“La diva di Wassoulou” ospite del Marranzano World Fest, che si volgerà dal 30 giugno al 2 luglio a Catania. L’artista maliana è la regina del kamele n’goni, una sorta di arpa simbolo della rivolta dei giovani. Lei adesso combatte per la liberazione delle donne africane dalle tradizioni patriarcali
Oumou Sangaré è l’icona femminile e femminista della musica dell’Africa occidentale. “La diva di Wassoulou”, dal 1989 e dal suo primo album, Moussolou, canta i ritmi dell’area culturale oggi a cavallo tra Mali, Costa d’Avorio e Guinea, polmone forestale del Mali sudoccidentale. Da bambina ha vissuto la povertà e la fame, oggi è ambasciatrice di buona volontà delle Nazioni Unite per l’Alimentazione e l’Agricoltura. È una donna d’affari: possiede un hotel a Bamako e una marca di riso che porta il suo nome. È anche una superstar globale che non ha mai lasciato il suo Paese: ha duettato con Alicia Keys, è citata come esempio da artisti come Aya Nakamura o Beyoncé, che hanno campionato una delle sue composizioni più famose, Diaraby Néné, per il brano Mood 4 Eva tratto dalla colonna sonora del film The Lion King: The Gift del 2019.
Ma, soprattutto, Oumou Sangaré è la regina del kamele n’goni, ed è questo il motivo per la quale è stata invitata alla quattordicesima edizione del Marranzano World Fest che si svolgerà dal 30 giugno al 2 luglio nel Palazzo della Cultura di Catania e che quest’anno ha per tema intrecci di culture e di corde. Il kamele n’goni è uno strumento a corde pizzicate della famiglia delle arpe ed è sempre alla base di tutte le composizioni della cinquantacinquenne artista maliana.
«I ritmi della musica di Wassoulou sono in parte ereditati dai rituali ancestrali della comunità di quelli chiamati “Donsow”, la confraternita dei cacciatori. E lo strumento emblematico di questa musica è il donso-ngoni, l’“arpa” del guaritore della confraternita dei cacciatori», spiega lei stessa. «Prima, ai giovani (“kamele”) non era permesso ballare questo strumento. Così, negli anni Cinquanta e Sessanta, crearono uno strumento simile ma che suonavano in modo diverso per poter ballare funk, jazz, rock, tutto! Ha fatto scandalo! In particolare, perché trascorrendo le notti ballando, il giorno dopo non si alzavano per andare a lavorare nei campi. I giovani hanno combattuto con gli anziani finché non hanno avuto la libertà di suonarlo e oggi il kamele n’goni, “l’arpa dei giovani” viene suonata ovunque in Mali e nel mondo. Mamadou Sidibé lo produce negli Stati Uniti ed ha anche molti studenti».
Dopo una svolta elettronica abbozzata in Mogoya (2017), seguita da una magica versione acustica dello stesso album (2020), “Wassoulou kono” (l’uccello di Wassoulou) ha recentemente pubblicato il suo dodicesimo disco, Timbuktù, ultimo atto di una epopea musicale senza precedenti uscito per la sua etichetta “Oumsang”.
Per gran parte lavorato negli Usa, dove l’artista è stata trattenuta dal lockdown, l’album è molto introspettivo, creando corrispondenze sonore tra gli strumenti tradizionali dell’Africa occidentale e quelli legati alla storia del blues. Soprattutto tra il kamele n’goni ed i suoi lontani eredi, la chitarra dobro e la chitarra slide, suonati da Pascal Danaë: «La mia musica, quella di Wassolou, è tradizionale. Ma le sue porte sono aperte», dice Oumou Sangaré. «Accolgo tutti con piacere. Ho collaborato con gli americani, gli inglesi mantenendo la mia identità. Pascal Danaë ha saputo portare il suo sapere senza snaturare il mio, si è adattato al mio ritmo».
Se il titolo dell’album, Timbuktu, è un omaggio alla città del Mali centrale martoriata dal 2012 dagli attacchi jihadisti, è ancora la sua patria, quella di Wassoulou, che Oumou Sangaré canta. E questo fin dal brano d’apertura con Wassulu Don (letteralmente “la cultura di Wassoulou”). La maggior parte delle undici tracce dell’album si riferiscono alla singolare esperienza della cantante: la sua lotta per i diritti della donna (Gniani Sara), la solitudine (Degui N’Kelena) o anche i mali che la notorietà attrae (Sarama) e che si tenta a superare in Dily Oumou.
Fin dal suo primo album, Oumou Sangaré ha intrapreso una crociata contro gli abusi della tradizione patriarcale che autorizza la poligamia, il matrimonio forzato, le mutilazioni genitali e altre umiliazioni imposte alle donne dell’Africa occidentale. Rischiando la vita per portare avanti la sua battaglia per la liberazione delle donne. «Sono stata molto criticata e spesso minacciata», racconta. «Mi è stato detto: “Cosa pensi di mettere in discussione: la poligamia?”. Ma la mia fortuna è che ho avuto molto successo rapidamente e questo mi ha reso intoccabile. Anche i vecchi scandalizzati non potevano più dire nulla perché la loro figlia rispondeva loro: “Se non è Oumou Sangaré che viene al mio matrimonio, non mi sposerò!”. La mia ricompensa più grande è questa: essere riuscita a sensibilizzare, soprattutto i giovani».
Oumou Sangaré ha appena debuttato al cinema nel film del regista franco-senegalese Maimouna Doucoure interpretando il ruolo di una nonna. «Ho detto: “Beh, sono già una nonna nella vita di tre bambine e le adoro perché le mie principesse mi danno troppo, troppo amore, quindi perché no”. Inoltre, la storia è davvero carina, ha come protagonista una bambina albina molto affezionata a sua nonna. Abbiamo girato tre settimane in Francia, l’ho adorato. Maimouna mi ha detto: “Sei un’artista perfetta, riesci anche a farmi piangere”. Lui pensa che io sia troppa brava».
Il talento di questa grande artista potranno constatarlo gli spettatori che parteciperanno alla serata di sabato 1 luglio del Marranzano World Fest non a caso intitolata “Donna, Musica, Libertà”. L’esibizione della regina del Mali sarà preceduta dai concerti del duo formato dalla siciliana Maura Guerrera e dall’algerino Malik Ziad e dalla band tutta al femminile Perija proveniente dalla Macedonia del Nord.
Il festival comincia venerdì 30 giugno con la serata “Corde dal mondo”, che ha in Mario Venuti l’headliner, per concludersi domenica 2 luglio con la tradizionale “MarranzaNite”, la notte del marranzano.
Questo il programma nel dettaglio:
Venerdì 30 giugno – Corde dal Mondo
I Casentuli (Sicilia) | Jali DIABATE & Dario CHILLEMI (Senegal/Sicilia)
Francesco LOCCISANO e Andrea PICCIONI (Calabria / Lazio) | Roberto TAUFIC (Honduras/Brasile)
Manola Micalizzi & BANDA MALUCA Feat. SAMBAZITA
Special Guest: MARIO VENUTI (Sicilia)
Sabato 1 luglio – Donna, Musica, Libertà
TANGRAM (Italia) | SPARTENZA – Maura Guerrera e Malik Ziad (Sicilia/Algeria)
PERIJA (Macedonia del Nord)
OUMOU SANGARE (Mali)
Domenica 02 luglio – MarranzaNite
Fabio TRICOMI (Sicilia) | Faisal TAHER (Palestina)
SIMURGH Ensemble (Iran/Sicilia) | Byon KAY (Giappone)
ZOORD (Ungheria)