Interviste

Susan Sarandon: vorrei la cittadinanza italiana

«Ho origini siciliane, bevo il caffè e ho una figlia nata qui, eppure non mi viene concessa». L’antidiva al Magna Grecia Festival attacca Hollywood: «Contano solo i soldi e ora vuole la scansione dei nostri corpi con l’intelligenza artificiale». «La guerra non riguarda l’Ucraina ma la Russia» 

Da Ragusa, dove lo scorso 29 luglio è stata ospite del Premio ragusani nel mondo, premio assegnatole nel 2006, a Catanzaro, il tour nel meridione d’Italia di Susan Sarandon continua. Anche perché lei si sente italiana. E non solo per le origini ragusane della famiglia: suo nonno, Giuseppe Criscione, era nato infatti a Ragusa ed emigrato negli States agli inizi del Novecento. Ma perché del nostro Paese «amo tutto», esplode in un luminoso sorriso. «E mi piacerebbe portare con me l’olio d’oliva, ma ho solo il bagaglio a mano, purtroppo. Invece parlando di cose più serie, vorrei tanto ottenere la cittadinanza. I miei fratelli potrebbero, ma a me l’ambasciata in America ha detto che sono troppo vecchia (di due anni) per richiederla. I documenti sono pronti, bevo il caffè, e ho pure fatto una figlia a Roma (Eva, nata dalla relazione con il regista Franco Amurri, nda) ma no, finora niente da fare, quindi lancio un appello: aiutatemi voi!».

Susan Sarandon a Ragusa alla fine di luglio

Settantasei anni, star di Hollywood, un Oscar per la sua interpretazione in Dead man walking, antidiva per eccellenza, al Magna Graecia Film Festival di Catanzaro, nella masterclass aperta al pubblico mette i suoi paletti nel segno della protesta: niente domande su film, del passato e attuali, e la prevista proiezione di Thelma e Louise solo in sua assenza. Mentre ha molte cose da dire su quello che succede nell’industria cinematografica: «Hollywood non è politica, si preoccupa solo di far soldi. È legata solo al denaro. Bette Davis ha combattuto contro il sistema dei contratti ai tempi della black list, c’erano allora molti attori contro il fascismo negli Stati Uniti, contro McCarthy, tutte persone che sono state poi punite. Hollywood insomma è capitalismo ed oggi lo è più che mai». 

Gli attori non sono più in grado di vivere. Per il sindacato attori devi guadagnare 26.000 dollari l’anno per avere assistenza sanitaria. Ora l’87% non lo raggiunge e questo vale anche per chi lavora nelle serie televisive. E che dire poi degli Studios che grazie all’intelligenza artificiale sottopongono gli attori a una scansione del proprio corpo diventando così proprietari della loro immagine.

Susan Sarandon

«L’unica cosa che puoi fare per dar fastidio a Hollywood è invecchiare, o ingrassare, o far sì che i film in cui reciti non incassino soldi». Oppure scioperare, come stanno facendo attori e sceneggiatori che da settimane hanno fermato le attività a Los Angeles. protestando contro le piattaforme streaming e l’uso dell’intelligenza artificiale. «Gli attori non sono più in grado di vivere», spiega. «Per il sindacato attori devi guadagnare 26.000 dollari l’anno per avere assistenza sanitaria. Ora l’87% non lo raggiunge e questo vale anche per chi lavora nelle serie televisive. E che dire poi degli Studios che grazie all’intelligenza artificiale sottopongono gli attori a una scansione del proprio corpo diventando così proprietari della loro immagine. Una prassi che non ha una base etica, si tratta di un furto vero e proprio. Io credo che forse l’AI dovrebbe essere utilizzata per andare a sostituire gli amministratori delegati, mestiere per il quale non è poi così necessaria tanta immaginazione…».

Susan Sarandon (a sinistra) con Geena Davis nel film “Thelma e Louise” di Ridley Scott

La battaglia è durissima: «Oggi i nostri contratti sono scaduti, però non è possibile proseguire sulla vecchia strada perché il modello di business è cambiato, ora ci sono lo streaming e l’intelligenza artificiale, non è più possibile andare avanti in questo modo perché gli attori oggi non sono più in grado di sopravvivere». 

Premiata a Catanzaro con la Colonna d’Oro alla carriera, Susan Sarandon conferma il suo impegno. Anche dalla parte delle donne: «Penso che sia aumentato il numero delle attrici che sono in condizione di realizzare e produrre storie che parlano di donne, ma non so quanto potere in più abbiano le donne. Un discorso che vale per tutte le minoranze che non sono in una posizione di potere come i maschi bianchi eterosessuali. E poi c’è ancora una grande differenza in termini di guadagni».

La mia sensazione è che la Nato sia fuori controllo, la Nato dovrebbe iniziare a parlare di diplomazia e l’avrebbe dovuto fare già mesi … Credo che la guerra non riguardi l’Ucraina ma riguardi la Russia, è un tentativo di indebolire la Russia per i suoi rapporti con la Cina… Bisogna iniziare a lavorare con la diplomazia per cercare di porre fine a questa guerra, fine che di certo non si può ottenere utilizzando le bombe al grappolo che sono contro le convenzioni di Ginevra. 

Susan Sarandon

Militante pacifista, in passato impegnata nella lotta contro la guerra in Vietnam, la pasionaria hollywoodiana non poteva saltare l’argomento della guerra in Ucraina. «Io sono contro qualsiasi guerra, credo che la guerra per procura in Ucraina sia iniziata molto prima, con la violazione degli accordi di Minsk. La mia sensazione è che la Nato sia fuori controllo, la Nato dovrebbe iniziare a parlare di diplomazia e l’avrebbe dovuto fare già mesi fa quando gli Stati Uniti rifiutarono un avvio dei negoziati», sostiene. «Credo che la guerra non riguardi l’Ucraina ma riguardi la Russia, è un tentativo di indebolire la Russia per i suoi rapporti con la Cina. Il mio cuore è terribilmente spezzato e sofferente nell’assistere alle devastazioni e alle morti che si stanno verificando sia in Ucraina che in Russia. Bisogna iniziare a lavorare con la diplomazia per cercare di porre fine a questa guerra, fine che di certo non si può ottenere utilizzando le bombe al grappolo che sono contro le convenzioni di Ginevra».

Susan Sarandon premiata al Magna Grecia Festival di Catanzaro

Mentre le vengono offerti dolci e bergamotti, è divertita e imbarazzata a raccontare la sua esperienza con Mario Monicelli nel film La mortadella del 1971: «Posso essere onesta? Nessuno parlava inglese, nessuno mi rivolgeva la parola, io non sapevo cosa stesse succedendo, non sapevo neanche chi fosse il regista. C’era Sophia Loren che aveva il suo apparecchio per misurare tutte le luci, la riconobbi da quello». 

Adesso non avrebbe difficoltà a girare un film in Calabria: «Un film qui? Sarebbe bellissimo! Perché no?».

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