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««Prendere in giro la mafia è un dovere»

Ficarra e Picone presentano la seconda e ultima stagione della serie tv “Incastrati” in onda da giovedì 2 marzo su Netflix. «Cerchiamo di non fare dimenticare ai ragazzi che sono nati dopo le stragi». Tra le righe del loro racconto, fra thriller e comicità, molti omaggi a chi ha dato la vita per cercare di combattere Cosa Nostra. Già al lavoro per il film di Natale

Finalmente scopriremo se “Cosa Inutile” premerà il grilletto puntato contro i due amici, se Salvo riuscirà a perdonare Ester per il suo tradimento e se Valentino se ne andrà via da casa della mamma. A tutti questi grandi interrogativi, con i quali ci aveva lasciato, nel gennaio dello scorso anno, la serie tv Incastrati, darà una risposta la seconda stagione, in onda da giovedì 2 marzo su Netflix. 

Ficarra e Picone tornano sul piccolo schermo mentre ancora si godono il successo – e il Nastro d’argento – del film La stranezza, che li ha visti accanto a Toni Servillo nelle vesti di Luigi Pirandello (adesso disponibile su Prime Video), e pensando già al film di Natale. Tornano sulle ali del successo della prima serie e per chiudere il cerchio.

«Sapevamo fin dal principio che questa serie avrebbe avuto due stagioni e che la seconda sarebbe stata conclusiva», sottolinea Ficarra. «Per noi la serialità è stato un modo per affrontare un’altra maniera di stare in scena, avere la possibilità di giocare con un tempo più lungo e portare avanti i personaggi in una nuova forma». 

I  sei episodi cominciano da dove era finita la prima stagione, con i due protagonisti in pericolo di vita: a  complicare le cose una sequenza infinita di colpi di scena, tra cui un duplice omicidio, l’ingresso in scena di malavitosi stranieri, le complesse indagini sul “caso dell’omicidio Gambino” che non trovano soluzioni,  senza dimenticare i rapporti di coppia sempre più complessi con le rispettive compagne. 

«Il merito è tutto di Picone che ha avuto il coraggio di prendere in giro così i mafiosi», sorride Ficarra. «Le puntate le ha scritte tutte lui. Ci vuole un applauso per il suo coraggio». 

Usano l’ironia come arma per colpire quella mafia che ha rovinato la loro terra e, tra le righe del loro racconto, fra thriller e comicità, infilano tanti omaggi a chi ha dato la vita per cercare di combatterla.

Prendere in giro la mafia è un dovere, anche perché i mafiosi non amano un granché essere messi alla berlina. Nella prima stagione padre Santissimo diceva che erano costretti a tenere la testa bassa in attesa che la gente dimenticasse. Noi cerchiamo di non fare dimenticare ai ragazzi che sono nati dopo le stragi e che non sanno quello che è successo: una serie tv può essere l’occasione per parlarne

Salvatore Ficarra e Valentino Picone (Oriana Palermo/Netflix © 2023)
Valentino Picone

«Prendere in giro la mafia è un dovere, anche perché i mafiosi non amano un granché essere messi alla berlina. Nella prima stagione padre Santissimo diceva che erano costretti a tenere la testa bassa in attesa che la gente dimenticasse», aggiunge Picone. «Noi cerchiamo di non fare dimenticare ai ragazzi che sono nati dopo le stragi e che non sanno quello che è successo: una serie tv può essere l’occasione per parlarne».

«Proprio per questo abbiamo ospitato durante le riprese parte della macchina della scorta di Falcone, abbiamo fatto dire al procuratore Nicolosi parte di un discorso di Paolo Borsellino», aggiunge Ficarra. «E abbiamo ricostruito una lastra di marmo dove abbiamo messo i nomi di tutti i caduti per mano della mafia. In pochi lo noteranno, perché si vede pochissimo durante l’inquadratura, ma noi sappiamo che c’era». 

Sull’altare della satira, oltre alla mafia, viene sacrificato il circo mediatico che si accende, spietato e cinico, a ogni delitto. «Quando costruiamo le storie tendiamo a prendere in giro tutto, a cominciare da noi stessi», ammette Picone. «Al giornalismo già nell’Ora legale non venivano fatti sconti. Quanto alla morbosità delle persone, l’avevo già capita anni fa, quando, ancora sotto l’effetto dell’anestesia, dopo un intervento, mi hanno chiesto il selfie. Forse era lo stesso che l’ha chiesto a Maria De Filippi». 

Con le musiche di Paolo Buonvino e la fotografia di Daniele Ciprì, la serie vede nel cast anche Tony Sperandeo, Sergio Friscia, Leo Gullotta, Anna Favella e Marianna Di Martino. Le location sono le stesse della prima stagione, tutte nella Sicilia occidentale: «Abbiamo aggiunto un casolare nelle campagne di Sciara: un posto bellissimo, sembra veramente finto ma invece è un posto meraviglioso che abbiamo trovato lì nelle campagne con una vista strepitosa e che ha un aspetto quasi un po’ western». 

Ormai prossimi a compiere i primi trent’anni di carriera, prima di “inciampare” nella tv, Ficarra e Picone hanno attraversato a lungo le strade del cinema,  dove torneranno a Natale con un nuovo film. «Ma Incastrati non poteva essere una storia cinematografica», concludono. «A Natale torneremo al cinema, e poi chissà, magari ci cascherà addosso una storia per cui varrà la pena farne una nuova serialità». 

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