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Playlist #113. Due “felini” a Ortigia

– I segnali sonori più interessanti della settimana. Tinte acquerello alla Toquinho per il singolo di Venerus feat. Marco Castello registrato su una spiaggia dell’isolotto di Siracusa. “È solo un momento” annuncia il ritorno degli Zen Circus: «Siamo l’ultima scheggia dell’alternative rock». Kormorano vola sull’Agro Pontino denunciando le violenze all’ecosistema. Il malinconico elettro-pop di ceneri
– Il combat punk celtico dei Dropkick Murphys: “For The People” è un appello all’unità. I tormenti del poeta/rapper Kae Tempest alle prese con i suoi mutamenti di genere. Shablo torna alle origini con “Manifesto”, che riporta in auge soul, R&B, funk e tutti gli ingredienti di quel calderone da cui nacque l’hip hop. I Foo Fighters celebrano trent’anni di carriera con “Today’s Song” andando oltre gli scandali

“FELINI”, VENERUS FEAT. MARCO CASTELLO

Dopo l’uscita di Ti Penso, Venerus (all’anagrafe, Andrea Venerus, classe 1992) torna con un brano che profuma d’estate e salsedine. Ciò, nel vero senso della parola, per le modalità con cui è stato realizzato. Il brano è stato registrato in presa diretta su una spiaggia di Ortigia, a Siracusa, insieme con il cantautore aretuseo Marco Castello. In Felini, lo sciabordio delle onde del mare entra nella traccia insieme alle voci degli artisti e agli accordi della chitarra.

«Felini è una canzone che è nata a un passo dal mare, e lì ha voluto restarci», racconta Venerus. «Conosco Marco da qualche anno, attraverso la sua musica, e poi siamo diventati molto amici. Tutto è nato dal riconoscersi, e dal volersi bene. Siamo tornati in Sicilia e Sili ha registrato me e Marco che suonavamo la canzone in riva al mare, in una spiaggia vicino Ortigia. Pietro, seduto dietro di noi, sussurrava col flauto sulle nostre note. Niente di più, niente di meno. La magia di una storia, e dei pochi suoni che le rendevano giustizia».

Felini è la fotografia sonora di un gesto musicale condiviso, nella sua semplicità e autenticità. Il brano racchiude un momento intimo e poetico tra due musicisti che suonano in riva al mare. Delicato e naïve, ricorda il miglior Toquinho.

“QUASI ALL’IMPROVVISO”, CENERI

Il delicato equilibrio di un’amicizia speciale che vive nella distanza ma che riesce ad essere sempre uguale. Nonostante tutto. È il tema del nuovo singolo di Irene Ciol in arte ceneri, cantautrice friulana classe 2000. 

Nel brano riflette su quanto possa essere difficile – e a tratti doloroso – tenere insieme i pezzi di un’amicizia dalla quale ci si separa geograficamente, che cambia insieme a noi, che quasi all’improvviso diventa adulta insieme a noi, si modifica insieme a noi. E al contempo racconta come, alla fine, sia meraviglioso potersi sentire, con quella persona, comunque se stessi, a casa, in famiglia, al di là di ogni ostacolo. Tu mi guardi crescere ma senza di te / sai che la distanza è solo un numero / però non voglio che il nostro tempo sia / un ritaglio.

Il sound elettro pop e morbido della cantautrice, qui si arricchisce della collaborazione con il produttore e sound designer Iacopo Sinigaglia in arte BRAIL ⠇ ⠑ (già al lavoro con nomi come Fabri Fibra, Ariete, Fulminacci, Madame) che, con le sue sfumature malinconiche, ci accompagna attraverso lo sguardo sensibile e profondo di Irene Ciol su ciò che di più semplice ci circonda, come in questo brano: i luoghi cambiano, le abitudini si trasformano e quando la quotidianità ci allontana da chi amiamo, subentrano le incertezze e insicurezze che mettono a dura prova anche i legami più stretti. Eppure, per ceneri, anche se a volte ci sembra difficilissimo accettare i nuovi equilibri, l’amore per un’amica o un amico resta lì, non si scalfisce, così come resta lì, immutato, il posto che quella persona occuperà nel nostro mondo, nonostante tutto.

“È SOLO UN MOMENTO”, ZEN CIRCUS

Con un’uscita a sorpresa, la band pisana ha riacceso gli amplificatori lanciando questo nuovo singolo, primo tassello del disco Il Male, in arrivo il 26 settembre per Carosello Records. Dopo tre anni di silenzio e progetti solisti, Andrea Appino, Karim Qqru e Massimiliano “Ufo” Schiavelli tornano a fare quello che riesce loro meglio: scuotere le coscienze a colpi di rock ruvido e senza compromessi. Il brano, accompagnato da un videoclip diretto da Mòndeis, ha già trovato il favore del pubblico: la band si lascia travolgere da un’onda di fan in un rito di sudore, energia e immagini potenti, come il tatuaggio di Appino realizzato in diretta in mezzo alla folla. Con oltre vent’anni di carriera e dodici album all’attivo, The Zen Circus si confermano tra le realtà più longeve e influenti della scena indipendente italiana. E a novembre ripartono dal palco: dieci nuove date per riscrivere, ancora una volta, il presente dell’alternative rock italiano. «Siamo l’ultima scheggia dell’alternative rock».

“ANOPHELES”, KORMORANO FEAT. FILOQ

Il brano prende il nome dalle zanzare vettori della malaria, per raccontare il controverso intervento di bonifica della Palude Pontina: un’opera presentata come simbolo di modernità e progresso, ma che ha comportato uno dei più gravi disastri ambientali del secolo scorso. Tra ipnosi sonora e tensione critica, Kormorano parla della violenza esercitata dall’uomo sull’ecosistema e della cancellazione forzata di territori e culture. Un singolo che abbraccia suggestioni ritmiche e melodiche provenienti dalle tradizioni musicali africane e mediterranee, lasciando spazio all’incontro tra il cantautorato e l’elettronica di FiloQ — producer, DJ ed esploratore sonoro.

«La bonifica integrale della Palude Pontina fu uno dei più grandi disastri ambientali di tutti i tempi», spiega Antonio Cicci, polistrumentista del sud Pontino, in arte Kormorano. «Nessuno parla delle violenze subite dai braccianti, dei veleni di cui vennero cosparsi i terreni e della deforestazione massiccia effettuata con gli esplosivi. Pochi coraggiosi, tra cui il geologo Mario Tozzi, Roberta Biasillo una storica dell’ambiente e docente di storia politica presso l’Università di Utrecht, hanno spiegato bene cosa è successo veramente negli anni della bonifica. Mio nonno Alfredo è stato per anni addetto alle pompe idrovore… macchine che servono tutt’oggi a mantenere asciutti i terreni che vanno da Terracina fino ai confini dell’agro romano. Cosa sarebbe successo se avessimo rispettato la natura? Se avessimo continuato a mantenere l’economia circolare che vigeva nelle terre della Selva di Terracina? Siamo sicuri che sia stata la malaria la vera spinta per iniziare i lavori? Nel video cerco di raccontare lo spirito del Parco che va a riprendersi il suo spazio… attentando all’impianto idrovoro di Mazzocchio».

“TODAY’S SONG”, FOO FIGHTERS

I Foo Fighters sono tornati con un nuovo singolo a sorpresa, il primo dopo una serie di vicende personali e professionali che hanno scosso il gruppo. Si intitola Today’s Song la canzone pubblicata il giorno in cui il gruppo con frontman Dave Grohl celebra 30 anni di carriera. Il brano arriva dopo il licenziamento del batterista Josh Freese, allontanato per divergenze professionali, e dopo l’annuncio, lo scorso anno, della nascita di una figlia fuori dal matrimonio per Dave Grohl. Una notizia che ha fatto scandalo.

Today’s Song è un brano carico di angoscia esistenziale, che riporta alla luce il classico sound epico e combattivo del gruppo. L’artwork che accompagna la canzone è stato realizzato da Harper, una delle figlie di Grohl con la moglie Jordyn Blum.

“FOR THE PEOPLE”, DROPKICK MURPHYS

Sono passate due settimane da quando Ken Casey ha attraversato l’Oceano Atlantico settentrionale, viaggiando per oltre 4mila miglia fino a Varsavia, in Polonia, dove si è unito a un gruppo di aiuti per guidare le attrezzature di primo soccorso in Ucraina. «Stavamo donando ambulanze e autopompe… perché i russi prendono di mira i civili che lavorano in quei veicoli. Un’ambulanza lì dura in media 11 giorni».

Sono passati più di tre anni da quando la Russia ha invaso l’Ucraina il 24 febbraio 2022. Per molti, la guerra è svanita sul retro del subconscio americano. Ma per Ken, la cui band, Dropkick Murphys, ha fatto un lungo tour in tutta Europa orientale – «molti ucraini vengono ai nostri spettacoli, anche mentre la guerra è in corso» – voleva «far loro sapere che non tutti hanno smesso di sostenerli». La band ha anche raccolto fondi attraverso la vendita di magliette con la scritta “WE STAND WITH UKRAINE” sul retro.  «Fa schifo che l’America sia così divisa. Fa schifo che, anche ora, la scena musicale sia divisa. Sai che c’è un problema quando la scena punk è divisa. Sai che c’è un problema quando le persone sono scioccate e arrabbiate perché una band punk sta parlando contro un autoritario e un miliardario. Questo è il mondo in cui viviamo».

E il nuovo album For the People dei Dropkick Murphys è un invito all’azione, potente e tonificante, progettato per incitare alla consapevolezza e reclamare il potere del popolo. Il titolo dell’album è direttamente ispirato all’etica in corso della band: «Siamo strenui difensori dei diritti dei lavoratori. Combattiamo perché le persone siano trattate in modo equo. Ecco perché abbiamo pensato che il nome dell’album, For the People, avrebbe riassunto il nostro intento», dice Ken. «E ciò si riduce davvero alla stessa vecchia cosa della lotta di classe». 

Who’ll Stand With Us? – il primo singolo – non è una domanda retorica. È un appello all’unità: «Abbiamo sempre trasmesso lo stesso messaggio, non abbiamo mai avuto paura di parlare di quel che riteniamo sia importante», ha detto Ken Casey a proposito dei temi del disco della band celtic punk, «ma oggi penso soprattutto al futuro dei miei figli e delle prossime generazioni». One Last Goodbye è un tributo a Shane MacGowan, in The Vultures Circle High torna Al Barr, il feat di School Days Are Over è Billy Bragg.

“MANIFESTO”, SHABLO

Innovatore e mai scontato, il produttore italo-argentino Shablo esce con il nuovo album Manifesto, a quindici anni dal precedente. In questo periodo ha voluto dedicarsi alla produzione di tanti artisti come Achille Lauro, Izi, Rkomi, Ernia e Sfera Ebbasta. «Finalmente ho la possibilità di esprimere un po’ quella che è la mia visione artistica totalmente pura al 100 % senza dovermi per forza confrontare con i voleri di altri artisti», commenta.

Manifesto è un ottimo album, Un disco prima di tutto suonato da veri musicisti con gli strumenti in mano e cantato da voci (anche e soprattutto emergenti come Joshua) che riportano in auge soul, R&B, funk e tutti gli ingredienti di quel calderone da cui nacque l’hip hop nella New York degli anni ’70.

La partecipazione a Sanremo ha aperto le porte al suo nuovo lavoro. «L’approccio è stato decisamente diverso nel senso che quando lavori per un altro artista devi sempre confrontarti giustamente con quella che è la visione dell’artista. In questo caso ho seguito proprio quello che era un po’ il mio istinto e diciamo che un disco è nato molto libero, senso da delle sessioni in studio e ho cercato proprio di fermare quei momenti lì senza neanche mentalizzare troppo, cercare di ragionare molto su quello che stavo facendo».

“SELF TITLED”, KAE TEMPEST

Il quinto album in studio del poeta/rapper del sud di Londra è un viaggio che descrive i tormenti, le contraddizioni e i problemi più pressanti e urgenti per le persone trans e non binarie. «A 37 anni, attraversando una seconda pubertà / Fuori sotto i riflettori, per favore nessuno mi guardi», respira, con vulnerabilità e chiarezza. «Sto cercando me stesso, tutto quello che vedo è l’amarezza / che viene sulla mia strada quando sto usando le strutture».

La feroce spavalderia di Statue in a Square, che è sottolineata da sirene e linee di pianoforte muscolose e minacciose, evidenzia il senso di fiducia in se stessi con cui Tempest affronta la sua situazione: «Non hanno mai voluto persone come me qui in giro / Ma quando sarò morto, metteranno la mia statua in una piazza». Il secondo verso lo vede immergersi in flussi rap rapidi e scivolosi che riflettono un chiaro desiderio di nuove sfide tecniche.

Know Yourself è una potente combinazione di due voci: il Kae di oggi e quello di alcuni anni fa, «un dialogo tra se stessi nel tempo, in tempo reale», che segue il processo di spostamento dell’identità attraverso il campione di un vecchio testo. In mezzo a queste battaglie interne c’è anche una chiara visione del mondo caotico all’esterno: Bless The Bold Future è una riflessione sfumata sui pericoli di portare nuova vita su un pianeta in subbuglio, mentre le critiche alla disuguaglianza nella ricchezza e all’isolamento sociale continuano passare in tracce come Hyperdistillation.

Registrare il disco, scrive l’artista inglese, «è stato come essere in balìa di una forte corrente, dovevamo solo seguirla. È pieno di pezzi che vi faranno piangere, il che sembra essere la mia specialità. Spero che vi arrivi, vi trovi, vi commuova, vi scuota profondamente, vi svegli dolcemente, vi tranquillizzi. Vi tenga con sé, nel suo spirito, anche quando le canzoni finiscono». Tra gli ospiti, Neil Tennant e gli Young Fathers. In concerto a ottobre a Roma, Bologna e Milano.

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