Interviste

Tullio De Piscopo: io, Franco, Lucio e Pino

Il pirotecnico percussionista napoletano domenica 27 agosto chiude l’Opera Festival Milo che si apre domani mercoledì 23. «A casa di Dalla le prove del tour, con Battiato la svolta di “L’era del cinghiale bianco”». «Presenterò uno spettacolo cronistoria della mia vita artistica. S’intitola “Dal blues al jazz con… Andamento Lento”». Dal jazz alla rivoluzione di Libertango con Piazzolla, e poi Pino Daniele. Una scalata al successo irta di difficoltà, durante la quale è riuscito a vincere anche contro il cancro

«‘A musica è ‘a vita, ma non solo per me: per tutti. Mi ha salvato la vita, insieme con la mia famiglia, i miei figli e Pino (Daniele) che mi venne a trovare nel letto dell’ospedale. Gli dissi: “Non ti preoccupare ci sarò al tuo debutto”. E ci andai con le ferite ancora aperte». Ride oggi Tullio De Piscopo ricordando quel momento brutto. Lui che di difficoltà ne ha superate tante salendo le scale del successo, è riuscito a vincere anche contro il cancro. Quelle bacchette sono incollate alle sue mani e dal palco non vuol più scendere. Domenica sera con la sua batteria e le sue percussioni farà da chiusura pirotecnica alla cinque giorni dell’Opera Festival Milo che si apre domani mercoledì 23.

«A Milo presenterò uno spettacolo cronistoria della mia vita artistica. S’intitola Dal blues al jazz con… Andamento Lento», annuncia il percussionista napoletano. «Batteria, canzoni, blues, jazz, ma anche racconti, ricordi, aneddoti legati agli incontri che hanno costellato la mia carriera. Ci saranno i miei assoli storici, pezzi cantati. Eseguirò anche Namina, dall’album Acqua e Viento, nella quale suonava Lucio Dalla». 

Tullio De Piscopo

Di casa a Milo

Tullio De Piscopo è stato un frequentatore delle case di Lucio Dalla e Franco Battiato a Milo. «Ti dico una cosa che pochi sanno: Lucio Dalla preparava a Milo i suoi tour, faceva lì le prove e l’allestimento. Quindici o diciotto anni fa, Lucio e Franco mi chiesero di tenere un seminario per tutti i batteristi siciliani a Milo. Fu una cosa straordinaria, alla presentazione venne anche Battiato».

Tu hai partecipato alla registrazione dello storico album L’era del cinghiale bianco.

«La Storia! Il disco che ha lanciato Franco, il nuovo Battiato. Lui veniva dalla sperimentazione. Quel disco era suonato benissimo, era carico di sentimento, feeling, poesia, cuore, contaminazioni. Un ricordo bellissimo. Fra noi c’era molto rispetto e una grande stima».

Hai suonato al fianco di grandi del jazz – Chet Baker, Quincy Jones, Gerry Mulligan – e della scena musicale italiana Mina, Celentano, De André. È stato difficile farsi accettare?

«L’inizio è stato molto difficile. Io da Napoli andavo a stabilirmi a Milano, una roccaforte dove i musicisti si stringevano fra di loro per non dare spazio ad altri che venivano da fuori. È stato molto difficile. Ma non ce l’hanno fatta a smontarmi. Sono riuscito nell’intento di realizzare quello che tutti voi conoscete».

Pino Daniele e Tullio De Piscopo

Poi c’è stato Astor Piazzolla.

«Con il quale ho inserito la batteria nel tango. Ho portato il groove, il ritmo, perché il tango non aveva batteria, aveva un triangolo, un timpano, ma nessuna percussione. È nato così il Libertango».

E ancora Pino Daniele.

«L’esperienza con Pino è stata straordinaria. Ci accomunavano lo swing e la passione. Ogni pezzo era pieno di passione. Avevamo gli occhi iniettati di sangue quando suonavamo. Salivamo sul palco alle quattro di pomeriggio e smettevamo un quarto d’ora prima del concerto. Il tempo di rinfrescarci e tornavamo a suonare».

Infine, c’è stata Andamento Lento. Cosa sarebbe stato senza?

«Un disastro. Ho cambiato il nome alla canzone, è stato ribattezzato in Santo Andamento Lento. Mi ha dato la possibilità economica di comprare la casa che la mia famiglia si meritava. Avevo fatto tutte quelle cose, ma non si vedeva una lira. Gli altri prendevano i soldi, la Siae, le royalties. Noi musicisti cifre ridicole, talvolta dopo sei/sette mesi. Quella canzone mi ha permesso di realizzare i sogni che mi costruivo da bambino. Io sono stato un cacciatore di sogni. Alcuni li ho realizzati, altri ne ho in mente. Mio fratello Romeo, anche lui batterista, è morto prematuramente quando io avevo 11 anni. Abbracciavo nel letto i suoi dischi, uno dei quali, il mio preferito, era Percussion bitter sweet, di uno dei monumenti della batteria: Max Roach. Poi, nel 1989, ho suonato con lui e con altri dodici batteristi fra i più famosi nel mondo».

Blues, jazz, funky, pop, world. Hai suonato qualsiasi genere musicale, ma c’è uno stile che preferisci?

