Interviste

A “Jazz in vigna” canzoni d’amore a tempo di Chet

Una prima assoluta venerdì 16 giugno apre la rassegna del Monk di Catania: sul palco nella Tenuta San Michele di Santa Venerina l’inedito incontro fra Luca Barbarossa e il trio di star del jazz composto da Paolo Fresu, Dino Rubino e Furio Di Castri. «È un progetto originale che mette insieme musicisti d’estrazione diversa», spiega il trombettista sardo. «Catania sta diventando la mia seconda città, dove vengo molto volentieri. Il Monk è una grande famiglia e poi Dino è parte di tanti progetti». «Con Insulae Lab vogliamo gettare un ponte ideale fra Sicilia e Sardegna». Il 23 luglio l’artista di Berchidda tornerà a Noto per presentare l’album “Food” con Omar Sosa. Gli altri appuntamenti della rassegna del jazz club etneo
A sinistra, Luca Barbarossa. A destra, dall’alto: Paolo Fresu, Dino Rubino e Furio Di Castri

Per il quarto anno torna la rassegna “Jazz in vigna”, proseguimento estivo “open air” del programma concertistico del club Monk, tradizionalmente ospitata dalla Tenuta San Michele di Santa Venerina. Un appuntamento che, tra vini e musiche doc, richiama di anno in anno sempre più pubblico, alzando il livello qualitativo dell’offerta. Quest’anno, ad esempio, si comincia venerdì 16 giugno con una prima assoluta: l’incontro fra la canzone d’autore romana di Luca Barbarossa e il trio di star del jazz composto da Paolo FresuDino Rubino e Furio Di Castri.

«Lo spettacolo con Luca Barbarossa è nato da una idea di Dino Rubino», racconta Paolo Fresu. «Luca era venuto al nostro concerto a Roma quando abbiamo presentato Tempo di Chet e gli era piaciuto il progetto. Scambiammo alcune chiacchiere, buttando giù qualche idea per il futuro, che sono rimaste là. Io sono poi stato ospite più volte del programma di Luca “Radio2 Social Club”. Poi è stato Dino a lanciare l’idea di organizzare un concerto insieme. A “Jazz in vigna” sarà una prima assoluta. Era previsto il trio di Tempo di Chet, ma Marco Bardoscia non potrà esserci. Al suo posto ci sarà Furio Di Castri, con il quale torno a suonare dopo un po’ di tempo. È un progetto originale che mette insieme musicisti d’estrazione diversa».

Avrete già abbozzato una scaletta?

«Faremo alcuni brani di Luca, due o tre dal suo nuovo lavoro La verità sull’amore. Poi lui si è divertito a scrivere le parole per le nostre composizioni del progetto Tempo di Chet, quelle dedicate al trombettista. Che quindi faremo in questa versione inedita, più altri brani del disco su Chet Baker e alcuni standard. Luca suonerà la chitarra e canterà, io alla tromba, Dino al pianoforte e Furio al contrabbasso».

Questa “chicca” conferma il legame privilegiato che ha con Dino Rubino e il Monk, il jazz club catanese.

«Verso Dino nutro da sempre una grande stima. Lui, quando aveva 16 anni, è stato mio allievo a Siena. Ho seguito il suo percorso sia come trombettista sia come pianista. Fui io a telefonargli per farlo entrare nella mia etichetta discografica, la Tǔk Music. Quando ho montato il progetto su Chet Baker la prima persona alla quale ho pensato è stata Dino. Uno spettacolo fortunato che ha già avuto 120 repliche e continua a esistere. Lo abbiamo portato anche all’estero, l’ultimo tour lo abbiamo fatto in Medio Oriente, l’ultimo concerto a Parigi e il prossimo a Nicosia. Al Monk sono stato spesso a suonare: è un posto che mi piace molto. Questa prima assoluta rinsalda il rapporto che ho con Dino e il Monk, al quale sono legato anche per il progetto per l’infanzia. Catania sta diventando la mia seconda città, dove vengo molto volentieri. Il Monk è una grande famiglia e poi Dino è parte di tanti progetti».

Fra questi c’è l’Insulae Lab, che vuole gettare un ponte fra le due maggiori isole del Mediterraneo.

«La prima edizione di Insulae Lab è stata inaugurata proprio da Dino Rubino con un pianista sardo e quest’anno la seconda edizione è stata aperta da Seby Burgio con un altro pianista sardo, Diliberto. Abbiamo progetti con Francesco Cusa, Elisa Nocita, Emanuele Primavera. L’anno scorso ci sono stati Alfio Antico ed Etta Scollo con Elena Ledda. Vogliamo ampliare la collaborazione a tutte le isole del Mediterraneo. Quest’anno sono coinvolte le Baleari, c’è un musicista cipriota., mentre l’anno scorso c’erano la Corsica e l’Elba. Sicilia e Sardegna sono al centro, isole che hanno una grande tradizione etnica e jazz, e una ricchezza di artisti. Insulae Lab vuole essere un ponte ideale fra le due isole, fra le quali non c’è grande comunicazione».

Paolo Fresu e Omar Sosa il 23 luglio con lo spettacolo “Food” a NotoMusica

In Sicilia, a Noto, tornerà il prossimo 23 luglio con il progetto Food con il pianista cubano Omar Sosa.

