universitario, si dedica riccamente alla vita mondana e trascorre il suo tempo intrattenendosi con le gioie del boom economico. L’uomo vive per dieci giorni con i cadaveri dei genitori e del fratello murati in casa e fino ad allora nessun assassino aveva vissuto così a lungo con le proprie vittime. Voto: 2,5 su 5

AMIRA drammatico, diretto da Mohamed Diab, con Saba Mubarak e Ali Suliman. Durata 98 minuti.

È la storia di Amira (Tara Abboud) un’adolescente palestinese. La ragazza vive con la madre Warda (Saba Mubarak) e conduce una vita quasi del tutto normale, non fosse che il padre Nawar (Ali Suliman) è stato condannato all’ergastolo ed è detenuto in un carcere israeliano. L’uomo è stato rinchiuso in prigione prima che Amira nascesse, lei infatti è il frutto di un concepimento assistito, con il metodo del contrabbando del seme del padre. La ragazza adora suo padre, e nonostante i loro rapporti si limitino alle visite in prigione, tra di loro si è creato un legame molto profondo e amorevole. Ecco perché l’uomo desidera avere un altro figlio sempre con lo stesso metodo. Quando lo propone a sua moglie, lei accetta felice. Questa volta però il concepimento fallisce e facendo ulteriori indagini viene fuori che Nawar in verità è sterile. Questa rivelazione lascia tutti sconcertati, in particolar modo Amira che in questo modo scopre che lui non è il suo vero padre. Superato lo shock iniziale, la ragazza, decisa a scoprire chi sia suo padre biologico, inizia delle ricerche che la porteranno su una strada che sconvolgerà il suo mondo… Voto: 3 su 5

BIGGER THAN US – UN MONDO INSIEME documentario, diretto da Flore Vasseur, con Melati Wijsen. Durata 85 minuti.

È incentrato sul viaggio intrapreso da Melati Wijsen in giro per il mondo così da incontrare i giovani attivisti, suoi coetanei, che grazie al loro lavoro sono riusciti ad ottenere un risultato. Lottando con determinazione e perseveranza, non abbandonando mai le loro convinzioni e mossi dall’altruismo, questi giovani sono riusciti ad avere un enorme impatto nei loro rispettivi settori. Nonostante ciò, Melati avverte che il tempo è poco e il cambiamento sta avvenendo troppo lentamente. È così che la ragazza cerca di capire cosa impedisca questa trasformazione e insieme agli altri attivisti prova a elaborare un nuovo piano. Voto: 2,5 su 5

MAVKA E LA FORESTA INCANTATA animazione, diretto da Oleh Malamuzh, Oleksandra Ruban. Durata 90 minuti.

Una favola per la difesa dell’ambiente, messo a rischio dall’avidità e l’egoismo umani, ma anche un omaggio alla cultura, la tradizione e la musica ucraina. Tratta dalla piece in versi La canzone della foresta (1911) della poetessa ucraina Lesja Ukrainka (1871 – 1913), la storia messa in scena in forma di action/family dramedy animata a misura di bambino, arricchita dagli ingredienti legati alla tradizione rivista in chiave moderna (a cominciare dal grande spazio dato alla musica) è ambientata in una grande foresta che fin dall’inizio dei tempi «ha custodito misteri e segreti». Un habitat già una volta “ferito” dall’uomo, arrivato per predarne la sorgente per la vita. Un’aggressione che ha portato gli antichi spiriti che abitano il luogo magico a vietare l’ingresso a tutti gli umani, duramente puniti a ogni tentativo. La giovane Mavka, anima della foresta, aperta e generosa, viene prescelta come nuova custode del sacro luogo. Un compito messo a rischio quando incontra Lucas, giovane del villaggio, che per salvare lo zio gravemente malato accetta la proposta dell’avida industriale Kylina, di introdursi nella foresta e impossessarsi delle foglie di un raro e misterioso albero. Quando il ragazzo viene scoperto, Mavka, che crea con Lucas subito una profonda sintonia, lo aiuta a tornare a casa, a curare lo zio e poi decide di andarlo a trovare, in forma umana. Quando però gli abitanti del villaggio scoprono Mavka e la scambiano per una strega, il conflitto con gli antichi spiriti sembra diventare inevitabile, sotto la guida di Kylina che per il suo interesse personale fa crescere le paure fra gli umani. «Tutte le ambientazioni e gli ambienti del film (andato in produzione nel 2017) sono ispirate a location reali in Ucraina», ha spiegato a Euronews  Anastasiya Verlinska, animatrice e direttrice in Ucraina del Linoleum Contemporary Animation and Media Art Festival, sottolineando come con la guerra la produzione di nuove opere sia inevitabilmente ferma. «Tutti i precedenti finanziamenti del governo per il settore sono andati ai bisogni dell’esercito». Inoltre, molti artisti «sono andati a combattere in prima linea e alcuni sono morti». Rispetto all’attenzione internazionale che sta ottenendo il film «i nostri partner sono attratti dalla qualità dell’animazione, da una storia universale, da una combinazione di dramma e umorismo e dalla musica». spiega Evgeniy Drachov di Film Ua Distribution. «Speriamo che Mavka e la foresta incantata piaccia al pubblico (che in Ucraina nel primo weekend di uscita a marzo ha avuto oltre 200mila spettatori) perché la storia d’amore e la lotta per salvare il proprio mondo dovrebbe risuonare tra le persone di tutto il mondo». Voto: 4 su 5

IL FARAONE, IL SELVAGGIO E LA PRINCIPESSA animazione, diretto da Michel Ocelot. Durata 123 minuti.

È diviso in tre racconti: un’epopea ambientata nell’Antico Egitto; una leggenda che prende piede in Francia in pieno Medioevo; infine, una storia fantastica, che ha come sfondo l’orientale Turchia del XVIII secolo tra vesti ottomane e sontuosi edifici turchi. Questo trio di storie ricche di colori si muove fra sogni popolati da magnifiche divinità, terribili tiranni, giustizieri giocondi, principi e principesse che fanno qualsiasi cosa passi loro in mente. Voto: 3 su 5

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