Storia

Stewart Copeland: ecco chi erano i Police

«La nostra storia è nata da un inganno», racconta il batterista che avrebbe voluto raccontare l’epopea di “Roxanne” giovedì 27 luglio a Taormina, ma l’emergenza Sicilia lo ha costretto ad annullare il concerto  

«La nostra storia è nata da un inganno. Eravamo musicisti veri, vecchia scuola e capelli lunghi. Poi ci accorgemmo del punk, bande di ragazzini che pur non sapendo suonare rubarono la scena a tutti. E allora ci travestimmo da punk per rubare loro le caramelle. I Police erano dei mercenari…». Stewart Copeland, fisico atletico e la fluente chioma bianca, ricorda i suoi giorni da batterista dei Police e spiega l’impossibilità di un nuovo ritorno dopo la reunion che vide il trio ancora insieme nel 2007. 

Questa storia Copeland l’ha raccontata in Everyone Stares: The Police Inside Out, che non è un film ispirato ai Police, non è il video di un concerto né una raccolta di esibizioni live e apparizioni tv. È la vita dei Police, in scena e dietro le quinte, raccontata in presa diretta e in soggettiva nei 75 minuti (più 45 di contenuti extra) tratti dalle 50 ore di pellicola che Stewart Copeland girò tra 1978 e 1984, gli anni che racchiusero l’ascesa e la fine dei Police.

Come spiega Copeland, tutto cominciò il giorno in cui tornò a casa con una telecamera Super 8: «La cosa importante è che l’avevo comprata, anziché rubarla. Era il mio nuovo giocattolo…». La storia dei Police era appena iniziata e il punk infuriava in Inghilterra. Stewart Copeland alla batteria, Sting (vero nome Gordon Sumner) al basso e Andy Summers alla chitarra cavalcarono il suono della ribellione, per poi iniettarvi massicce dosi di melodia, arrangiamenti sempre più raffinati e tanto ritmo, dal reggae alle diverse pulsazioni caraibiche. 

Dalla rabbia primordiale si passò alla freschezza di un nuovo rock e di grandi canzoni come RoxanneSo LonelyMessage in A BottleWalking On The MoonDon’t Stand So Close To MeEvery Breath You TakeSyncronicity IIThe King Of Pain. La maschera del dilettantismo cadde giù e i Police si qualificarono per quello che erano: le prime rockstar emerse dopo la rivoluzione con cui Sex Pistols, Clash e compagnia avevano riavvicinato il rock al popolo. 

Da sinistra: Andy Summers (chitarra), Sting (vero nome Gordon Sumner) al basso e Stewart Copeland alla batteria, ovvero i Police

Stewart intanto aveva filmato praticamente tutto, stregato da ciò che osservava stando dietro l’obiettivo. Alla fine della storia stoccò le sue bobine in soffitta, dove sono rimaste per vent’anni, mai una proiezione per non deteriore la pellicola. Venti anni in cui Stewart ha maturato una grande esperienza nel cinema. Non solo come autore di colonne sonore, ma anche nella regia, nel montaggio, nella cucitura del sonoro. 

Ho dovuto destrutturare le canzoni per adattarle alla narrazione di “Everybody stares: The Police inside out“. Quelli scritti per l’orchestra non sono arrangiamenti ma piuttosto “derangements”, in cui i pezzi storici dei Police sono stati scomposti e ricomposti

Stewart Copeland

Quando la tecnologia gli ha offerto la possibilità di digitalizzare le immagini e di disporre di un accessibile software per il montaggio, Stewart ha tirato fuori il materiale e su di esso si è concentrato per un anno e mezzo curando ogni aspetto del documentario: dare il giusto ritmo alla narrazione (chi meglio di lui?), selezionare sequenze e scartarne altre, usare il sonoro delle riprese live quando era accettabile, oppure sincronizzare tracce audio da studio con le immagini dei concerti. Giorno dopo giorno, Stewart ha visto rimaterializzarsi davanti a sé l’arte e la vita dei Police attraverso un lavoro enorme, di eccezionale fattura artigianale, riuscendo a dire tutto senza ricorrere a filmati di repertorio.

Momenti di una storia che comincia su infuocati palchi punk, scazzottate nei treni ed Andy che ruba caramelle negli autogrill, e proietta pian piano i tre protagonisti nella «bolla surreale», come la definisce Stewart, della celebrità: Sting atterrito da folle di donne impazzite per lui, viaggi nel jet privato, interviste ai quattro angoli del mondo. I Police non riescono più a ridere di se stessi e quando Sting si appropria della guida artistica del trio durante le registrazioni di Ghost In The Machine alle Antille, i tre non si sopportano più. 

Questa storia, adesso, Stewart Copeland tenta di riportarla in giro per il mondo con il progetto Police Deranged for Orchestra, lo spettacolo con cui rilegge a suo modo l’epopea di Roxanne. “Deranged”, però. Ovvero “squilibrati”. «Perché ho dovuto destrutturare le canzoni per adattarle alla narrazione di Everybody stares: The Police inside out», spiega. «Quelli scritti per l’orchestra non sono arrangiamenti ma piuttosto “derangements”, in cui i pezzi storici dei Police sono stati scomposti e ricomposti».

Police Deranged for Orchestra ha debuttato a Umbria Jazz lo scorso 14 luglio e avrebbe dovuto proporre questo spettacolo insieme con la Massimo Youth Orchestra della Fondazione Teatro Massimo giovedì 27 luglio al teatro antico di Taormina, ma «a causa dell’emergenza in Sicilia dovuta agli incendi e all’operatività dei voli», il concerto è stato annullato. Purtroppo, non è il primo evento “vittima” di questa estate infernale. Rispetto, però, ad altri artisti che hanno posticipato la tappa siciliana, l’ex Police non potrà fare più ritorno e, quindi, i biglietti già acquistati verranno rimborsati a partire da lunedì 31 luglio nei punti dove sono stati acquistati.

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