«Amo di più il jazz … e Pino Daniele. È la nostra storia. Non è da tutti imitare il groove e lo stile di Pino. C’è tutto un background. Innanzitutto, devi essere napoletano, Poi deve esserci una simbiosi perfetta fra l’artista e il poeta come era per Pino».

A Milo sei l’evento finale di un festival in cui i protagonisti sono giovanissimi dj, producer, manipolatori di elettronica. Come ti ritrovi in questo contesto?

«Io sono il cult del cult. Sono la storia per tanti dj nel mondo. Il successo di Tullio attraverso il ritmo non conosce barriere, né di genere, né di tempo. Pensa a Stop Bajon, è stato il primo rap in Italia, eseguito in tutto il mondo, recentemente è stato remixato da Michael Grey. Stop Bajon è un brano originale, non copia né imita alcuno, esprime una forte idea di personalità. Ti racconto un aneddoto. Dovevo presentare il brano in tv durante un programma Rai condotto da Gianni Minà dalla Bussoladomani di Forte dei Marmi. Faccio le prove e mi ritiro nel camerino. Dopo cinque minuti, sento bussare alla porta: “Toc, toc”. Era Holly Johnson dei Frankie Goes To Hollywood, anche loro ospiti della trasmissione. Aveva sentito le mie prove ed era rimasto colpito da Stop Bajon. Mi riempì di complimenti e di gioia».

Dovevo presentare “Stop Bajon” in tv durante un programma Rai condotto da Gianni Minà dalla Bussoladomani di Forte dei Marmi. Faccio le prove e mi ritiro nel camerino. Dopo cinque minuti, sento bussare alla porta: “Toc, toc”. Era Holly Johnson dei Frankie Goes To Hollywood, anche loro ospiti della trasmissione. Aveva sentito le mie prove ed era rimasto colpito da “Stop Bajon”. Mi riempì di complimenti e di gioia

Tullio De Piscopo

Hai accennato ad alcuni progetti che hai in mente. Qualcuno si può anticipare?

«Non voglio più fare dischi, anche perché non se ne vendono più, è una perdita di tempo e uno spreco di denaro. E poi le radio non ti passano perché ti danno del vecchio. Nel 2024, il primo gennaio, Stop Bajon compirà 40 anni. Ho in testa di fare una nuova versione circondandomi di giovani e di tanti tamburi. Pensavo di chiamarla “La tribù del ritmo”».

Tu insegni, sei sempre a contatto con i giovani. Che idea ti sei fatto di queste nuove generazioni?

«Sono spenti i giovani di oggi. Sono studiosi, bravi, ma non trovano una giusta collocazione. Non ci sono posti dove suonare, in certi casi ti chiedono quante persone porti al tuo concerto. A loro dico che devono trovare uno stile personale nella voce, nel suonare lo strumento, nello scrivere testi. Non devono pensare di arrivare al successo subito. Devono soffrire, devono desiderare gli spaghetti di mammà, devono viaggiare, devono urlare per farsi sentire. Ma, soprattutto, devono avere le carte in regola. È quello che ho fatto io».

Rachel Lyn, musicista, produttrice e artista multidisciplinare berlinese

Le esperienze da non perdere al Festival

Questa appassionante, emozionante, storia Tullio De Piscopo la racconterà domenica 27 agosto all’anfiteatro “Lucio Dalla” di Milo a chiusura dell’Opera Festival. Una bella sfida fra il pirotecnico groove del percussionista napoletano e la potenza del vulcano. Ed è proprio l’Etna lo scenario della cinque giorni di musica, concerti e dj set per un’esperienza immersiva non solo musicale ma anche naturalistica, un’occasione per vivere la bellezza del paesaggio etneo in modo inedito.

Tra le esperienze da non perdere, oltre al concerto di Tullio De Piscopo, c’è Etna Morning, la performance musicale prevista per venerdì 25 agosto di Rachel Lyn, musicista, produttrice e artista multidisciplinare berlinese che incanterà un piccolo pubblico di fortunati spettatori alle prime luci dell’alba nell’antica vigna della famosa cantina “I Vigneri”. E poi ancora il concerto nel pomeriggio di giovedì 24 agosto sotto l’Ilice di Carrinu, il monumentale albero secolare custodito all’interno del Parco dell’Etna dove si esibirà Luca Galizia, in arte Generic Animal, polistrumentista talentuoso, disegnatore e musicista. 

Altri protagonisti saranno Dmx Krew, che farà ballare con la sua elettronica synthpop and techno con strumenti vintage; la cantante pop libanese, ma con base a New York, Thoom; le performance multimediali di Evanora UnlimitedGuy Contact mostrerà come si balla in Australia; mentre Sapphire Slows aprirà una finestra sulla scena musicale elettronica di Tokyo; James Holden si muoverà fra synth e jazz; Jane Fitz; pop-folk dalle Baleari con la Mainline Magic OrchestraMarcellus Pittman porterà la musica di Detroit anni Ottanta; club music, ambient, techno, synth-pop con l’elettronica della musicista canadese Marie Davidson; la cantante r&b portoghese Erika De Casier, il dj Sansibar ed il rapper americano Mykki Blanco completano il cartellone. 

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *