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Al Bellini sognando un’altra Sicilia

Grande successo dello spettacolo “Sicilia, la musica della madre” che ha avuto per protagonisti l’orchestra del teatro diretta dal maestro Luciano Maria Serra e alcune fra le migliori voci della Sicilia: Rita Botto, Eleonora Bordonaro, Alfio Antico, Cesare Basile, Mario Incudine, Lautari e Mario Venuti. Questa è un’Isola «che vede, sente, parla e canta». La fotocronaca di Giacomo Orlando

Sicilia, la musica della madre terra avrebbe dovuto essere suonata come una lunga suite senza pause per gli applausi. Ma non è andata così. Perché gli interpreti erano troppo bravi e il pubblico che riempiva il Teatro Massimo Bellini di Catania non è riuscito dal trattenersi. Così, a ogni momento della suite, uno scroscio di applausi ha fatto saltare i piani. E, alla fine, le chiamate sono state così tante che non sono bastati i due bis in programma. Davvero un gran bel spettacolo Sicilia, la musica della madre terra, presentato venerdì sera e, in replica, sabato 11 marzo nel pomeriggio nel tempio della lirica etneo.

Lo aveva spiegato Bruce Springsteen, ai tempi delle Seeger Session, parlando del suo Paese: «L’America di oggi ha bisogno di una scossa, bisogna tornare alle radici, o meglio riflettere sull’identità, sui valori che hanno formato la democrazia americana, capire dove si è sbagliato, ritrovare ispirazione e speranze». Ed è stata la filosofia seguita e applicata alla Sicilia dai magnifici sette della serata e dall’orchestra del Bellini diretta dal maestro Luciano Maria Serra: re-immaginare il racconto della vita e dei sentimenti di un popolo attraverso un repertorio che va dal canto sociale e di pace ai canti d’amore e ai “cunti”, dal ballo alle contaminazioni moderne. 

Mario Incudine
Rita Botto
Eleonora Bordonaro

C’è un’altra Sicilia da godersi in questo spettacolo, quella dei paesaggi rurali, delle lotte contadine, delle rivendicazioni salariali, della raggia e dell’amore. E c’è anche quella di Vitti na crozza, liberata dai folkloristici “la lero la lero / la lero la la”, sostituiti da malinconici violini. Così come quella di Malarazza con tutti i magnifici sette abbracciati a sostenersi nell’invocazione “piglia sto bastone e tira fori li denti”. «Perché questa vuole essere una Sicilia che vede, sente, parla e canta», sintetizza Mario Incudine.

Il cantautore ennese, in compagnia con Angelo Vasta, è stato uno dei magnifici sette della serata insieme con – in rigoroso ordine alfabetico con precedenza alle donne – Rita Botto, Eleonora Bordonaro, Alfio Antico, Cesare Basile, Lautari e Mario Venuti. Ed è stato proprio Mario Incudine, con la complicità del maestro Serra, a presentare la nuova versione di Vitti na crozza, seguita dalla teatralità del celeberrimo “cuntu” di Ignazio Buttitta Lamentu pi la morti di Turiddu Carnivali, cavallo di battaglia di Ciccio Busacca.

Angelo Vasta
Cesare Basile
Mario Venuti

Da brividi Rita Botto nell’arrampicarsi sulle Strade parallele (Aria siciliana), che furono di Giuni Russo e Franco Battiato, e poi nella straordinaria versione di Stranizza d’amuri di Franco Battiato, ammantata di jazz e avvolta in un alone di classicità. Eleonora Bordonaro, “benedetta” dal presidente Sergio Mattarella, alterna il pathos e dramma della Malmaritata al divertente esercizio di bravura con lo scioglilingua Tri Tri Tri in un eccitante botta e risposta con il tamburo di Alfio Antico. Quest’ultimo è un delicato madrigalista in Desiderio e serenata, omaggio alla madre, e poi tuono e dio del fuoco in Ventu e caristia, resa ancor più distopica da minacciosi e tumultuosi violini.

L’orchestra è il valore aggiunto dello spettacolo, risultando determinante talvolta nella rilettura che Cesare Basile propone di Aja Mola con le voci di Rita Botto e Puccio Castrogiovanni dei Lautari e, soprattutto, di Araziu Stranu, dove tutti i suoni che l’“uomo in nero” siciliano aveva contenuto nella sua chitarra a scatola vengono estratti dall’orchestra ridando nuova luce e nuovo vigore alla splendida soggettiva dello storico cantastorie siciliano Orazio Strano, nonché autoritratto dello stesso Basile.

Gionni Allegra dei Lautari
Puccio Castrogiovanni dei Lautari
Alfio Antico

I Lautari sono protagonisti e complici di tutto il progetto. Gionni Allegra, Puccio Castrogiovanni, Salvo Farruggio, Salvatore Assenza e Marco Corbino mettono i loro strumenti in diversi momenti della suite. E vestono di nuovo La Cifalota e di violini Tra villi e valli, due ballate del loro repertorio. Mario Venuti con la classe e l’eleganza che tutti gli riconoscono passa dal Brasile alla Sicilia, danzando con gentilezza e ironia sulle note di valzer che accompagnano Cocciu d’amuri, la canzone scritta da Lello Analfino dei Tinturia per il film Andiamo a quel paese di Ficarra e Picone, per poi calarsi nei panni del “cantattore” per la classica Mi votu e mi rivotu.

A sigillare questo scrigno di ori e tesori, l’orchestra diretta dal maestro Serra che ha aperto e chiuso la suite fra richiami a Luciano Berio e arie morriconinane.

Alla fine, è ovazione. E una lunga serie di chiamate che fa prolungare i bis. Così dopo l’esilarante e virtuosistica Re Bufè di Alfio Antico e la corale Malarazza c’è spazio per riproporre la nuova versione di Vitti na crozza, cartolina finale di una «Sicilia che vede, sente, parla e canta».

Marco Corbino dei Lautari
Il maestro Luciano Maria Serra
Il pubblico del Teatro Massimo Bellini venerdì sera

La scaletta

Intro – Il Maestro Serra con l’orchestra

“La Cifalota” – Lautari

“Vincenzo, la zampogna e la malmaritata” – Eleonora Bordonaro

“Vitti ‘na crozza” – Mario Incudine

“Strade parallele” – Rita Botto

“Aja Mola” – Cesare Basile

“Desiderio e serenata” – Alfio Antico

“Cocciu d’amuri” – Mario Venuti

“Tri Tri Tri” – Eleonora Bordonaro

“Tra villi e valli” – Lautari

“Lamentu pi la morti di Turiddu Carnivali” – Mario Incudine

“Araziu Stranu” – Cesare Basile

“Stranizza d’amuri” – Rita Botto

“Mi votu e mi rivotu” – Mario Venuti

“Ventu e caristia” – Alfio Antico

Finale – Il Maestro Serra con l’orchestra

Bis: 

“Re Bufè” 

“Malarazza”

“Vitti na crozza”

Tutte le foto sono di Giacomo Orlando

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