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Vasco Rossi: vedo somiglianze con gli anni Venti

– Il rocker di Zocca parla alla vigilia dei sette concerti di Milano e dei quattro di Bari. Preoccupato dal trionfo del populismo, dedicherà la canzone “Asilo Republic” alla premier Giorgia 
– «L’anno scorso ho fatto uno spettacolo molto intimo sulle emozioni dei rapporti interpersonali, di connessione. Ora voglio parlare del sociale in questo momento drammatico»
– «Sono partito frainteso, facevo ironia e venivo preso sul serio, ma i fan hanno sempre capito tutto perfettamente. Sono stato il capro espiatorio di tutti i problemi in Italia, a partire dalla droga»

Più di prima ci sarà ordine e disciplina / E chi non vuole restare qui / Vada in collina / E se qualcuno la vuole menare / Con quella vecchia storia sull’educazione / Abbiamo già bruciato tutti i libri / Bruciamo lui (yeah) / Bruciamo anche lui

Asilo “Republic” (Vasco Rossi)

È una strofa di Asilo “Republic”, brano con il quale Vasco Rossi chiudeva nel 1980 l’album Colpa d’Alfredo e che riprenderà nei sette concerti “tutti esauriti” che terrà allo Stadio Meazza di Milano fra il 7 ed il 20 giugno per poi spostarsi il 26 e il 30 giugno per altri quattro show al “San Nicola” di Bari. Canterà quella strofa dedicandola alla premier Giorgia Meloni.

«L’ho scritta quarant’anni fa, ma è particolarmente attuale. Adesso è il momento di Giorgia che dice che ci vuole più ordine e disciplina, quindi la cito dal palco. Sono concetti particolarmente attuali ora che c’è questa direzione verso un certo tipo di autoritarismo e le libertà vengono derise. Il problema è questa derisione continua, tipica di quella che c’era negli anni Venti, io vedo delle somiglianze notevoli», ha detto durante l’incontro con 120 fan alla Sala Buzzati de “Il Corriere della Sera” a Milano per una chiacchierata intima dopo che il rocker di Zocca era stato insignito dal sindaco di Milano Beppe Sala della Pergamena della città.

Emozionato il Blasco nazionale: «Questo riconoscimento mi onora moltissimo e mi fa molto piacere perché è un riconoscimento del rock fatto in tutti questi anni. Milano è stata la prima città che mi ha capito e apprezzato artisticamente. Quando sono arrivato qui la prima volta mi sembrava di essere a New York! È una città straordinaria, tutte le volte che sono venuto, mi sono trovato bene nella vita notturna. Ho vissuto la “Milano da bere” e l’ho vissuta in tutti i sensi. Ho trovato l’anima gemella addirittura a Milano. Quando un “non americano” sposa una americana diventa americano, nel mio caso posso dire di essere diventato milanese!».

Sette concerti allo Stadio San Siro di Milano e salgono a 36 totali gli show nel tempio della musica rock e pop. «Avrei potuto farne dieci di San Siro, così sarebbe stato bello avere per tutto il mese di giugno solo Vasco Rossi!», ha scherzato.

Siamo nella più distopica situazione che si potesse creare e stiamo tornando indietro di brutto. Dappertutto vedo il trionfo di questo populismo, di questo sparare balle continuamente. Ci stanno rimbambendo con le fake news, con i social la gente è incattivita. La pandemia ha fatto esplodere questo delirio totale collettivo, io sono allibito

Vasco Rossi

I fan in visibilio urlano all’unisono: “Vasco sindaco”. Lui parla della scaletta del tour di quest’anno: «Stavolta abbiamo una social set-list. L’anno scorso ho fatto uno spettacolo molto intimo sulle emozioni dei rapporti interpersonali, di connessione. Ora voglio parlare del sociale in questo momento drammatico. Siamo nella più distopica situazione che si potesse creare e stiamo tornando indietro di brutto. Dappertutto vedo il trionfo di questo populismo, di questo sparare balle continuamente. Ci stanno rimbambendo con le fake news, con i social la gente è incattivita. La pandemia ha fatto esplodere questo delirio totale collettivo, io sono allibito». 