«Anche Noto è un posto che conosco bene, dove mi piace tornare a suonare. Il concerto è sul tema del cibo. Debutteremo il 20 giugno a Verona. Su alcune basi abbiamo ricostruito suoni registrati nei luoghi del cibo: ristoranti, cantine, vigne. Suoni della cultura gastronomica: tintinnii di calici, olio che frigge, il vino versato in un bicchiere o un coltello che taglia una carota. E poi lingue diverse, italiana, sarda, friulana, spagnola, francese, inglese, giapponese, che declamano ricette o recitano preghiere di ringraziamento per il cibo. C’è ad esempio la declamazione della ricetta della zuppa berchiddese del mio paese, registrata in sardo da un signore locale, ci sono i pregonèros delle religioni animiste cubane. Nel brano Father c’è un signore quasi centenario che ringrazia Dio prima del pasto. Su queste basi abbiamo composto le musiche. Nel disco, inoltre, intervengono alcuni ospiti come il rapper newyorkese Kokayi e la cantante sudafricana Indwe che hanno scritto testi culturali e politici sul tema del cibo e della sostenibilità. C’è anche Cristiano De André che canta il padre con Â çimma, che è una specialità della cucina genovese. Nel concerto non potremo portare tutti questi ospiti (ci sono anche il violoncellista brasiliano Jaques Morelenbaum e il percussionista americano Andy Narrell, nda), ma proporremo soluzioni visive sorprendenti che portano il lavoro verso la dimensione del food, soffermandosi sull’importanza del cibo, sull’esigenza di rispettare l’ambiente e sull’equità»

Il concerto di Luca Barbarossa con Paolo Fresu, Dino Rubino e Furio Di Castri non è l’unica “chicca” della rassegna “Jazz in vigna”. In serbo tante altre appetitose novità. Come, ad esempio, Nerovivo il trio della batterista e cantante lombarda Evita Polidoro condiviso con i chitarristi Nicolò Faraglia e Davide Strangi, in programma il 23 giugno. «Evita è un talento pazzesco, ha al suo attivo collaborazioni con nomi del calibro di Dee Dee Bridgewater e Enrico Rava», spiega Dino Rubino. «Io l’ho ascoltata la prima volta lo scorso anno al Time in Jazz, il festival che Fresu organizza in Sardegna nella sua Berchidda, e siamo rimasti stregati. Paolo l’ha voluta nella sua etichetta, io nel nostro festival estivo di Santa Venerina». 

Per il “Jazz in vigna” 2023, quest’anno il Monk ha avviato una collaborazione con il Conservatorio Bellini di Catania e due formazioni di allievi avranno l’opportunità di suonare. Si comincia il 30 giugno con lo Spam Jazz Trio formato da Francesco Cerra alla chitarra, Tony Pinzon al basso elettrico e Francesco Spina alla batteria, evento di apertura alla serata dedicata a Carmelo Venuto, dai più conosciuto come bassista ma qui come chitarrista, che presenterà in prima nazionale l’album Orizzonte che uscirà in estate, progetto condiviso, sia in studio che dal vivo, con Rosario Di Leo al pianoforte, Peppe Tringali alla batteria e Riccardo Grosso al contrabbasso. 

Stefano Di Battista ospite di “Jazz in vigna” con il suo quartetto il 21 luglio

Il 21 luglio la cantante Virginia Gangemi con il chitarrista Vittorio Carini, il contrabbassista Alessio Tirrò e il batterista Alfio Liberto apriranno la serata che vedrà protagonista il sassofonista romano Stefano Di Battista in quartetto con Andrea Rea al pianoforte, Carmelo Venuto al contrabbasso e Peppe Tringali alla batteria. Il 7 luglio musica e immagini andranno di pari passo con il concerto del contrabbassista Nello Toscano, che presenterà il disco Inside dello scorso anno e lo farà in quartetto con Alessandro Presti alla tromba, Seby Burgio al pianoforte e Peppe Tringali alla batteria, i musicisti che hanno suonato nell’album. Alle spalle della band saranno proiettati i video realizzati per l’album dal regista Nello Calabrò. Toscano. Il live del quartetto di Nello Toscano darà il la alla prima edizione del Monk Film Festival in calendario il giorno dopo, l’8 luglio. 

Il 14 luglio torna la Monk Jazz Orchestra, che aveva debuttato lo scorso anno, diretta come sempre da Giuseppe Privitera, musicista, didatta e ricercatore: «Il progetto nasce dal desiderio di coniugare suoni appartenenti alla musica popolare con il patrimonio jazzistico dell’Isola sfruttando le sonorità degli strumenti etnici/ tradizionali attraverso la creazione di nuove composizioni originali e arrangiamenti composti da musicisti di provata esperienza nell’ambito del jazz come Nello Toscano, Dino Rubino, Alessandro Presti».

Jazz in vigna 2023 si chiude il 28 luglio con un’altra chicca in prima nazionale, il confronto del cantautore Mario Venuti con Dino Rubino al pianoforte e flicorno e con Peppe Tringali alle percussioni. «Non sarà un vero concerto jazz», annuncia Rubino. «Certamente l’anima pop di Venuti si unirà alla nostra anima jazz e non mancherà la musica brasiliana da Mario molto amata».

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