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“Spaccaossa”, torna il cinema d’impegno

Ficarra e Picone co-sceneggiatori e co-produttori del film che segna l’esordio da regista di Vincenzo Pirrotta sul grande schermo. Una storia di cronaca nera avvenuto a Palermo trasformato in un dramma pasoliniano. «Fa capire a cosa possano arrivare le persone, per fame, per una dipendenza come la ludopatia, per apparire. Tutti aspetti della nostra società, tutti mali moderni». Dal 24 novembre nelle sale

Da un triste fatto di cronaca di cui sono protagonisti uomini disperati e malavita senza scrupoli nasce Spaccaossa, film rivelazione delle Giornate degli autori alla Mostra del cienma di Venezia, che sarà nelle sale italiane dal 24 novembre, distribuito da Luce Cinecittà. Al centro della storia c’è l’operazione Tantalo della Polizia di Stato di Palermo, che nell’agosto del 2018 disarticola un’organizzazione criminale dedita alle truffe assicurative attraverso la mutilazione degli arti di vittime compiacenti: undici gli arresti. 

Da qui parte Vincenzo Pirrotta, attore, regista e drammaturgo palermitano classe 1971, per raccontare «personaggi che sono lividi, marci dentro. Vittime e carnefici sono sul banco insieme, in un film crudo che non fa sconti». Una storia «che ti fa mettere in discussione, ti fa capire a cosa possano arrivare le persone, per fame, per una dipendenza come la ludopatia, per apparire. Tutti aspetti della nostra società, tutti mali moderni. È un film che parla a tutti noi», spiega Salvo Ficarra. E sono i motivi che hanno convinto lui e Valentino Picone a diventare co-sceneggiatori e co-produttori attraverso attraverso la loro società, la Tramp Limited (insieme a Rai Cinema), di Spaccaossa, storia di crimine e disperazione.

Per Vincenzo Pirrotta si tratta dell’esordio sul grande schermo. «Quando ho ascoltato al radiogiornale di quegli arresti, ho sentito subito la doppia miseria che avvolge tutta la vicenda», racconta. «C’è  la miseria vestita di cinismo di questo gruppo di delinquenti che recluta le persone per inscenare incidenti e la miseria vestita di disperazione di chi accetta di farsi spaccare le ossa per poche migliaia di euro». Un mondo nel quale «è  come se i personaggi camminassero sull’orlo di un baratro. Quella che raccontiamo è  una discesa agli inferi». 

Un mondo «autoreferenziale, dal quale lo Stato è  lontanissimo», aggiunge Ficarra. Come co-sceneggiatori, per la prima volta di un film non loro, «ci siamo messi dalla parte del pubblico», sottolinea Picone. «Si possono raccontare storie così drammatiche anche senza scadere nel “tascio” (il corrispondente siciliano di “coatto”). Vincenzo è  stato molto bravo nel non avere mezze misure, nel non ostentare troppo gli elementi più duri».

Una scena del film “Spaccaossa”

Al centro della storia c’è un’improvvisata e violenta organizzazione criminale palermitana che rompe le ossa a vittime consenzienti, dal giocatore di videopoker Machinetta (Luigi Lo Cascio) al padre di famiglia Mimmo (Filippo Luna). Vincenzo (Pirrotta) recluta le vittime in cambio di una piccola percentuale ed è una pedina del racket, spregiata e sottopagata come i disperati che adesca; Francesco (Ninni Bruschetta) mette in scena finti incidenti e falsi testimoni e sua moglie Maria (Simona Malato) è l’unica a provare compassione per le vittime; Michele (Giovanni Calcagno) si occupa delle pratiche burocratiche per l’assicurazione; Fasulina (Maziar Firouzi) è l’esecutore materiale delle fratture.Vincenzo, tanto obbediente alla banda quanto alla madre padrona (Aurora Quattrocchi), potrebbe prendere una strada diversa quando incontra la tossicodipendente Luisa (Selene Caramazza), ma l’uomo finisce per coinvolgere anche la ragazza nel “giro”.

Da sinistra: Salvo Ficarra, Selene Caramazza, Vincenzo Pirrotta e Valentino Picone

«Da sempre mi occupo di teatro civile e pensavo di farne un’opera teatrale», dice Pirrotta. «È stato poi Salvo Ficarra a convincermi che la storia aveva tutti i crismi per diventare un film. E ho cercato di farne un film pasoliniano, con la speranza che questa caratteristica venga fuori. Anche grazie all’autore della fotografia, Daniele Ciprì, che dà a Palermo una luce diversa da quella che è nell’immaginario comune. È come se la città fosse ricoperta dal manto nero dell’Addolorata. E alla fine, né “spaccaossa” né ossa spaccate ne escono vincenti. Né vincitori né vinti, in una storia che non lascia speranza se non quella di un riscatto cristologico». 

La colonna sonora si affida alle musiche originali di Alessio Bondì, Fabio Rizzo e Aki Spadaro, che punteggiano in modo suggestivo l’evolversi della storia. In una delle scene più coinvolgenti, la voce straordinaria di Giuni Russo intona O vos Omnes: “O voi che passate per la via, ditemi se quello che vedete non è dolore”.

Spaccaossa arriva nei cinema in un periodo non semplice per le sale: «Oggi c’è  da fare i conti con la carenza di spettatori. Forse si potrebbe invogliare il pubblico ad andare a scoprire nuovi attori o autori, differenziando i prezzi, qualcosa che si fa anche a teatro», propone Ficarra. E, per avvicinare anche gli spettatori più giovani ai film italiani, Picone suggerisce: «Sarebbe importante anche ragionare sull’introdurre a scuola la storia del cinema italiano per far capire come grandi registi americani si sono ispirati ai nostri». 

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