Vasco stesso, sui social, è stato a volte preso di mira, di recente anche quando ha commemorato la Giornata della Memoria: «Si ricorda perché si spera che non succeda più, mio padre è quasi morto in un campo di concentramento e io sento molto questa cosa qui, neanche riesco a guardare i film sui campi di concentramento», ha detto. «Ma adesso sta accadendo un’altra cosa vergognosa, Netanyahu è un capo di governo criminale, non lo è tutta la popolazione, lui sta facendo cose non accettabili dal punto di vista umano, ma non puoi dirmi che non posso ricordare l’Olocausto, non c’entra un cazzo».

Vasco Rossi mentre riceve la Pergamena della città dal sindaco di Milano Beppe Sala

La guerra «andrebbe bandita», incalza Vasco: «Il delirio completo che sta succedendo in Palestina non è accettabile, ma secondo me la guerra dovrebbe essere bandita dall’umanità, non può essere più un sistema di agire, dovrebbe diventare un tabù. Quando uno dichiara guerra andrebbe messo subito in manicomio».

Tornando alla scaletta, annuncia che «la canzone Blasco Rossi apre il concerto. La “combriccola”, citata nella canzone, ora è diventata enorme per fortuna. L’ho scelta perché ormai i pregiudizi sono quelli che dominano nella società di oggi», spiega. «Il Blasco era un personaggio che negli anni Ottanta era il mio alter ego. È un brano contro le fake news. Io vedo ai miei concerti la gente che vuole venire a divertirsi, ci si diverte e ci si sfoga. I concerti dovrebbe passarli la Mutua».

Sono stato il capro espiatorio di tutti i problemi in Italia, a partire dalla droga. Che poi non si può dire è tutta droga perché ci sono delle sostanze che poi sono particolarmente pericolose. Ma c’è chi parla per slogan, tanto per parlare. Io sono stato provocatore. Vita Spericolata è stata fraintesa perché il messaggio era solo quello che volevo vivere e stra-vivere. E non per quello che si pensava allora.  Io non ho mai usato l’eroina e l’ho sempre detto, il movimento degli anni Settanta è andato a farsi fottere perché è arrivata l’eroina. Le sostanze che ho usato le ho prese per fare di più quello che volevo fare: scrivere canzoni, stare sveglio. Negli anni Ottanta con le anfetamine ho preso il volo, ma ero sempre cosciente. Ho sempre usato le sostanze e non mi sono mai fatto usare da loro

Vasco Rossi

Riavvolgendo il nastro ai suoi esordi, Blasco ha ricordato quando in pochi lo seguivano: «Nelle canzoni racconto i miei problemi, rabbie e frustrazioni e ormai sono quarantacinque anni che lo faccio. All’inizio pensavo che le potessero capire in pochi. Sono partito frainteso, facevo ironia e venivo preso sul serio, ma i fan non hanno mai frainteso niente, hanno sempre capito tutto perfettamente», sostiene. «Sono stato il capro espiatorio di tutti i problemi in Italia, a partire dalla droga. Che poi non si può dire è tutta droga perché ci sono delle sostanze che poi sono particolarmente pericolose. Ma c’è chi parla per slogan, tanto per parlare. Io sono stato provocatore. Vita Spericolata è stata fraintesa perché il messaggio era solo quello che volevo vivere e stra-vivere. E non per quello che si pensava allora.  Io non ho mai usato l’eroina e l’ho sempre detto, il movimento degli anni Settanta è andato a farsi fottere perché è arrivata l’eroina. Le sostanze che ho usato le ho prese per fare di più quello che volevo fare: scrivere canzoni, stare sveglio. Negli anni Ottanta con le anfetamine ho preso il volo, ma ero sempre cosciente. Ho sempre usato le sostanze e non mi sono mai fatto usare da loro».

Il palco del tour 2024 nella data zero di Bibione

La scaletta del tour 2024

Blasco” Rossi
Asilo “republic”
Gli spari sopra
Gli sbagli che fai
Quanti anni hai
Come stai
Vivere senza te
Bollicine
Jenny è pazza
Sally
Domenica lunatica
Interludio 2024 / Echo Lake
Un gran bel film
La fine del millennio
Gli angeli
Basta poco
C’è chi dice no
La strega (la diva del sabato sera) / Cosa vuoi da me / Vuoi star ferma! / Tu vuoi da me qualcosa / Occhi blu / Incredibile romantica / Ridere di te
Rewind
Il mondo che vorrei

Dillo alla Luna
Se ti potessi dire
Siamo solo noi
Vita spericolata 

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