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Tv, la Rai punta sull’usato sicuro

I volti nuovi della prossima stagione saranno Mara Maionchi, Ilaria D’Amico e Alessia Marcuzzi. E Gianni Morandi affiancherà Amadeus nella conduzione di Sanremo2023. L’elogio di Carlo Conti

La strada maestra l’aveva indicata Carlo Conti con Tale e quale show e I migliori anni prima e poi con il triennio record (2015-2017) al Festival di Sanremo: recuperare l’“usato sicuro” e aggiornarlo alle evoluzioni dei media senza però eccedere. Un’idea non proprio originale, già messa in pratica da Fabio Fazio con operazioni revival stile Anima mia e dal sorprendente successo del bianco & nero di Techetecheté usato come tappabuchi nella stagione estiva. 

Carlo Conti cambia, però, la situazione, offrendo allo spettatore il piacere di un re-incontro senza la delusione del già visto. Conti gioca proprio con questa sensazione che poi è il segreto del cinema di genere messo a punto dalla Hollywood classica: offrire a chi guarda il piacere di trovare situazioni nuove dentro personaggi e temi ricorrenti. Ci si muove dentro territori conosciuti senza sentire il peso del ricalco o della copia.

Una pratica personalizzata da Claudio Baglioni nelle sue edizioni di Sanremo (2018-2019) e proseguita con la riesumazione della Corrida, in fin dei conti un talent ante-litteram nostrano, e la riproposizione fallimentare di Portobello, storico programma del compianto Enzo Tortora affidato ad Antonella Clerici, il ritorno di Mara Venier alla conduzione di Domenica in, la politica delle repliche estive.

Più che una rivoluzione, una restaurazione. Dopo anni di commistioni di linguaggi, di contaminazioni, di esperimenti, la tv generalista sta tornando alla sua forma primigenia ed il motivo è semplice: ci sono tanti nuovi media che fanno il loro mestiere innovando. C’è la tv satellitare, ci sono le piattaforme digitali, c’è quella on demand, quella del web e via discorrendo, spazi in cui l’obbligo è proprio quello di innovare. La tv generalista, proprio perché generalista, questo bisogno lo ha di meno. Così come il pubblico che la segue e che premia, costantemente, indefessamente, le fiction tradizionali e con buoni sentimenti, senza violenze, parolacce, sorprese, che da tanti anni fa trionfare (giustamente) il commissario Montalbano e Don Matteo, anche nelle repliche, e che probabilmente punirebbe negli ascolti serie come La casa di carta o Breaking Bad

Il conduttore televisivo Carlo Conti

Anche i protagonisti di questa tv sono sempre gli stessi: il citato Carlo Conti, il dilagante Amadeus, l’ingombrante Mara Venier, i decani Corrado Augias e Piero Angela. Volti rassicuranti per la platea della tv generalista, la cui età media è over 60. In questo contesto è arduo, per i nuovi volti, ritagliarsi uno spazio. Non decolla Andrea Delogu, il decantato Alessandro Cattelan, fresco acquisto da Sky, è stato retrocesso su Rai2. E gli acquisti Rai per la nuova stagione sono “parametri zero” come Mara Maionchi, Ilaria D’Amico e Alessia Marcuzzi. Così non meraviglia che Amadeus, abbandonato da Fiorello, abbia “arruolato” Gianni Morandi come compagno di avventura per Sanremo 2023. L’ex ragazzo di Monghidoro, oggi settantasettenne, al Festival ha partecipato sette volte come cantante e per due anni (2011-2012) è stato anche il conduttore e direttore artistico di edizioni passate alla storia per la vittoria di Roberto Vecchioni, la partecipazione di Franco Battiato e le “bombe” di Adriano Celentano.

La “nuova” tv punta su meccanismi legati alla memoria, al passato, al repertorio storico. Conti non ha fatto altro che ristabilire l’ordine delle cose, visto che gli altri si occupano di innovazione, tanto vale che la tv generalista incarni la tradizione, restaurando le vecchie logiche che, seppur superate, ancora funzionano. Perché rassicuranti, accettabili, normali. Perché resuscitano atmosfere antiche, sapori tradizionali, passioni, sentimenti, che il mondo virtuale tende ad appiattire. Riscoprono l’amarcord in un’epoca che ha accelerato i tempi di attenzione e accorciato la memoria. Perché la nostalgia è il sentimento primario degli italiani. Chissà poi se prima si stava meglio o peggio. 

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