Interviste

Patrizia Cirulli: vesto di suoni Eduardo e i poeti

La locandina del tour siciliano
La cantautrice milanese in tour in Sicilia per presentare il suo nuovo progetto basato sui versi del drammaturgo napoletano. «Fu Quasimodo a farmi innamorare della poesia». Ammirata da Battiato «al quale dedicherò “La cura”»

Ascoltando Patrizia Cirulli “m’illumino d’immenso”, direbbe il poeta. E la poesia è la materia prima che l’artista milanese veste di note e suoni, espressioni della sua multiforme e inquieta anima. Cantautrice, compositrice, chitarrista e cantante, Patrizia Cirulli ha parcheggiato in un cassetto le sue canzoni per dedicarsi a musicare le parole di grandi poeti come Alda Merini, Gabriele D’Annunzio, Pessoa, Catullo, Garcia Lorca, Frida Kahlo. A folgorarla, nel 2010, una lirica di Salvatore Quasimodo, Forse il cuore.

«Quasimodo mi fece innamorare della poesia», racconta la tre volte finalista al Premio Tenco. «È stato il mio primo esperimento di musicare una poesia. Un percorso che ritenevo non fosse possibile». 

Quell’esperimento-incontro fece vincere a Patrizia Cirulli il premio Lunezia, dove avrebbe poi trionfato altre due volte. Così non volle che rimanesse episodico, ma diventasse punto di partenza per uno studio sulla musicalità intrinseca delle poesie. «Le leggevo prima ad alta voce, senza neanche la chitarra, e spesso il ritmo è venuto fuori da sé», spiega il metodo di lavoro. «Poi compongo alla chitarra». Una ricerca che ha avuto per risultato finale l’album Mille Baci, nel quale mette in musica e canta liriche di grandi poeti contemporanei, moderni e del lontano passato. E, proprio mentre lavorava a questo disco, il cuore di Patrizia Cirulli ha cominciato a battere più forte per una di quelle composizione scelte: Quannu parlo con te di Eduardo De Filippo.

«Mi sono innamorata della sua poetica. Se tutti conoscono Eduardo uomo di teatro e drammaturgo non tutti sanno che ha scritto poesie. Ho voluto quindi approfondire questo filone».

A dispetto dei mondi e delle culture lontani – la cantautrice di Milano, il poeta di Napoli – quella che poteva sembrare una impresa ardua si è felicemente concretizzata nell’album Fantasia (Le poesie di Eduardo in musica) che Patrizia Cirulli presenterà martedì 10 (sold out) e mercoledì 11 gennaio, alle ore 21, al Club Ma nell’ambito della stagione concertistica di Catania Jazz, giovedì 12 gennaio, ore 21:30, al Teatro Jolly di Palermo per la rassegna Nomos Jazz, venerdì 13 gennaio al Teatro Comunale Regina Margherita di Caltanissetta.

Per affrontare il progetto, l’interprete ha dovuto superare due severe prove. La prima con gli eredi di Eduardo De Filippo per ottenere i permessi all’utilizzo dei testi. «Inviai il provino a suo figlio Luca a cui piacquero sia la mia inedita versione musicale sia la mia interpretazione, pur non essendo io napoletana. Il suo consenso allora riguardava soltanto quel brano. Poi è successo che mi sono appassionata all’idea di musicare altre poesie di Eduardo, ma purtroppo nel frattempo, nel novembre del 2015, Luca De Filippo è morto e così il consenso per le altre nove poesie è arrivato dagli altri cinque eredi attraverso un legale con cui mi aveva precedentemente messo in contatto lo stesso Luca. Alla fine, il permesso per tutto il progetto è arrivato dopo un anno, quando il lavoro era ormai finito. Ho una bellissima mail di Luca che mi fa i complimenti e mi autorizza. Una lettera da incorniciare. Che è in qualche modo la pietra miliare di questo mio ultimo lavoro».

E poi la seconda prova. La più difficile: il dialetto. «Mi sono accostata in punta di piedi, con grande timore e rispetto nei confronti della cultura e del dialetto napoletano, che è una lingua, qualcosa di intimo, di sacro. Due persone mi hanno seguito a distanza durante la registrazione dell’album. Poi, mentre finivamo l’ultimo brano ‘e mmargarite, è arrivata una terza persona, Rosario Paolino, per verificare se la pronuncia era tutta esatta. Alla fine, mi ha detto: “Patrì, tu sei napoletana dentro!”».

E davvero Patrizia Cirulli sembra napoletana per la passione con cui si abbandona al suono insito nella musicalità delle liriche di Eduardo. Avvolgendole con suoni eleganti e morbidi, e con la complicità in alcuni brani del contributo di nostra signora del canto popolare Fausta Vetere (Io vulesse truvà pace) e di Dario Sansone dei Foja (L’ammore ched’è). E, soprattutto, con un timbro di voce che nelle note medio-basse e nelle tonalità drammatiche ricorda Alice. Non a caso, fra i suoi ammiratori c’era Franco Battiato.

Patrizia Cirulli

«Per un certo periodo ho lavorato con Angelo Carrara, che è stato il produttore storico di Battiato, Alice, Giuni Russo, Eugenio Finardi e tanti altri. Mi prese perché era stato sorpreso dalla mia voce grave, insolita in una donna. Battiato amava questa tonalità grave, le sue cantanti preferite sono state Alice e Milva».

Nei concerti siciliani, Patrizia Cirulli dedicherà un ricordo anche al Maestro di Milo, interpretando La cura, così come riserverà un omaggio a un altro poeta-musicista, Fabrizio De André, con La canzone dell’amore perduto. Non ci sarà, invece, l’incontro con Mario Venuti, con il quale l’artista milanese ha duettato due volte, nel 2012, con E già nell’album Qualcosa che vale, e poi nel 2018 nella cover di Un altro posto nel mondo, nel disco Sanremo d’autore con il quale rende giustizia alle grandi canzoni bocciate dalle giurie festivaliere.

Ad accompagnare Patrizia Cirulli in questo viaggio musicale nella poesia di Eduardo e fra gli autori più amati saranno Renato Caruso alla chitarra, Mattia Boschi al violoncello e Gaetano Cappitta alle percussioni.

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