Flash

“Vita spericolata” dopo 40 anni ha un video

– Vasco Rossi diventa un cartone animato per raccontare la genesi di una canzone iconica
– La realizzazione della clip in occasione della pubblicazione della versione celebrativa dell’album “Bollicine”
– Il brano fu presentato a Sanremo nel febbraio 1983. «Uno sberleffo a tutta la platea a quei tempi molto ingessata»

Dopo quarant’anni Vita spericolata  ha un video nel quale Vasco Rossi diventa un cartone animato. La clip comincia all’interno di un’auto a Cagliari, dove in un pomeriggio d’estate del 1982 il rocker di Zocca si trovava per un concerto. Quel giorno però si mise a piovere tanto forte che lo spettacolo fu cancellato. Così Vasco si ritrovò in macchina da solo, in un posto sconosciuto, per di più sotto una pioggia battente a ripensare a quel provino di Tullio Ferro con la musica della canzone ed al testo. che non arrivava e si domandò: «Io cosa voglio?». La risposta che si diede corrisponde naturalmente al titolo del brano che iniziò a scrivere lì per lì, di getto, nell’abitacolo dell’auto ferma sul ciglio della strada mentre fuori infuriava il temporale.

Proprio da questa storia trae ispirazione il video di animazione prodotto da Chiaroscuro Creative, come racconta il regista Arturo Bertusi, alle immagini di un giovane Vasco alle prese con il processo creativo si alternano, come frammenti di sogni, visioni che nascono dalla sua stessa matita; si tratta di situazioni apparentemente negative o di grande pericolo che, grazie al vero senso della canzone, si rivelano alla fine qualcosa di diverso da quel che sembrano.

Racconta Arturo Bertusi: «Il concept del video ha a che fare con l’interpretazione sbagliata della canzone all’epoca in cui uscì: inizialmente era stata letta dai benpensanti di allora come un inno all’autodistruzione e allo sballo. E invece il vero senso di questo brano è un invito alla vita, a vivere liberamente e pienamente, emancipandosi dalle convenzioni, dalle sovrastrutture che portano a un’esistenza piatta. Per farlo è inevitabile correre dei rischi». Così, in uno di questi microracconti, il robot del crash test decide di ribellarsi e fuggire verso la libertà, invece che schiantarsi passivamente contro una parete come vorrebbe il suo destino. Il messaggio è un’esortazione a prendere in mano la propria esistenza: «La canzone coglie perfettamente lo spirito di quei primi Ottanta. Dopo gli anni di piombo, cominciavano a cadere molti degli ideali figli del Sessantotto e c’era una grande voglia di riscatto, di sognare, di avere un futuro luminoso davanti» continua il regista.

Nel video compare il Roxy Bar di Bologna, che non c’entra nulla con quello di Vita spericolata, in cui si cita la canzone di Fred Buscaglione, ma che comunque è entrato a far parte dei miti che ruotano attorno a Vasco; c’è anche un omaggio a un’autentica “spericolata” del passato: Amelia Earhart, la prima donna ad attraversare gli oceani da sola alla guida di un velivolo, tra gli anni Venti e Trenta del Novecento.

Alla fine del filmato, da un immaginario “ascensore temporale” in cui tutti i personaggi si ritrovano nel presente, vediamo uscire, insieme a loro, il Vasco di oggi, quarant’anni dopo quel giorno di pioggia, pronto a salire sul palco.

Vita spericolata è il singolo con cui Vasco tornò sul palco del Festival di Sanremo nel febbraio 1983, sconvolgendo il perbenismo borghese di quegli anni. «Era uno sberleffo a tutta la platea a quei tempi molto ingessata», ha ricordato il Blasco nazionale. Come era decisamente più ingessato anche il pubblico a casa, come era decisamente più ingessato il Paese, in bilico tra quello sfrenato e spregiudicato ottimismo di quei favolosi anni Ottanta e l’inaffondabile perbenismo cattolico di fondo. Tant’è che “Vita spericolata” si classificò penultima, alimentando la leggenda secondo la quale chi arriva ultimo a Sanremo poi è destinato a fare grandi cose.

La canzone rappresenta una rivendicazione esistenziale e vero e proprio manifesto della nascente ribellione giovanile contro un futuro già preordinato e prevedibile. Vita spericolata non è My generation degli Who né Imagine di John Lennon, non è un grido generazionale, non è una preghiera collettiva, è una canzone estremamente intima, Vasco canta un desiderio molto personale nel quale però tutti si possono riconoscere e che, soprattutto, tutti possono fare proprio, così come in fondo è accaduto. Una vita spericolata è una vita che rompe gli schemi dentro i quali società, religione, educazione familiare e scolastica, ci hanno rinchiuso, tutti, non solo Vasco, e sempre, non solo quarnt’anni fa; è una vita in cui quel perenne peso morale si scioglie in un urlo, tradotto alla lettera con quell’”Eeeehh”, dentro il quale Vasco Rossi nasconde interi universi di emozioni.

Il video è stato realizzato in occasione dei quarant’anni di Bollicine, l’album che contiene Vita spericolata, pubblicato in una edizione speciale. Bertusi ha scritto il soggetto con Veronica Raimo, la sceneggiatura con Valentina Gazzoni e Tommaso Arosio. Anche il video di animazione è nato dal lavoro congiunto di più mani – un team internazionale di artisti tra Modena (Delumen), Milano (Matteo Manzini) e il Canada – e vede la commistione di diverse tecniche, dal 2D, al 3D, alla scansione a 360° del viso e del corpo di Vasco per trasformarlo in cartoon (come avviene per le grandi star di Hollywood).

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *